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→‎Storia: chiarita frase: i socialisti non potevano uscire dalla maggioranza; l'Aventino fu un passo ulteriore, e diverso, il che dalla frase non era chiaro
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Alle elezioni il ''Listone'' (che aveva come simbolo il ''fascio littorio'') ottenne il 60,1% dei voti e 356 deputati (poi ridotti a 355 per la morte di [[Giuseppe De Nava]], non sostituito); ad essi si aggiunsero il 4,8% di voti e i 19 seggi conseguiti dalla lista ''bis'' (con il simbolo ''aquila romana e fascio littorio''). Nel complesso le due liste governative raccolsero il 64,9% dei voti validi, sfiorando i 2/3 dei voti, eleggendo 375 parlamentari, di cui 275 iscritti al PNF (cioè sette in più della maggioranza assoluta dell'Assemblea, fissata a quota 268) e 100 degli altri partiti della coalizione.
 
Le consultazioni si svolsero in un clima di violenza ed intimidazioni delle [[squadrismo|squadre fasciste]] in tutta Italia e, con un duro discorso, il deputato socialista [[Giacomo Matteotti]] chiese di annullarle. Dopo il suo rapimento e omicidio da parte di una banda di estremisti fascisti, si creò verso il governo un clima di indignazione, che portòcoinvolse non solo l'opposizione parlamentare socialista, ma indusse anche i popolari di [[Alcide De Gasperi|De Gasperi]] e i liberali di Giolitti ad uscire dalla maggioranza governativa. Le opposizioni abbandonarono i lavori parlamentari per riunirsi altrove ("[[Secessione aventiniana]]").
 
Con un veemente discorso alla Camera, il 3 gennaio del [[1925]] Mussolini, pressato tre giorni prima da trentatré comandanti di legione della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]] (il cosiddetto "pronunciamento dei consoli")<ref>Renzo De Felice, Mussolini il fascista, I, ''La conquista del potere. 1921-1925'', Torino, Einaudi, 1966, p. 714.</ref>, si assunse «la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto»<ref>Dal discorso alla Camera del 3 gennaio 1925.</ref> e poco dopo progettò di sciogliere tutti i partiti politici, tranne il PNF.
 
== Risultati elettorali ==
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