Lingua avestica: differenze tra le versioni

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L'alfabeto utilizzato per la lingua avestica fu sviluppato durante il III o IV secolo. A quell'epoca la lingua avestica si era già estinta da molti secoli ed era rimasta in uso solo come lingua liturgica, la lingua del canone dell' Avesta. Come ancora avviene oggi, le formule religiose venivano memorizzate dai sacerdoti e recitate.
 
L'alfabeto ideato per rendere graficamente l'Avestico fu originariamente chiamato Din dabireh, ovvero "scrittura religiosa". Essa consiste di 53 caratteri distinti ed è scritto da destra a sinistra. Tra i 53 caratteri sono circa 30 le lettere che sono variazioni di 13 grafemi della scrittura corsiva [[Scrittura Pahlavi|Pahlavi]], conosciuta da testi di epoca post-sasanide della tradizione zoroastriana. Questi simboli, come quelli di tutto l'alfabeto Pahlavi, sono a loro volta basati sull'[[Alfabeto aramaico|alfabeto aramaico]]. L'Avestico riprende anche numerose lettere provenienti da altri sistemi di scrittura, in particolare le vocali, che sono per lo più derivati dall'[[Alfabeto greco|alfabeto greco]] minuscolo. Alcune lettere sono proprio inventate ex novo, come ad esempio i simboli utilizzati per la punteggiatura. Inoltre, nell'alfabeto avestico vi è una lettera che non ha alcun corrispondenza nel sistema fonetico della lingua avestica: il carattere corrispondente al fonema / l / (un fonema che non era ancora presente nella lingua avestica) è stato aggiunto per scrivere testi [[Pazend]].
 
La scrittura avestica è alfabetica e l'elevato numero di lettere suggerisce che la sua invenzione è stato dovuta alla necessità di rendere i testi recitati oralmente con un'alta precisione fonetica. La corretta enunciazione delle liturgie era (ed è tuttora) ritenuta necessaria alla preghiera per essere efficace.