Alfa Romeo Giulietta Sprint: differenze tra le versioni

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Le cifre di vendita della gamma Giulietta raggiungono subito valori di rilievo: dalle 12 unità costruite nel 1954, si passa a 1.415 nel 1955 ed a 1.855 nel 1956.
 
Nel 1956, a ogni buon conto, alla normale Sprint viene affiancata la versione ''Veloce'' che si distingue per parecchi alleggerimenti - tra cui i vetri delle porte in [[plexiglas]] ad apertura scorrevole che consentono l'eliminazione anche dei tradizionali alzacristalli e che sono l'elemento distintivo estetico di questa versione, ed anche per l'assenza dei piatti cromati copri mozzicoprimozzi alle ruote - e per un incremento della potenza e delle prestazioni: con l'adozione di un'alimentazione a 2 carburatori [[Weber (azienda)|Weber]] orizzontali a doppio corpo, il rapporto di compressione portato a 9:1 i cavalli salgono a 90 e la [[velocità]] a 180 km/h. Il prezzo di vendita della "Sprint Veloce" viene fissato in Lire 2.250.000. La Sprint Veloce è impegnata con successo nelle competizioni, soprattutto nella [[Mille Miglia]] dove, nell'edizione 1956, conquista i primi tre posti di categoria, a scapito delle [[Porsche 356]], dotate di motori di maggior [[cilindrata]]. Fu poi messa a listino anche una versione della Sprint Veloce denominata Lusso, perché accessoriata con vetri laterali in cristallo discendente e copri mozzicoprimozzi cromati alle ruote.
[[File:Alfa Giulietta SZ.JPG|right|thumb|Una Giulietta SZ (Sprint Zagato)]]
Da un incidente occorso ai Leto di Priolo nel corso della Mille Miglia, dove distrussero la vettura in un'uscita di strada, con conseguente necessità di ricarrozzare completamente l'auto, nacque un altro mito automobilistico. I fratelli Leto di Priolo si rivolsero al carrozziere [[Zagato]] per i lavori e l'atelier milanese riconsegnò loro la vettura con una carrozzeria solo leggermente più aerodinamica, ma molto più leggera come tipico dei canoni della carrozzeria Zagato. Con questa vettura si aggiudicarono molte corse e fu così che quasi tutti i piloti andarono alla Zagato per ottenere vetture dalle stesse caratteristiche, facendo ricarrozzare le loro Sprint, quasi tutte diverse l'una dall'altra secondo l'esperienza via via accumulata: queste vetture vengono chiamate chiamate SVZ (Sprint Veloce Zagato). Fu una serie di dimensioni numeriche limitate, perché la Zagato non ottenne dall'Alfa Romeo i telai "nudi", ma solo le vetture complete, e quindi con aggravi di spese ben immaginabili e difficilmente sostenibili dal piccolo carrozziere meneghino.