Prima intifada: differenze tra le versioni

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Palestinesi in palestinesi
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== Cause generali ==
Come nel caso degli altri [[conflitti arabo-israeliani]], il contesto e le cause di questo evento sono oggetto di forte contestazione. La maggior parte dei rapporti{{citazione necessaria}} punta il dito su un crescente senso di frustrazione fra i Palestinesi, in particolare nella [[Cisgiordania]], ma anche a [[Gaza]], sull'assenza di progressi nel trovare una soluzione duratura per le loro richieste umanitarie e nazionaliste dopo la creazione di Israele nel 1948 e la [[Guerra dei sei giorni]] nel 1967. L'[[Organizzazione per la Liberazione della Palestina]] (OLP) non era riuscita a fare alcun passo avanti contro Israele fin dagli [[anni 1970|anni Sessanta]] e, nel 1982, era stata costretta a stabilire i suoi ministeri a [[Tunisi]]. Benché tutti gli Stati della [[Lega Araba]], con l'eccezione dell'Egitto, fossero ancora ufficialmente in guerra con Israele, la retorica era sfumata nella metà degli [[anni 1980|anni ottanta]], e i Palestinesi si trovarono appoggio nel loromolto vantaggiomeno calatoappoggiati.
 
L'occupazione militare israeliana del [[Libano]] meridionale e il continuo coinvolgimento militare israeliano nella Cisgiordania e a Gaza amplificavano un crescente malcontento verso lo status quo. I religiosi musulmani parlavano dai pulpiti contro il governo israeliano. Quando un israeliano fu accoltellato a morte il 6 dicembre [[1987]] mentre faceva spese a Gaza, la tensione crebbe. L'8 dicembre, quando 4 profughi palestinesi del campo di [[Jabaliyya]] furono uccisi in un incidente stradale a Gaza, la rivolta scoppiò a [[Jabaliya]]. Un diciottenne palestinese di nome Hatem al-Sisi, dopo aver tirato dei sassi durante una di queste rivolte, fu ucciso da soldati israeliani; il fatto ebbe un effetto domino che fece scoppiare altre rivolte.
 
I religiosi musulmani, seguendo l'ondata di radicaliso religioso originata dalla Rivoluzione Islamica in Iran, parlavano dai pulpiti contro il governo israeliano.
 
Si identificano inoltre altre cause fra le quali l'Accordo Jibril. Secondo Yuval Diskin, che in quegli anni fungeva da coordinatore dell'Agenzia di Sucurezza Israeliana nei distretti di Nablus, Jenin e Tulkarem, fu l'Accordo Jibril una delle cause principali dello scoppio della prima intifada. L' accordo Jibril, era stato uno scambio di prigionieri che aveva avuto luogo il 21 maggio 1985 fra Shimon Peres, per conto del governo israeliano, e Ahmed Jibril, per conto del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Nel quadro di tale accordo Israele aveva liberato 1.150 detenuti di sicurezza in cambio di tre prigionieri israeliani (Yosef Grof, Nissim Salem, Hezi Shai) catturati durante la Guerra del Libano. Cosi` si esprimeva Yuval Diskin:
"...Le masse di prigionieri rilasciati allora si costituirono a una nuova leadership di attivisti radicali. Questo fatto, unito all'euforia per la convinzione di esser riusciti a piegare lo Stato d'Israele, porto` all'esplosione."
 
 
 
Quando un israeliano fu accoltellato a morte il 6 dicembre [[1987]] mentre faceva spese a Gaza, la tensione crebbe. L'8 dicembre, quando 4 profughi palestinesi del campo di [[Jabaliyya]] furono uccisi in un incidente stradale a Gaza, la rivolta scoppiò a [[Jabaliya]]. Un diciottenne palestinese di nome Hatem al-Sisi, dopo aver tirato dei sassi durante una di queste rivolte, fu ucciso da soldati israeliani; il fatto ebbe un effetto domino che fece scoppiare altre rivolte.
 
