Commedia antica: differenze tra le versioni

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Il termine ''commedia'' potrebbe derivare da [[kòmos]] ({{polytonic|κῶμος}}), la "baldoria" [[Simposio e pratiche simposiali|simposiaca]] e [[Dioniso|dionisiaca]], o da κώμη, che significa "[[villaggio]]". Nel primo caso il significato è giustificato dal fatto che la commedia finiva sempre con una vera e propria baldoria ([[matrimonio]], vittoria dell'[[attore]] comico), nel secondo invece dal fatto che era sempre rappresentata nei villaggi, perché era considerato un [[genere letterario]] poco nobile.
 
Il κῶμος designa una sfrenata danza oppure un corteo festoso che offriva lo spunto a ogni genere di improvvisazione: canti allegri e osceni, battibecchi scherzosi, scambi di invettive mordaci tra i partecipanti (κωμασταί), forse anche gare. Talvolta i cantori si travestivano da animali; cori [[teriomorfo|teriomorfici]] di uomini mascherati da uccelli o da cavalli, oppure seduti sul dorso di [[delfini]] e [[struzzi]], che procedono o danzano al suono di un [[flauto]] sono raffigurati in alcuni vasi del VI e del V sec.: la presenza del suono del flauto indica che si tratta di un tipo di rappresentazione. I Cori sono composti di esseri fantastici: uccelli, rane, nuvole nelle commedie omonime, vecchi ateniesi avvvolti in un mantello e armati di pungiglione nellenella commedia''[[Le Vespe]]'' di [[Aristofane]]. Il Coro comico ebbe probabilmente un'origine autonoma dato che i suoi membri (''coreuti'') parlano di se stessi e si presentano al pubblico al di fuori della trama, nella [[parabasi]] o al momento dell'ingresso nell'orchestra. <ref>Umberto Albini, Fritz Bornmann, Mario Naldini, ''Manuale storico della Letteratura greca'', Le Monnier, 1977, pag. 179-180.</ref>
 
==Note==