Nanotossicologia: differenze tra le versioni

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Non esiste alcuna evidenza sperimentale che il micro e il nano particolato inorganico, insolubile e non biocompatibile, sia in qualunque maniera eliminato dall'organismo tramite feci, urina o, comunque, organi emuntori. I pochi studi condotti mostrano saltuariamente la presenza di piccole quantità di ioni di metalli estranei all'organismo nelle urine, ma mai di particelle che, anche nelle loro dimensioni più piccole, contengono miliardi di atomi.
 
Ad ora, parrebbe che i fattori di maggiore aggressivita' sia il fatto di essere corpo estraneo e di avere dimensioni tanto piccole da potersi insinuare con facilita' nei tessuti. Alcuni lavori in vivo sull'animale pubblicati dimostranomostrerebbero, comunque, la loro capacità patogena<ref>Hansen, T., Clermont, G., Alves, A., Eloy, R., Brochhausen, C., Boutrand, J.P., Gatti, A.M., Kirkpatrick, J. "Biological tollerance of different materials in bulk and nanoparticulate form in a rat model: Sarcoma development by nanoparticles", J.R. Cos. Interface (2006) 3, 767-775 doi:10.1098/rsif.2006.0145.</ref><ref>Gatti A.M., Kirkpatrick J., Gambarelli A., Capitani F., Hansen T., Heloy R., Clermont G., "ESEM evaluation of muscle/nanoparticles interface in a rat model." J. Mater. Sci. Mater Med. Apr. 19(4) 1515-22.</ref> (nanoparticelle metalliche confrontate a dischetti macroscopici dello stesso materiale hanno indotto rabdomiosarcoma nel topo al contrario dei dischetti che hanno mostrato solo una reazione cicatrizzante).
I [[macrofago|macrofagi]] riconoscono queste micropolveri come dei corpi estranei e li attaccano, ma non sono in grado di metabolizzare le sostanze inorganiche, che quindi rimangono nel corpo umano, creando fenomeni di infiammazione cronica (primo passo verso un potenziale tumore).<br>
Non è ancora chiaro se nel meccanismo è coinvolta la [[tossicità]] delle nanoparticelle (e quindi la loro composizione chimica) oppure no.
Ad ora, parrebbe che i fattori di maggiore aggressivita' sia il fatto di essere corpo estraneo e di avere dimensioni tanto piccole da potersi insinuare con facilita' nei tessuti. Alcuni lavori in vivo sull'animale pubblicati dimostrano, comunque, la loro capacità patogena<ref>Hansen, T., Clermont, G., Alves, A., Eloy, R., Brochhausen, C., Boutrand, J.P., Gatti, A.M., Kirkpatrick, J. "Biological tollerance of different materials in bulk and nanoparticulate form in a rat model: Sarcoma development by nanoparticles", J.R. Cos. Interface (2006) 3, 767-775 doi:10.1098/rsif.2006.0145.</ref><ref>Gatti A.M., Kirkpatrick J., Gambarelli A., Capitani F., Hansen T., Heloy R., Clermont G., "ESEM evaluation of muscle/nanoparticles interface in a rat model." J. Mater. Sci. Mater Med. Apr. 19(4) 1515-22.</ref> (nanoparticelle metalliche confrontate a dischetti macroscopici dello stesso materiale hanno indotto rabdomiosarcoma nel topo al contrario dei dischetti che hanno mostrato solo una reazione cicatrizzante).
 
