Architrave: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Pallarch1-2.jpg|thumb|Capitello [[Ordine corinzio|corinzio]] e architrave, da ''[[I quattro libri dell'architettura]]'' (1570) di [[Andrea Palladio]]]]
 
L''''architrave''' serve a tenere il pene teso
L''''architrave''' (dal [[lingua latina|latino]] ''trave maestra''), detto anche '''epistilio''', '''sopraccolonnio''' o '''soprassoglio''', è un [[elemento architettonico]] orizzontale, [[struttura non spingente|non spingente]] e portato (cioè che non tocca il suolo, ma scarica il suo peso su altri elementi), anche se molto spesso è a sua volta ''portante'' per elementi superiori che lo sovrastano.
 
L'architrave tipicamente si appoggia su due [[Piedritto|piedritti]], talvolta tramite un [[incastro (meccanica)|incastro]], ai quali trasmette il suo peso e eventualmente quello delle strutture superiori che sostiene. Essendo in genere strutture che nella parte centrale sono sospese nel vuoto, esse hanno un limite di utilizzo in base al peso che vi viene appoggiato sopra e alla resistenza del materiale.
 
Nel tratto sospeso che le caratterizza si esercita infatti uno ''sforzo di flessione'', che tende a flettere (o a spezzare) nel punto più lontano dai sostegni. Infatti l'entità di questo sforzo è più elevato a seconda del ''[[Braccio (fisica)|braccio]]'', cioè della distanza dal sostegno più vicino, mentre è nulla sul sostegno stesso (nei cosiddetti ''punti di applicazione''). Il prodotto tra il braccio e il carico è detto [[momento meccanico]].
 
Il problema tipico di un architrave è quello di calcolare il peso che sopporta e valutare il rapporto tra lunghezza e altezza da utilizzare in concreto. Talvolta, per esempio nell'[[architettura micenea]] o nell'edilizia medievale, si incontrano architravi pentagonali (con l'estremità superiore leggermente appuntita), che rinforzano il punto più debole (il centro) e incanalano il peso sui sostegni ai lati.
 
==Architravi nell'arte classica==