Sciarada: differenze tra le versioni

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==Storia==
Le sciarade sono note fin dall'antichità, quando in genere erano implicate nell'[[oniromanzia]]. La testimonianza più antica risale a [[Plutarco]], che racconta di come [[Alessandro il Grande]], durante l'assedio di [[Tiro]], avesse sognato di inseguire e catturare un [[satiro]]. L'indovino Aristandro interpretò la parola ''σάτυρος'' (''satyros'') come ''σα Τύρος'' (''sa Tyros''), ovvero "''Tiro è tua''". [[Svetonio]] riferisce di un fulmine che era caduto su una statua di [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]] abbattendo la lettera ''C'' di ''Caesar''. Gli indovini chiamati a interpretare il fatto spiegarono che l'imperatore sarebbe ancora vissuto cento giorni (C è il numero romano 100) e poi sarebbe diventato un dio (in etrusco "''aesar''").<br/>
In seguito la sciarada fu utilizzata nei blasoni delle famiglie nobili (si veda ad esempio il motto "''Anguis sola''" per la famiglia degli ''Anguissola'' di [[Cremona]]). Ma come [[gioco enigmistico]] si impose solo nella [[Francia]] del [[XVIII secolo|'700]]: il nome "''sciarada''" deriva, secondo l'opinione più diffusa, dal provenzale ''charado'' (= chiacchierata). Il gioco somigliava a un indovinello, ma il testo conteneva un riferimento alle ''parti'' e al ''totale'', cioè alle parole da scoprire. Esse venivano convenzionalmente indicate con i termini ''premier'', ''second'', ''entier''. In [[Italia]] le sciarade cominciarono ad apparire all'inizio dell'[[XIX secolo|'800]] (le prime descrizioni del gioco furono pubblicate in un "codicetto" del ''Gondoliere'' di [[Venezia]] del [[1838]]). Le parole convenzionali usate per indicare le ''parti'' vennero tradotti in italiano con ''primiero'', ''secondo'', ''intiero''. I termini arcaici erano utili per formare la rima, ma si parlava anche di ''primo'' e di ''tutto'', di ''terzo'' (ove presente), di ''ultimo'' (in riferimento appunto all'ultima delle parti unite a formare il ''totale'').<br/>
La sciarada ebbe grande successo in [[Francia]] e in [[Inghilterra]] come passatempo da salotto: le allusioni alle parti e al totale venivano anche eseguite in forma scenica. In queste nazioni si impose un criterio [[fonetica|fonetico]]: era cioè ''il suono'' delle parole-''parti'' che doveva formare la parola-''totale''. La sciarada francese ''chat'' + ''rade'' = ''charade'' era quindi considerata valida. In italiano, lingua in cui la scrittura corrisponde quasi univocamente alla pronuncia, si affermò invece un criterio [[scrittura|grafico]], poi esteso a tutti i giochi enigmistici. È valida la sciarada riconosciuta dall<nowiki>'</nowiki>''occhio'' e non necessariamente dall<nowiki>'</nowiki>''orecchio''.