Palazzo Biumi: differenze tra le versioni

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==Il palazzo== L'esistenza del palazzo è ricordata dalle fonti storiche sin dal Quattrocento,<ref>''Antiquario della Diocesi di Milano'' di C. Redaelli e F. Bombognini, 1828, pp. 137-141</ref> dove la proprietà appare già legata al nome dei ''B...
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La facciata attuale risale invece ad un successivo ampliamento del secondo decennio del [[Seicento]], sempre su commissione di Giovanni Pietro Biumi: essa mantiene ancora i balconi originali in ferro battuto e anche il portone, che presenta teste leonine intagliate nella pietra, ispirate al progetto del campanile di San Vittore di [[Giuseppe Bernascone]]. Fu in occasione di questa seconda sistemazione che furono realizzati gli affreschi del piano nobile del palazzo, di cui oggi resta ben poco: sono emersi solo alcuni frammenti, fra cui il plausibile ritratto della marchesa Violante Abbiate Forieri.<ref>http://www.vareseweb.it/arte/articoli/2003/settembre/11-3affresco.html</ref>
 
Lo splendore raggiunto dal palazzo rimase intatto sino al [[Settecento]], quando subì il progressivo abbandono dei suoi proprietari: la situazione peggiorò ulteriormente quando la proprietà, estinto il ramo primogenito dei marchesi di Binasco, fu ereditata dai Litta, nobili milanesi, in virtù del matrimonio fra Agnese Biumi e Francesco Litta.<ref>''Palazzi privati di Lombardia'', Banco Ambrosiano 1965, p. 255</ref> <ref>http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/famiglia/MIDD0000DB/</ref>
 
Nell'Ottocento, estinti anche i Litta Biumi, il palazzo subì una parziale demolizione e divenne in parte proprietà comunale, in parte di privati.