Cinema giapponese: differenze tra le versioni

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Tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio dei [[Anni 1960|sessanta]] anche il cinema giapponese è stato interessato dal fenomeno internazionale delle ''nouvelles vagues'' e sono emersi nuovi autori di rilevanza internazionale come [[Nagisa Oshima]] e [[Shohei Imamura]]. Nel corso degli anni sessanta il sistema produttivo cinematografico ha però subito l'insuperabile concorrenza della televisione ed ha imboccato la via del declino, con la progressiva discesa del numero dei film prodotti, delle sale cinematografiche e degli spettatori.<ref>Max Tessier, op. cit., pp. 113-115</ref>
 
== Storia ==
Nota: i nomi sono indicati all'uso occidentale (nome-cognome), non giapponese (cognome-nome).
 
=== Le origini ===
L'invenzione del cinema arriva presto in Giappone. Nel [[1896]] a [[Kobe]] viene presentato con grande successo il [[Kinetoscopio]] di [[Thomas Alva Edison|Edison]], mentre l'anno successivo il Vitascopio Edison e il [[Cinématographe]] dei [[Auguste e Louis Lumière|Lumière]] offrono le prime vere proiezioni su schermo per un pubblico collettivo. Ad introdurre il Cinématographe è l'imprenditore tessile Katsutarō Inabata, di ritorno da un viaggio in Francia durante il quale ha conosciuto Auguste Lumière.<ref>Maria Roberta Novielli, ''Storia del cinema giapponese''. Venezia, Marsilio, 2001. ISBN 88-317-7754-8 p. 19</ref> Lo accompagnano due operatori dei fratelli Lumière, Gabriel Veyre e Constant Girel, incaricati di illustrare il funzionamento della nuova tecnologia, ma anche di realizzare riprese di scene di strada e riprese dal vivo a [[Tokyo]], [[Osaka]], [[Kyoto]] e Kobe.<ref name=Tessier19>Max Tessier, op. cit., pp. 19</ref>
 
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Fra i maggiori protagonisti del cinema degli [[Anni 1910|anni dieci]] spiccano il regista [[Shōzō Makino]] e l'attore [[Matsunosuke Onoe]], prima star del cinema giapponese, che girano insieme decine di film all'anno.<ref>Maria Roberta Novielli, op. cit., p. 26</ref>
 
Nel corso del decennio comincia a prendere forma un'industria cinematografica vera e propria. Nel [[1912]], dalla fusione di M. Pathé, Yokota, Yoshizawa e Fukuhodo,<ref name=Novielli24/> nasce la prima compagnia di produzione ''major'', la [[Nikkatsu]] (abbreviazione di Nippon Katsudō Shashin Kabushiki Kaisha, "Società giapponese delle immagini in movimento"), che nel giro di pochi anni arriva a controllare direttamente alcune decine di sale e ad avere accordi di distribuzione con un altro migliaio.<ref name=Tessier21>Max Tessier, op. cit., pp. 21</ref> La sua più temibile concorrente è la [[Tenkatsu]] (Tennen Shoku Katsudō Shashin, "Società dei film a colori naturali"), fondata nel [[1914]] da Kisaburō Kobayashi, all'avanguardia nello sperimentare l'uso del colore, i cui costi costringono però al ritorno al bianco e nero.<ref>Maria Roberta Novielli, op. cit., p. 28</ref> Nel [[1920]] Takejirō Ōtani e Matsujirō Shirai fondano la seconda ''major'', la [[Shochiku]] ("Compagnia del pino e del bambù"), che svolge un ruolo fondamentale nel modernizzare il nascente cinema giapponese, richiamando operatori e registi che avevano lavorato ad Hollywood, come [[Henry Kotani]], e introducendo la sostanziale novità delle attrici donne, contro la tradizione di derivazione teatrale che voleva i ruoli femminili interpretati da uomini (''onnagata'' o ''oyama'').<ref name=Tessier21/>
 
A spingere verso il rinnovamento del cinema giapponese è anche [[Norimasa Kaeriyama]], primo teorico giapponese del cinema come arte piuttosto che artificio tecnico, fondatore della Eiga Geijutsu Kyōkai (Associazione per l'arte cinematografica), autore del saggio ''Principi di ripresa e sceneggiatura nel dramma cinematografico'', divulgatore con i suoi scritti e film di un'idea di cinema realistico, indipendente dalle forme del teatro tradizionale, caratterizzato da un montaggio articolato e da una recitazione più naturalistica, su modello occidentale. È lui a coniare il termine ''eiga'' ("immagini descrittive") in sostituzione di ''katsudō shashin'' ("fotografie in movimento").<ref>Maria Roberta Novielli, op. cit., p. 30</ref> Un altro innovatore è [[Eizō Tanaka]], autore di ''Ikeru shikabane'' ("Il cadavere vivente") ([[1917]]), tratto da Tolstoj.
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Alla fine degli anni dieci il cinema giapponese comincia a raggiungere un'autonomia e addirittura una posizione di privilegio rispetto al teatro.<ref>Maria Roberta Novielli, op. cit., p. 32</ref> Un film simbolo di questa fase di sperimentazione è ''Rōjō no reikon'' ("Anime sulla strada") ([[1921]]), diretto da [[Kaoru Osanai]].
 
