Il Calendario del Popolo: differenze tra le versioni

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=== Fine degli anni cinquanta ===
Alla fine degli [[Anni 1950|anni cinquanta]] il PCI, ritenendo non più strategica la rivista, allenta di molto il controllo [[Ideologia|ideologico]] su di essa. La missione post-bellica di "[[alfabetizzazione]]", lascia il posto ad un approccio più innovativo. Tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio degli [[Anni 1960|anni sessanta]], infatti, ''Il Calendario'' si rende protagonista di diversi dibattiti su [[letteratura]], [[cinema]] e [[teatro]], dando anche spazio a temi e autori poco graditi al Partito comunista<ref>Bronzini G. BattistaAnonimo, ''L’universoIl contadino"Calendario" e l’immaginariola poeticocultura di Rocco Scotellaropopolare'', Dedaloin «Rinascita», 1987VII, p. 2651955</ref> [indicare quali]. Grazie a collaboratori come Arturo Lazzari, [[Ugo Casiraghi]] e [[Giuseppe Bartolucci]], la testata si confronta con fenomeni culturali di respiro internazionale come il ''[[nouveau roman]]'', il [[teatro dell'assurdo]] di [[Eugène Ionesco]] e le più avanzate tendenze del cinema americano, brasiliano, francese, giapponese, sovietico e tedesco.
 
=== L'intervento editoriale di Nicola Teti ===