Basilica di San Barnaba: differenze tra le versioni

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[[File:Marino 1944 Basilica di San Barnaba 0.jpg|thumb|left|Il fianco destro della basilica dopo le incursioni aeree anglo-americane nel maggio [[1944]]]]
 
Durante la [[seconda guerra mondiale]], il 2 febbraio [[1944]] alle ore 12.30 circa, alcuni bombardieri [[North American B-25 Mitchell]] della 15ª [[United States Army Air Forces]], del tonnellaggio di 1360 chilogrammi di bombe ciascuno, bombardarono il centro storico di Marino.<ref>[[Zaccaria Negroni]], ''[[Marino sotto le bombe]]'' (III ed.), pp. 15-16.</ref> In questa occasione la basilica venne risparmiata; numerosi sfollati si rifugiarono nei sotterranei della basilica, nella ''sala-teatro [[Vittoria Colonna]]'' e nella chiesa della Coroncina, presso cui furono collocati anche alcuni uffici comunali, senza sede dopo il bombardamento di [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]]. Alla Coroncina trovarono sede anche l'ufficio postale a la cassa di credito cooperativo San Barnaba, ed in un certo periodo anche un deposito di generi alimentari.<ref>{{cita|[[Zaccaria Negroni]]|p. 28}}</ref> <br /> Il 31 maggio [[1944]]<ref>{{cita|[[Zaccaria Negroni]]|pp. 128-130}}</ref> quattro incursioni aeree anglo-americane colpirono la basilica: furono sfondati il tetto -già cadente- e un arco di sostegno della cupola, causando gravi danni ai dipinti dell'interno.<ref>{{cita|[[Zaccaria Negroni]]|p. 27}}</ref>
 
====Dalla seconda guerra mondiale alla fine del secolo====
Il primo intervento di restauro alla basilica bombardata venne deliberato d'urgenza dall'amministrazione comunale ''[[pro tempore]]'' già nell'agosto [[1944]].<ref>{{cita|[[Zaccaria Negroni]]|p. 50}}</ref> Venne ricostruito l'arco spezzato che sosteneva la cupola e furono restaurati i due dipinti del ''Martirio di San Barnaba'' attribuito a [[Bartolomeo Gennari]] conservato sulla parete di fondo del presbiterio e del ''Martirio di San Bartolomeo'' del [[Guercino]] conservato nel transetto sinistro.<ref>{{cita|[[Zaccaria Negroni]]|p. 54}}</ref> Venne anche restaurata l'icona della ''[[Madonna del Popolo (Marino)|Madonna del Popolo]]'': Il restauro venne eseguito dal professor Giuseppe Grassi, fratello dell'abate parroco [[Guglielmo Grassi]], a titolo completamente gratuito, mentre sarebbero costati oltre £ 80.000. Il 25 agosto [[1948]] la Madonna del Popolo tornò trionfalmente nel suo altare. Il 2 febbraio [[1948]] il Comune di Marino inaugurò le quattro steli di travertino collocate nell'altare del Crocifisso e dell'Addolorata -seconda campata a sinistra- su cui sono riportati i nomi dei 325 marinesi caduti nell'ultima guerra mondiale.
 
Nel [[1950]], il [[cardinale vescovo]] della [[Sede suburbicaria di Albano|diocesi suburbicaria di Albano]] [[Giuseppe Pizzardo]] nominò don [[Giovanni Lovrovich|Giovanni Eleuterio Lovrovich]] vicario coadiutore perpetuo dell'abate parroco Guglielmo Grassi con diritto di successione. Don Giovanni, originario di [[Sebenico]] in [[Dalmazia]] e fuggito da lì a causa delle persecuzioni jugoslave contro gli italiani, successe a monsignor Grassi alla morte di questi, il 14 settembre [[1954]].: rimase parroco fino al [[1989]].<ref>Ugo Onorati, ''Vita e opere di monsignor Giovanni Eleuterio Lovrovich'', in AA.VV., ''Don Giovanni a 10 anni dal suo ritorno al padre'', p. 23.</ref> Si impegnò attivamente -assieme al [[Servo di Dio]] [[Zaccaria Negroni]], diventato [[Senato della Repubblica|senatore]] [[Democrazia Cristiana|democristiano]]- nell'ampliamento dell'[[Oratorio Parrocchiale San Barnaba]], che sotto la sua gestione pastorale arrivò ad avere l'aspetto attuale; fu autore di opere storiche, come una preziosa monografia su [[Giacoma de Settesoli]] ([[1976]]) e l'importante opera di storiografia locale ''Lo vedi ecco Marino'', scritta assieme a Franco Negroni ([[1981]]). Sotto di lui venne inaugurato l<nowiki>'</nowiki>''auditorium monsignor Guglielmo Grassi'' nei locali della ex-chiesa della Coroncina, e l'attività teatrale ebbe un forte e positivo incentivo.