=== L'età d'oro del muto e il passaggio al sonoro ===
 
Il 1º settembre [[1923]] il «[[Grande Terremoto del Kanto]]» devasta la regione della città di [[Tokyo]], danneggiando gravemente gli studi cinematografici della Shōchiku a [[Kamata]] e della Nikkatsu a [[Mukōjima]]. La conseguente impossibilità di garantire l'abituale fornitura di film rende necessaria una massiccia importazione di film occidentali, hollywoodiani ed europei, molto apprezzati dal pubblico. I capolavori di autori quali [[Fritz Lang|Lang]], [[Friedrich Wilhelm Murnau|Murnau]], [[Josef von Sternberg|Sternberg]], [[Ernst Lubitsch|Lubitsch]] e [[Erich von Stroheim|Stroheim]] esercitano un'influenza determinante sui giovani cineasti giapponesi che esordiscono in quegli anni, offrendo loro riferimenti tecnici ed estetici fondamentali.<ref name=Tessier24>Max Tessier, op. cit., pp. 24</ref>
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Entrambi i fenomeni sono però di breve durata e soccombono di fronte alla censura, sempre più violenta, in particolare dopo l'[[incidente di Mukden]] del [[1931]]: i ''keikō eiga'' concludono il loro periodo migliore nel 1932, mentre il Prokino è definitivamente sciolto nel 1934.<ref>Maria Roberta Novielli, op. cit., p. 58</ref>
 
=== 1936-1945: il periodo nazionalista e militarista ===
La decisa tendenza nazionalista e militarista del Giappone, emersa a partire dall'inizio degli anni trenta e culminata nel [[1936]] con il [[Patto anticomintern|trattato di alleanza con la Germania nazista]] e nel [[1937]] con l'[[Seconda guerra sino-giapponese|invasione della Cina]], investe anche il cinema, che non può rimanere estraneo alla realtà politica del paese. Non solo il governo rafforza la censura, arrivando ad arrestare o addirittura uccidere artisti di simpatie marxiste,<ref>Max Tessier, op. cit., p. 35</ref> ma nel [[1939]] prende sotto il suo diretto controllo l'industria cinematografica, riducendo le compagnie majors alle sole Shochiku e Toho, affiancate nel [[1942]] da una terza compagnia "nazionale", la [[Dai Nihon Eiga]] ("Società cinematografica del Grande Giappone").<ref name=Tessier36>Max Tessier, op. cit., p. 36</ref>
 
[[File:Hawai Mare oki kaisen poster.jpg|thumb|Locandina del film ''Hawaï Mare ooki kaisen'' ([[1942]]).]]
 
Alcuni cineasti, quali [[Yasushi Sasaki]], [[Hisatora Kumagai]] e [[Yutaka Abe]], si mettono al servizio della propaganda nazionale. I due più importanti autori del nazionalismo nipponico sono [[Tomotaka Tasaka]], autore di ''Gonin no sekko-hei'' ("I cinque soldati esploratori") (1937) e ''Tsuchi to heitai'' ("Terra e soldati") (1939),<ref name=Tessier36/> e [[Kajiro Yamamoto]], che realizza per la Toho opere quali ''Hawaï Mare ooki kaisen'' ("La guerra navale dalle Hawaii alla Malesia") (1942), dall'impressionante ricostruzione dell'[[attacco di Pearl Harbor]], ''Kato hayabusa sentotai'' ("I falchi del generale Kato") ([[1944]]) e ''Raigekitai shutsudo!'' ("Avanti le squadre di torpediniere!") (1944).<ref name=Tessier37>Max Tessier, op. cit., p. 37</ref>
 
In un simile contesto, ostile all'espressione artistica personale, i maggiori autori dell'epoca tentano invece di conservare una relativa indipendenza, ripiegando su temi "innocui", quale le biografie di artisti o il repertorio kabuki.<ref name=Tessier37/> È il caso di Mizoguchi, con ''Zangiku monogatari'' ("Storia di crisantemi tardivi") (1939), ''Geido ichidai otoko'' ("Vita di un attore") (1941), una versione in due parti del classico ''I quarantasette ronin'' (''Genroku Chushingura'') (1941-1942) e un adattamento di ''Miyamoto Musashi'' (1944), e di Mikio Naruse, con ''Tsuruhachi Tsurujiro'' (1938). Un altro cineasta di primo piano, Yasujiro Ozu, in questo periodo riesce a realizzare solo tre film, perché coinvolto più direttamente nell'impegno bellico: come membro dell'esercito imperiale trascorre due anni in Cina ed in seguito viene fatto prigioniero a Singapore e rientra in Giappone solo a guerra conclusa, nel [[1946]].<ref>Max Tessier, op. cit., p. 38</ref>
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Nel pieno della guerra esordisce, con il film ''[[Sugata Sanshiro]]'' ([[1943]]), uno dei cineasti giapponesi più importanti del dopoguerra e il più conosciuto a livello internazionale, [[Akira Kurosawa]].
 