GliAlcuni studi in corso presso vari centri di ricerca stanno accumulando evidenze che riguardanomostrerebbero la capacità delle nanoparticelle di penetrare in profondità nei tessuti, promuovendo quindi condizioni di infiammazione a bassa intensità<ref>{{en}} [http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?db=pubmed&cmd=Retrieve&dopt=AbstractPlus&list_uids=15503438&query_hl=2&itool=pubmed_DocSum J Nanosci Nanotechnol. 2004 May;4(5):521-31. Sunto]</ref> che ben si accordano con le evidenze epidemiologiche che associano l'esposizione di particolato fine e ultrafine con l'aumento del rischio di malattie cardiovascolari e respiratorie<ref>{{en}} Sioutas C, Delfino RJ, Singh M. Exposure assessment for atmospheric ultrafine particles (UFPs) and implications in epidemiologic research. Environ Health Perspect. 2005 Aug;113(8):947-55. [http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?db=pubmed&cmd=Retrieve&dopt=AbstractPlus&list_uids=16079062&query_hl=10&itool=pubmed_docsum Sunto]</ref><ref>{{en}} Delfino RJ, Sioutas C, Malik S. Potential role of ultrafine particles in associations between airborne particle mass and cardiovascular health. Environ Health Perspect. 2005 Aug;113(8):934-46. [http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?db=pubmed&cmd=Retrieve&dopt=AbstractPlus&list_uids=16079061&query_hl=10&itool=pubmed_docsum Sunto]</ref>.
Tra le tante patologie ipotizzate spiccano alcune malattie del sangue come le [[trombosi]] (a causa dell'indotta trasformazione del [[fibrinogeno]] in [[fibrina]]), i [[tumore|tumori]] (come i [[Linfoma di Hodgkin]]), granulomi renali permanenti, nonché tutti gli stati patologici causati da concentrazione di elementi inquinanti nell'organismo.
 
Le evidenze sono le più disparate:
*Biopsie renali in pazienti malati che mostravano granulomi sviluppati intorno a particelle di ceramica provenienti da protesi dentarie.<ref>{{en}} Gatti A., Balestri M., Bagni, A. Granulomatosis associated to procelain wear debris, American Journal of Dentistry 2002, 15(6): 369-372</ref>
*Tessuti di militari contenenti particelle formate da leghe di [[alluminio|Al]], [[nichel|Ni]], [[manganese|Mn]], [[Silicio|Si]], [[bismuto|Bi]], [[titanio|Ti]]. [[ferro|Fe]], [[zinco|Zn]] e [[zirconio|Zr]] (ma non [[uranio]]).<ref>{{en}} [http://www.idust.net/Docs/Nanoparticles01.htm AM. Gatti, Montanari The so-called Balkan Syndrome: a bioengineering approach]</ref>
*In generale nanoparticelle inorganiche sono state individuate in tumori del fegato e altre parti del corpo.
 
Gli studi in corso presso vari centri di ricerca stanno accumulando evidenze che riguardano la capacità delle nanoparticelle di penetrare in profondità nei tessuti, promuovendo quindi condizioni di infiammazione a bassa intensità<ref>{{en}} [http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?db=pubmed&cmd=Retrieve&dopt=AbstractPlus&list_uids=15503438&query_hl=2&itool=pubmed_DocSum J Nanosci Nanotechnol. 2004 May;4(5):521-31. Sunto]</ref> che ben si accordano con le evidenze epidemiologiche che associano l'esposizione di particolato fine e ultrafine con l'aumento del rischio di malattie cardiovascolari e respiratorie<ref>{{en}} Sioutas C, Delfino RJ, Singh M. Exposure assessment for atmospheric ultrafine particles (UFPs) and implications in epidemiologic research. Environ Health Perspect. 2005 Aug;113(8):947-55. [http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?db=pubmed&cmd=Retrieve&dopt=AbstractPlus&list_uids=16079062&query_hl=10&itool=pubmed_docsum Sunto]</ref><ref>{{en}} Delfino RJ, Sioutas C, Malik S. Potential role of ultrafine particles in associations between airborne particle mass and cardiovascular health. Environ Health Perspect. 2005 Aug;113(8):934-46. [http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?db=pubmed&cmd=Retrieve&dopt=AbstractPlus&list_uids=16079061&query_hl=10&itool=pubmed_docsum Sunto]</ref>.
 
===Considerazioni===