Roberto Sanseverino d'Aragona: differenze tra le versioni

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Fu generale al servizio dapprima dello zio [[Francesco Sforza]], per conto del quale difese [[Arcevia]] dagli attacchi del [[Niccolò Piccinino|Piccinino]] ([[1442]]-[[1443]]) e poi negli assedi di [[Pavia]], [[Cremona]], [[Como]] e nella [[battaglia di Caravaggio]] ([[1447]]-[[1449]]). Sempre al servizio dello Sforza, divenuto nel frattempo duca di Milano, con [[Bartolomeo Colleoni]] batté i [[venezia]]ni a [[Genivolta]] nel luglio [[1452]].
 
Nel [[1458]] si recò in pellegrinaggio in [[Terra Santasanta]]; al ritorno fu inviato dallo Sforza, nella seconda quindicina del mese di ottobre 1460 in soccorso del re di Napoli [[Ferdinando I di Napoli|Ferrante d’Aragona]] e partecipò fino al 1464 alla guerra tra aragonesi e angioini per il possesso del regno di Napoli, conseguente alla [[congiura dei Baroni]]. Tra il [[1462]] e il [[1463]] si distinse nella sottomissione di numerose città pugliesi ancora ribelli: [[Accadia]], [[Troia (Italia)|Troia]], [[Serracapriola]], [[Manfredonia]] e [[Monte Sant'Angelo]].
 
Entrò in contrasto col re di Napoli, Ferrante, che non gli avrebbe concesso quello che gli era stato promesso, e poi anche col duca di Milano, col quale non trovò un accordo per il rinnovo della [[condotta militare|condotta]]; passò allora al servizio dei fiorentini contro Venezia e nel luglio [[1467]] partecipò alla battaglia di Molinella dove si segnalò per il suo valore.
 
Nel [[1471]] stipulò nuovamente una condotta quadriennale con [[Galeazzo Maria Sforza]] il quale gli rinnovò anche l’investitura di [[Colorno]]. La sua compagnia in quel periodo alloggiava spesso in Romagna e Roberto frequentava i signori di Bologna, i [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]], ai quali fu legato da amicizia: fu presente a Bologna quando il giovanissimo [[Annibale II Bentivoglio|Annibale]] venne armato cavaliere dal re Cristiano I di Danimarca nel [[1474]]<ref>Roberto era a Bologna anche in occasione del matrimonio di Annibale con una figlia naturale del duca [[Ercole I d'Este]] celebrato con grande sfarzo il 28 gennaio [[1487]].</ref>.
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Divenne quindi capitano generale della Repubblica di [[Genova]] che difese dall'attacco dei milanesi ([[1478]]). In Lunigiana venne raggiunto da Sforza Maria e da Ludovico Sforza fuggiti dall'esilio e che con l'appoggio del re di Napoli cercavano di fare rientro in Milano. Nel settembre [[1479]] entrò in Milano, a seguito della riconciliazione di Ludovico Sforza con la duchessa Bona; gli vennero restituiti i suoi beni ed ebbe in feudo [[Lugano]], [[Balerna]] e [[Mendrisio]]. Venne chiamato a far parte del consiglio ducale, fino al [[1481]], quando ebbe dei dissapori col nuovo duca.
 
Finalmente nel 1482 venne assoldato da Venezia: tra la primavera e l'estate di quell'anno fu impegnato nella lunga ed estenuante [[guerra di Ferrara (1482-1484)|guerra contro Ferrara]] istigata da [[Girolamo Riario]], signore di Forlì, con l'appoggio di [[papa Sisto IV]]: in maggio le truppe veneziane, guidate da Roberto di San Severino, attaccarono il [[Ducato di Ferrara]] da nord, conquistando il territorio di [[Rovigo]], saccheggiando [[Comacchio]] e assediando [[Ficarolo]] (che capitolò il 29 giugno). Inoltre, partendo da Ravenna, attaccarono da sud-est, prendendo Argenta e risalendo il Po di Primaro dalla foce. In novembre i veneziani arrivarono sotto le mura di Ferrara che era stretta d'assedio. La situazione militare mutò radicalmente in dicembre quando [[Papa Sisto IV]], su pressione di Lodovico il Moro, duca di Milano, che temeva che la Serenissima sarebbe divenuta troppo potente e quindi pericolosa per il Ducato di Milano, mutò alleanza e si rappacificò con l’Este per combattere i veneziani. Con la pace di Bagnolo, del 7 agosto [[1484]], Venezia mantenne quasi tutti i possedimenti conquistati; il Sanseverino fu eletto capitano generale della Lega italiana per nove anni; gli furono dati una condotta di 600 lance ed uno stipendio annuo di 120000 ducati (6000 a carico del pontefice, 8000 del re di Napoli, 50000 di Venezia, 50000 del duca di Milano e 6000 di Firenze). Gli furono restituiti i beni confiscati nel Regno di Napoli e nel Milanese; al figlio Giovan Francesco fu assegnata la contea di Caiazzo.
 
Nell'ottobre 1485 Roberto ottenne il permesso dai veneziani di passare al soldo dello Stato della Chiesa per combattere gli aragonesi e gli Orsini loro alleati. La campagna militare però si rivelò una disfatta e il papa stesso al momento opportuno trovò un accordo con i napoletani e licenziò il Sanseverino che fuggì rocambolescamente nelle Marche e poi riparò a Venezia.
 
Ritornò al comandò delle truppe veneziane nella guerra sorta per ragioni di dazi contro [[Sigismondo d'Asburgo]]; occupò [[Rovereto]] e dalla [[val Lagarina]] puntò su [[Trento]], ma il figlio Antonio Maria perse la vita per difenderlo. Occupò [[Castel Pietra (Calliano)|Castel Pietra]] e [[Castel Beseno]], ma il 10 agosto in un'imboscata nella [[battaglia di Calliano]] il Sanseverino venne travolto nella rotta, ferito nel combattimento cadde nel fiume e morì annegato: fra i caduti quel giorno vi furono anche [[Malatesta Baglioni]], [[Gian Francesco da Tolentino|Gian Francesco]] ed [[Antonio da Tolentino]]. Il suo cadavere venne recuperato e portato a Trento per essere sepolto con solenni esequie nella cripta del duomo. Anni dopo, la salma fu trasportata a Milano per essere inumata nella chiesa di San Francesco, in una cappella da lui fatta costruire.
 
[[File:KHM Wien A 3 - Armor of Roberto da Sanseverino (d. 1487).jpg|thumb|Armatura di Roberto Sanseverino D'Aragona, conservata al [[Kunsthistorisches Museum]] di Vienna]]