=== La rinascita del dopoguerra ===
[[File:Karumen Kokyo-ni Kaeru poster 2.jpg|thumb|left|Locandina del primo film a colori giapponese, ''Karumen kokyo ni kaeru'' ([[1951]]).]]
 
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A partire dalla fine degli [[Anni 1940|anni quaranta]], tornano alla ribalta i cineasti che avevano esordito negli anni venti, nell'epoca del muto, ed erano stati protagonisti del cinema anteguerra, come Yasujiro Ozu, Kenji Mizoguchi e Mikio Naruse, e si affermano nuovi autori, quali [[Keisuke Kinoshita]], regista del primo film a colori giapponese, ''Karumen kokyo ni kaeru'' ("Carmen ritorna al paese") ([[1951]]),<ref>Max Tessier, op. cit., p. 44</ref> Kon Ichikawa e soprattutto Akira Kurosawa.
 
=== L'età d'oro degli anni cinquanta ===
 
Gli anni cinquanta rappresentano il periodo più glorioso della storia del cinema giapponese, una nuova «età d'oro» dopo quella degli anni del muto, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.<ref>Max Tessier, op. cit., pp. 45-46</ref>
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All'interno di una così ampia produzione commerciale, articolata nei più diversi generi popolari, spiccano le vette artistiche di autori quali Kurosawa e Mizoguchi, che non conquistano il box-office ma offrono prestigio alle case di produzione che danno loro libertà di espressione,<ref>Max Tessier, op. cit., p. 15</ref> e i cui film, presentati con successo nei maggiori festival cinematografici europei, fanno scoprire il cinema giapponese al pubblico occidentale.
 
==== Cinema d'autore ====
 
Ad aprire una stagione di grandi capolavori è ''[[Rashōmon]]'' ([[1950]]) di [[Akira Kurosawa]], un'opera atipica,<ref>Max Tessier, op. cit., 48</ref> molto moderna, poco compresa dalla sua stessa casa di produzione, che riesce a vincere il [[Leone d'oro al miglior film|Leone d'oro]] alla [[Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia|Mostra del cinema di Venezia]] e l'[[Oscar al miglior film straniero|Oscar per il miglior film straniero]].
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Shindo, regista di ''[[I figli di Hiroshima]]'' (''Genbaku no ko'') (1952), raggiunge un successo internazionale con ''[[L'isola nuda]]'' (''Hadaka no shima'') ([[1960]]).
 
==== Cinema popolare ====
[[File:Gojira 1954 Japanese poster.jpg|thumb|left|Locandina del film ''[[Godzilla (film 1954)|Godzilla]]'' ([[1954]]).]]
 
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A partire dal 1958, con ''[[La leggenda del serpente bianco]]'', primo lungometraggio animato a colori giapponese, la Toei comincia a dedicarsi sistematicamente anche al [[anime|cinema di animazione]], destinato a diventare nel giro di pochi anni, grazie al legame con l'importante mercato dei ''[[manga]]'' e con la consistente produzione seriale per la televisione, una parte preponderante dell'industria cinematografica nazionale.
 
=== Gli anni sessanta tra rivoluzione e declino ===
Il fenomeno mondiale della ''nouvelle vague'' coinvolge anche il cinema giapponese, fra la fine degli anni cinquanta e l'inizio degli anni sessanta.<ref>Max Tessier, op. cit., p. 15</ref> Alcuni giovani registi, appassionati di letteratura, arte e cinema stranieri, critici verso l'accademismo dei propri predecessori e ammiratori del cinema di [[Jean-Luc Godard|Godard]], [[François Truffaut|Truffaut]], [[Alain Resnais|Resnais]], [[Michelangelo Antonioni|Antonioni]],<ref name=Tessier81>Max Tessier, op. cit., p. 81</ref> danno vita ad una vera e propria rivoluzione estetica, che coincide però con l'inizio del progressivo e inarrestabile declino commerciale ed artistico del sistema industriale cinematografico giapponese, che nel giro di un decennio subisce un crollo verticale degli spettatori (oltre un miliardo nell'anno-record 1958, poco più di trecento milioni nel 1967, appena 187 milioni nel 1973), a fronte di un inversamente proporzionale aumento del costo del biglietto (65 yen nel 1959, 203 nel 1965, addirittura 500 nel 1973)<ref>Max Tessier, op. cit., p. 115</ref> e della crescente importanza e attrattiva del mezzo televisivo (alla cui diffusione contribuiscono in modo sostanziale le [[Giochi della XVIII Olimpiade|Olimpiadi di Tokyo del 1964]]).
 
