Jânio Quadros: differenze tra le versioni

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Fu eletto deputato all'assemblea legislativa brasiliana per la prima volta nel 1950, sostenuto dai nazionalconservatori del Partido Democrata Cristão (PDC) e e dai socialdemocratici del Partido Socialista Brasileiro (PSB). Divenne nel 1953 sindaco di São Paulo, conservando la carica fino al 1954, e tra il 1955 e il 1959 fu governatore del [[San Paolo (stato)|São Paulo]]. L'elezione a governatore segna un passaggio nella sua carriera politica: da metà anni '50 infatti Quadros si mostrò assai più sensibile verso le richieste dei lavoratori più umili rispetto a pochi anni prima.
Inoltre, dal 1953 prese avvio un approccio verso il suo elettorato in chiave populista, fatto di soddisfazione immediata di richieste che giungevano direttamente alla sua attenzione relativamente a problemi come l'illuminazione , la costruzione di strade o l'istituzione di telefoni pubblici.
Per un breve periodo, da gennaio ad agosto 1961, con il sostegno dei conservatori dell'União Democrática Nacional (UDN) fu eletto presidente della Repubblica. La condotta altalenante di Quadros tra partiti di diverso orientamento derivava dall'essere lontano dai politici di professione, oltre che dalla giovane età e dalla sincera attenzione per chi era ai margini della modernizzazione postbellica. Aspetti che, uniti a un dirompente afflato moralizzatore (si presentava ai comizi con una scopa dicendo di voler spazzare via la classe politica al potere), ne fecero un outsider in rapida ascesa<ref>{{Cita web|autore = Federico Robbe|url = http://www.studistorici.com/wp-content/uploads/2014/09/06_ROBBE.pdf|titolo = Laurismo e janismo a confronto. Due casi di populismo del secondo dopoguerra in prospettiva comparata (1947-1961)|accesso = |editore = Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, a. III, n. 19, settembre 2014|data = }}</ref>.
 
Da presidente Cercò l’appoggio dei progressisti: si avvicinò all’[[Unione Sovietica]], rifiutò il blocco di [[Cuba]] decretato dall’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) e decorò il rivoluzionario argentino Ernesto [[Che Guevara]] (decorazione regolarmente approvata dal Congresso<ref name="almanaque.folha.uol.com.br">[http://almanaque.folha.uol.com.br/brasil_20ago1961.htm Jânio condecora Guevara.'' Folha de S.Paulo, 20 de agosto de 1961]</ref>). Abbandonato dai partiti moderati e conservatori, delusi dalla sua condotta, attaccato dal giornalista Carlos Lacerda e osteggiato anche dal Congresso Nazionale (dove non disponeva di una maggioranza solida), si dimise il 25 agosto [[1961]]<ref>Andrade, Auro Moura: Um Congresso contra o arbítrio: Diários e memória. Rio de Janeiro: Nova Fronteira, 1985.</ref>, scaricando la responsabilità della crisi economica sul Congresso e lasciando una lettera-testamento in cui denunciava l’esistenza di ''forze occulte terribili'' a lui ostili.