Bartolomeo Ammannati: differenze tra le versioni

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Tornò a Roma a più riprese tra il [[1560]] e il [[1572]], progettando il [[palazzo Mattei Caetani]] (1564) e il [[palazzo Ruspoli]] (avviato nel 1586) e soprattutto il restauro e ampliamento della [[villa Medici|villa Ricci al Pincio]] per il cardinale [[Ferdinando I de' Medici|Ferdinando de' Medici]], sollecitata fin dal [[1570]]<ref name=Treccani/>.
 
=== Attività per i Gesuiti ===
[[File:Collegio degli scolopi, cortile 013.JPG|thumb|300px|Cortile del [[palazzo degli Scolopi|collegio gesuita]] di Firenze]]
[[File:Collegio Romano 2003.jpg|thumb|Facciata del [[Collegio Romano]]]]
 
Dal 1572 sono documentati i primi contatti dell'artista con l'ordine dei [[Gesuiti]], a proposito di un progetto di ampliamento del collegio fiorentino (oggi [[palazzo degli Scolopi]]). Nel [[1575]] e nel [[1576]] l'Ammannati fu a Roma, dove strinse amicizia con il padre generale dell'ordine [[Everardo Mercuriano ]] e con padre A. Possevino, forse con l'intermediazione del patrizio fiorentino Ludovico [[Corbinelli]], che si era fatto gesuita nel [[1567]]<ref name=Treccani/>.
 
I lavori al collegio fiorentino si avviarono nel [[1579]] e interessarono anche l'annessa [[chiesa di San Giovannino degli Scolopi|chiesa di San Giovannino]]. Con lal'iutoaiuto del capomastro padre [[Domenico da Verdina]] la chiesa, che riecheggiava la [[chiesa del Gesù (Roma)|chiesa del Gesù]] a Roma nella struttura a navata unica con cappelle poco profonde e transetto formante la [[croce latina]], venne già aperta al culto a metà dei lavori nel [[1581]], e ultimata nel [[1584]], mentre nel [[1585]] il collegio era pressoché ultimato<ref name=Treccani/>.
 
Questi lavori fecero sì che gli venisse chiesto un progetto anche per l'ampliamento del [[Collegio Romano]], approvato da [[Gregorio XIII]] e revisionato dal gesuita G. Valeriani. Nonostante ciò l'attribuzione all'architetto di quello che oggi si vede è controversa: la fonte più antica, il Baglione, gli assegnava almeno la facciata e il cortile, mentre il Pirri diede tutto al Valeriani, basandosi sulle ricevute di pagamento e sul necrologio del Valeriani di padre Sebastiano Berettario; su questa stregua e su basi stilistiche, Vodoz e Ghidiglia Quintavalle esclusero l'opera dal catalogo dell'Ammannati, mentre Calvesi tornò sull'attribuzione tradizionale del Baglione<ref name=Treccani/>.