I palestinesi e i loro sostenitori sostengono{{citazione necessaria}} che l'intifada sia stata una protesta contro la brutale repressione da parte di Israele, che includeva esecuzioni extra-giudiziarie, arresti di massa, demolizioni di case, [[deportazione|deportazioni]], e così via. In aggiunta al sentimento politico e nazionale, altre cause dell'intifada possono essere viste nella marcia indietro egiziana riguardo alle richieste palestinesi riguardo [[Striscia di Gaza]], come anche nella crescente stanchezza della monarchia giordana di sostenere le richieste giordane sulla [[Cisgiordania]]. Il forte tasso di nascite e la limitata assegnazione di terre per nuovi edifici o per l'agricoltura, unite alla povertà della terra, contribuirono a incrementare la densità di popolazione nei territori palestinesi. La disoccupazione cresceva. Mentre le entrate dalla manodopera in Israele giovavano all'economia palestinese, pure coloro con un'educazione universitaria faticavano a trovare lavoro.
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L'8 dicembre un camion delle [[Forze di Difesa Israeliane]] (FDI) colpì due furgoni che trasportavano operai di Gaza a [[Jabaliyya]], un campo profughi che al tempo ospitava 60.000 persone. Uccise all'istante quattro di loro. Corse veloce la voce che lo scontro non era stato un incidente, ma una vendetta in nome di un israeliano accoltellato a morte alcuni giorni prima nel mercato di Gaza. Quella sera, scoppiò una rivolta a Jabaliyya, durante la quale centinaia di persone bruciarono pneumatici e attaccarono le [[Forze di Difesa Israeliane]] di turno nella zona. La rivolta si espanse ad altri campi profughi palestinesi e infine a [[Gerusalemme]]. Il 22 dicembre il [[Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite]] condannò Israele per avere violato la [[Convenzione di Ginevra]] a causa del numero di morti palestinesi nelle prime poche settimane di intifada.
 
Molta della violenza palestinese si espresse con mezzi poveri: decine di adolescenti palestinesi affrontavano le pattuglie di soldati israeliani bersagliandoli di sassi. Col tempo questa tattica lasciò il passo agli attacchi con [[bombe Molotov|bomba Molotov]], più di 100 attacchi con bombe a mano e più di 500 attacchi con fucili o esplosivi. Le IDF, di contro, possedevanofacevano gliuso di armamenti e le tecnologie di difesa più moderni.
 
Inoltre, un numero stimato di 1.000 presunti informatori fu ucciso da milizie civili arabe, benché gruppi arabi per i diritti umani palestinesi contestano che molti non fossero collaboratori ma vittime di vendette. Nel 1988 i palestinesi iniziarono un movimento nonviolento di sciopero fiscale, per trattenere le imposte - la legalità del comportamento rispetto alla legge internazionale è discussa. Israele sconfisse il boicottaggio infliggendo pesanti multe, per mezzo di arresti e pignorando beni degli aderenti allo sciopero fiscale. Il 19 aprile [[1988]] un leader dell'[[OLP]], [[Abu Jihad]], fu ucciso a [[Tunisi]]. Durante il sollevamento e la sommossa che seguirono, circa sedici palestinesi furono uccisi. Nel novembre dello stesso anno e nell'ottobre del successivo, l'[[Assemblea Generale delle Nazioni Unite]] approvò risoluzioni di condanna contro Israele.
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Mentre l'intifada proseguiva, Israele introdusse metodi di controllo delle sommosse che avevano l'effetto di ridurre il numero di morti palestinesi.{{citazione necessaria}} Un altro elemento che aveva contribuito all'iniziale alto numero di vittime era stato l'atteggiamento aggressivo del Ministro della Difesa [[Yitzhak Rabin]] nei confronti dei palestinesi. Durante una visita al campo profughi di [[Jalazon]] nel gennaio 1988, Rabin disse: "La prima priorità delle forze di sicurezza è di prevenire manifestazioni violente con forza, potere e botte ... Faremo capire chi manda avanti i territori".<ref name=JMCC/> Il suo successore [[Moshe Arens]] mostrò in seguito un comportamento più diplomatico, che forse si tradusse nel minore numero di morti degli anni successivi.
 
Il 6 luglio [[1989]], ci fu il primo attacco suicida dentro i confini di Israele, il massacro del bus 405: asull'autostrada da [[Tel Aviv]] a Gerusalemme, all'altezza di Kiyiat Yearim, l'autobus 405 fu deviato dal terrorista suicida e precipitato giu` dal precipizio sottostante la strada. 16 furono le vittime. Nessun altro attacco di questa portata avvenne fino a dopo gli [[Accordi di Oslo]]. [[Benny Morris]] descrive in questi termini la situazione nel giugno del 1990: "Da allora l'intifada sembrò aver perso la strada. Un sintomo della frustrazione dell'OLP era il grande aumento nell'uccisione di sospetti collaboratori; nel 1991 gli israeliani uccisero meno palestinesi - circa 100 - rispetto a quanti ne uccisero i palestinesi stessi - circa 150."<ref name=Morris1999p612>Benny Morris, ''Righteous Victims: A History of the Zionist-Arab Conflict, 1881-1999'', Knopf, 1999. p.612</ref> Tentativi di un processo di pace nel conflitto israeliano-palestinese furono fatti alla [[Conferenza di Madrid]] dell'ottobre [[1991]].
 
== Esito ==