Per Euxenippo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m →‎Contenuto dell'orazione: Tolgo parte troppo sbilanciata
Riga 45:
Iperide fa anche notare varie incongruenze nel comportamento dell'accusatore: tra le altre cose Polieucto, che adesso voleva impedire ad Euxenippo di farsi aiutare nella sua difesa, in occasione del processo intentatogli da Alessandro di Eo aveva chiamato dieci sinegori della sua tribù e vari altri ateniesi, e in questo stesso processo contro Euxenippo s'era servito dell'aiuto di Licurgo, che secondo Iperide era un grande oratore e un modello di virtù ad Atene.<ref>{{cita|Iperide|11-13}}.</ref>
 
La seconda parte è costituita dall'esposizione dei fatti: Euxenippo era stato mandato con altri due a coricarsi nel tempio di Anfiarao ad [[Oropo]] (questa zona, assegnata agli Ateniesi da [[Filippo II di Macedonia]] dopo la [[battaglia di Cheronea (338 a.C.)|battaglia di Cheronea]], era stata spartita tra le dieci tribù, ma dopo qualche tempo era sorto il dubbio che una certa collina, assegnata alle tribù Acamantide e Ippotontide, fosserofosse statestata incluseinclusa nel suolo sacro del santuario di Anfiarao, quindi gli Ateniesi speravano che Euxenippo e gli altri due ricevessero dal dio tramite un sogno la soluzione del problema<ref name="Marzi" />) e, al suo ritorno, riferì al popolo il sogno che aveva fatto. Iperide afferma che se Euxenippo aveva detto il vero, l'azione di Polieucto era infondata; se invece aveva mentito per favorire qualcuno, Polieucto avrebbe dovuto mandare qualcuno all'[[oracolo di Delfi]] per interrogare [[Apollo]]. Polieucto invece aveva proposto un [[decreto]] ingiusto, contradditorio e dannoso per le due tribù, ma era stato bocciato per illegalità. Il decreto proponeva che le due tribù rendessero ad Anfiarao la collina e i ricavati dei prodotti che avevano venduto perché sosteneva che i cinquanta delimitatori l'avevano inclusa nel territorio riservato al dio; inoltre le altre otto tribù avrebbero dovuto rimborsare all'Acamantide e all'Ippotontide la differenza.<ref>{{cita|Iperide|14-18}}.</ref>
 
La terza parte è volta a confutare un'altra accusa mossa ad Euxenippo da Polieucto ad Euxenippo, accusatotacciato di adulazione nei confronti della [[regina madre]] di [[Regno di Macedonia|Macedonia]] Olimpiade. L'accusa non ha [[Prova (diritto)|prove]] del fatto che Euxenippo si sia macchiato pubblicamente o privatamente di [[filomacedonismo]], dato che tutti in città sanno chi è favorevole ai Macedoni. Dopodiché Iperide espone i fatti: Olimpiade ha reclamato perché gli Ateniesi, richiesti da [[Zeus]] [[Dodona|Dodoneo]] di ripristinare nel santuario la statua di [[Dione (mitologia)|Dione]], avevano provveduto a sistemarla degnamente; secondo la lettera di Olimpiade, gli Ateniesi non avrebbero avuto modo di toccare niente nel santuario perché si trovava in Molossia, paese di cui lei era regina. Dato che l'[[Ecclesia (antica Grecia)|ecclesia]] aveva per due volte giudicato infondati questi reclami, era anche infondata l'accusa mossa da Polieucto ad Euxenippo, la cui colpa sarebbe stata quella di aver permesso ad Olimpiade di offrire una nuova coppa alla statua di [[Igea]] presente sull'[[Acropoli di Atene|acropoli]].<ref>{{cita|Iperide|19-26}}.</ref>
 
La quarta parte ritorna sull'illegalità dell'eisangelia: Polieucto dovrebbeavrebbe dovuto usarla per denunciare gli [[Stratego|strateghi]] che non adempionoavessero adempiuto ai loro doveri, non i privati come Euxenippo o i giudici del tribunale, dato che questi ultimi non arrecanoavevano arrecato alcun danno allo stato. Iperide, che si èera occupato di questa attività, ricorda come in occasione dell'eisangelia che aveva intentato a [[Filocrate]] s'era preoccupato di argomentare l'accusa per assicurarne la legalità; Polieucto invece non haaveva indicato con precisione le parole che Euxenippo avrebbe detto contro gli interessi del popolo e, per di più, Euxenippo non èera un oratore ma un privato.<ref>{{cita|Iperide|27-30}}.</ref>
 
Dopo ciò, Iperide ricorda che Polieucto, soffermatosi solo per poco sull'accusa principale che rivolgeva ad Euxenippo, s'era diffuso nell'esposizione di varie altre accuse e [[calunnia|calunnie]] estranee alla causa, probabilmente sperando che, se i difensori avessero tentato di controbattere, sarebbero stati fermati dai giudici, e, se invece non avessero fatto cenno a queste accuse, le avrebbero lasciate valide non confutate agli occhi dei giudici; in particolare Iperide sottolinea l'accusa che Euxenippo si sia arricchito illegittimamente. Seguono due esempi del fatto che la democrazia ateniese non abbandonaabbandonava i cittadini attaccati dai [[Sicofante|sicofanti]], bensì li soccorresoccorreva.<ref>{{cita|Iperide|31-37}}.</ref>
 
L'epilogo fa appello ai giudici, chiedendo loro di aiutare Euxenippo in questa eisangelia illegale; inoltre Polieucto accusa Euxenippo di essere stato corrotto da degli Ateniesi nemici del popolo, ma non si capisce perché allora non cerchi di punire loro invece di Euxenippo. Iperide infine invita i giudici a farsi rileggere dal cancelliere l'eisangelia intentata da Polieucto e il giuramento eliastico, per poi votare in conformità a questo e alle leggi.<ref>{{cita|Iperide|38-41}}.</ref>