Svolta di Salerno: differenze tra le versioni
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==La mediazione di Enrico De Nicola==
La posizione di Togliatti di accantonamento del problema istituzionale trovò inizialmente contrari il [[Partito Socialista Italiano|PSIUP]] di [[Pietro Nenni|Nenni]] e di [[Lelio Basso|Basso]] e il [[Partito d'Azione]] di [[Ugo La Malfa|La Malfa]] e [[Leo Valiani|Valiani]]; inoltre, la monarchia aveva già respinto una mediazione di [[Carlo Sforza]], concernente l'abdicazione di [[Vittorio Emanuele III d'Italia]]<ref>Livio Zeno, ''Ritratto di Carlo Sforza, col carteggio Croce-Sforza e altri documenti ine''diti, Firenze, Le Monnier, 1975, pag. 190</ref><ref name=Dinolfo44>Ennio Di Nolfo, ''Carlo Sforza, diplomatico e ora''tore, in: Carlo Sforza, ''Discorsi parlamentari'', Roma, 2006, pag. 44</ref> in favore del nipote infante che sarebbe dovuto salire al trono con il nome di [[Vittorio Emanuele di Savoia|Vittorio Emanuele IV]], e la reggenza del [[Pietro Badoglio|Maresciallo Badoglio]]<ref>{{cita libro|cognome=Zeno|nome=Livio|titolo=cit.|
Il primo governo politico post-fascista ([[governo Badoglio II]]), con la partecipazione dei sei partiti del [[Comitato di Liberazione Nazionale]], PCI compreso, si formò a [[Salerno]], il 22 aprile [[1944]]. Salerno rimase sede dell'esecutivo fino alla [[liberazione di Roma]], il 4 giugno [[1944]].
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