Belloveso: differenze tra le versioni

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[[Tito Livio]] narra che intorno al [[600 a.C.]] il re [[Ambigato]], abitante nelle pianure intorno al [[Rodano (fiume)|Rodano]] aveva due nipoti, chiamati uno Belloveso e l'altro [[Segoveso]]. In seguito ad una crescita demografica del villaggio, i due fratelli, insieme ad una parte delle loro genti, vennero mandati a colonizzare altri territori.
 
Gli auspici riservarono per Segoveso una zona chiamata allora [[Selva Ercinia]] - ora la si potrebbe forse identificare con le zone del [[Friuli]] -, mentre la sorte spinse Belloveso attraverso il territorio degli Edui e le [[Alpi]] con l'intenzione di arrivare nella [[pianura padana]]. Belloveso partì « con grandissimo nerbo di fanteria e di cavalleria », accompagnato da [[Biturigi]], [[Arverni]], [[Senoni|Sènoni]], [[Edui]], [[Ambarri]], [[Carnuti]] e [[Aulerci]]. Giunto al valico alpino, che non era ancora mai stato superato, cercò un metodo per passare dall'altra parte. Scoprì che in zona si trovavano anche i [[Marsiglia|Massiliesi]], « venuti pure in cerca di terre », i quali erano ostacolati dai [[Salluvii|Salvi]]. Belloveso aiutò i Massiliesi ad insediarsi in quelle terre e poi, attraverso le [[''gole Taurine'' (probabilmente il [[Monginevro|Mons Matrona]]) passò le Alpi, sconfiggendo in seguito gli [[Etruschi]] nei pressi del [[Ticino (fiume)|Ticino]].<ref>Tito Livio, ''Ab Urbe condita'', V, XXXIV; la traduzione delle citazioni testuali è in Tito Livio, ''Storia di Roma'' (a cura di Guido Vitali e Carlo Vitali), Milano, Mondadori, 2007, vol. I, p. 769</ref>
 
Qui incontrò una popolazione [[Insubri|insubre]], stanziata in precedenza che, sempre secondo il racconto liviano, consentì ai nuovi arrivati lo stanziamento in una radura fra alcuni fiumi più a sud.