Speranza: differenze tra le versioni

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nell’infrangibile casa, né fuori volò dalla porta,
perché prima Pandora del vaso il coperchio rinchiuse,
come l’egíoco<ref>Relativo all' Egida, lo scudo di Zeus</ref> Giove, che i nuvoli aduna, le impose.
Ma vanno gli altri mali fra gli uomini innumeri errando,
perché piena è la terra di triboli, il pelago è pieno.
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{{Vedi anche|Speranza (divinità)}}
{{Citazione|La speranza è fortemente preziosa per la vita degli uomini che senza di essa conducono una vita meschina||Valde in vita homnium pretiosa spes est, sine spe homines misere vitam agunt|lingua=la}}
Nella [[mitologia romana]], l'equivalente dell'Elpis è la ''[[Speranza (divinità)|Spes]]'' che viene onorata come una dea sin dai tempi più antichi<ref>Liv., II, 51, 2 (In W. Koehler, ''Enciclopedia dell' Arte Antica Treccani (1966)'' alla voce "spes"</ref>. Soprattutto nel periodo dell'[[Impero Romano|Impero]] il culto della dea assume un valore politico rappresentando l'attesa di una felice successione imperiale. A cominciare da [[Claudio]], che fa raffigurare la dea sulle monete in occasione della nascita del figlio [[Britannico]], la spes viene quindi caratterizzata nelle [[epigrafe|epigrafi]] con le epiteti di «''Augusta'', ''Augusti'', ''Augustorum'' o anche '''publica'' e ''p(opuli)R(omani)'', a cui si aggiungono, sotto i [[Severi]], ''perpetua'' e ''firma''.<ref>W. Koehler, ''op.cit. ibidem''</ref>
 
Con [[Antonino Pio]] la spes assume un valore religioso nella riproduzione della defunta moglie [[Faustina]] in una serie di monete che la raffigurano come la diva Spes: una giovane donna che incede, sollevando l'orlo della veste con un bocciolo di fiore nella mano destra.
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In tutte queste forme della capacità anticipante dell'uomo, l'elemento fondamentale è la speranza, la quale non è solo qualcosa di puramente [[soggetto (filosofia)|soggettivo]] ma anche aspetto reale dello sviluppo concreto dell'[[essere (filosofia)|essere]] che non è infatti [[ontologia|ontologicamente]] definibile nella sua immediata staticità e cristallizzazione ma il vero, vitale essere è ''il non-essere-ancora'' ben rappresentato dalla speranza intesa come concreta forza di voler costruire, con precisione razionale, la realtà.
 
Tuttavia, già nell'nell’''Introduzione'' alla traduzione italiana di quest'opera principale di Bloch, [[Remo Bodei]] ricorda che non tutti i miti e i filosofi hanno considerato la speranza una virtù<ref>[http://www.emsf.rai.it/interviste/interviste.asp?d=510 Si veda quest'intervista dello stesso Bodei - compresa nell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche - che chiarisce meglio il concetto di speranza in Bloch.]</ref>.
 
E di ciò sembra accorgersi pure lo stesso Bloch, sia prendendo atto delle impreviste e non volute ricadute del suo pensiero sulla "Teologia della speranza" del protestante [[Jürgen Moltmann|Moltmann]]<ref> Dalla lettura dell'apprezzata opera di Bloch Moltmann ne deduce un'insufficienza di fondo osservando come sia vero che l'uomo viva guardando con speranza al futuro ma come alla fine di questa prospettiva vi sia la realtà della morte che rende vano ogni sforzo dell'uomo di realizzare il suo progetto. Solo il cristianesimo che spera in Dio, e non il marxismo, può guardare a una futura oltremondana giustizia finale. (Cfr. J. Moltmann, ''Teologia della speranza. Ricerche sui fondamenti e sulle implicazioni di una escatologia cristiana'', Queriniana, Brescia, ed. or. 1964, 1ª ed. it. 1970, 7ª ed. 2002</ref>, sia inserendo al capitolo 20 della sua opera un'importante alternativa: la speranza non più come sguardo ottimisticamente diretto al futuro, bensì come immersione nelle potenzialità insite nel presente, quando l'uomo tenta di vivere cogliendo l'[[eternità]] nell'istante, il ''carpe aeternitatem in momento'' e il ''nunc aeternum'' dell<nowiki>'</nowiki>''attimo oscuro''.<ref>Vedi E. Bloch, ''Il principio speranza'', trad. De Angelis E., Cavallo T., Ed. Garzanti Libri (collana Saggi), Milano 2005, p. XIX dell<nowiki>'</nowiki>''Introduzione'' di Bodei e Cap. 20, pp. 1409 e 1502, p. 1526 </ref><ref>Vedi anche [[Graziella Berto]], ''L'attimo oscuro. Saggio su Ernst Bloch'', Edizioni Unicopli, Milano 1988; 2<sup>a</sup> ed. 2006 </ref>