==== La ''nouvelle vague'' ====
 
Gli autori che animano il «nuovo cinema giapponese» emergono all'interno delle case di produzione, come la Shochiku ([[Nagisa Oshima]], [[Kiju Yoshida]], [[Masahiro Shinoda]]) e la Nikkatsu ([[Shohei Imamura]], [[Seijun Suzuki]]), oppure sono del tutto indipendenti ([[Susumi Hani]], [[Hiroshi Teshigahara]], [[Shuji Terayama]]).
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Oshima, dopo aver esordito nel [[1959]] con ''Ai to kibo no machi'' ("Il quartiere dell'amore e della speranza"), raggiunge il successo con il successivo ''[[Racconto crudele della giovinezza]]'' (''Seishun zankoku monogatari'') ([[1960]]), radicalmente nuovo per scrittura, stile, montaggio. Ancor più rivoluzionario e provocatorio è l'esplicitamente politico ''[[Notte e nebbia del Giappone]]'' (''Nihon no yoru to kiri''), che viene ritirato dalle sale dopo soli quattro giorni e costringe Oshima a lasciare la Shochiku per fondare una propria compagnia di produzione indipendente.<ref name=Tessier81/> Con i suoi film successivi, il regista attacca frontalmente la società giapponese contemporanea nei suoi diversi aspetti, rivelando anche un eccezionale eclettismo formale.<ref>Max Tessier, op. cit., p. 83</ref>
 
Yoshida esordisce nel 1960 con ''Rokudenashi'' ("Buono a nulla"), raggiunge il suo miglior esito del periodo con ''Akitsu onsen'' ("La sorgente termale di Akitsu") ([[1962]]) e, come Oshima, è poi costretto a lasciare la casa di produzione per garantirsi una piena libertà di espressione, spingendo le sue sperimentazioni verso la decostruzione (''Eros+gyakusatsu'', 1969) e la teatralizzazione straniata (''Rengoku Eroika'', 1970; ''Kokuhakuteki joyu-ron'', 1971). Shinoda invece, più estetista e meno radicale rispetto ai compagni, riesce a continuare a lavorare nel sistema delle ''majors'', raggiungendo i suoi migliori risultati del periodo con ''Kawaita hana'' ("Il fiore pallido") ([[1963]]) e ''Ansatsu'' ("Assassinio") ([[1964]]).<ref>Max Tessier, op. cit., p. 82</ref>
 
Alla Nikkatsu, a rappresentare la novità è Imamura, il cui primo film importante è ''[[Porci, geishe e marinai]]'' (''Buta to gunkan'') (1961). Tra i suoi film successivi si possono citare ''[[Cronache entomologiche del Giappone]]'' (''Nippon konchuki'') (1963), ''Jinruigaku nyumon'' ("Introduzione all'antropologia") (1965) e soprattutto il capolavoro ''[[Il profondo desiderio degli dei]]'' (''Kamigami no fukaki yokubo''), il cui insuccesso commerciale segna la fine del rapporto con la casa di produzione. Imamura si dedica allora ai documentari, come ''Nippon sengoshi: Madame Onboro no seikatsu'' ("Storia del Giappone del dopoguerra: la vita di Madame Onboro") (1970), e alla televisione, prima di tornare al cinema di finzione alla fine degli anni settanta.
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Suzuki, dopo aver realizzato per alcuni anni anonimi film di genere, a partire dai primi anni sessanta comincia a mostrare un crescente spirito anticonformista e iconoclasta, per esempio nell'audace ''[[La porta del corpo]]'' (''Nikutai no mon'') (1964), scandaloso per l'epoca. Il culmine di questo suo percorso è rappresentato da ''[[La farfalla sul mirino]]'' (''Koroshi no rakuin'') (1967), delirante yakuza-eiga parodico che non rispetta alcuna regola del genere e che gli costa la rottura con la Nikkatsu e un intero decennio di inattività al cinema.<ref>Max Tessier, op. cit., pp. 88-89</ref>
 
Al di fuori del sistema delle ''majors'' agiscono gli indipendenti Hani e Teshigahara. Il primo si interessa in particolare all'infanzia e all'adolescenza (''Furyo shonen'', 1960; ''Hatsukoi jigokuhen'', 1968) ed è uno dei primi a girare fuori dal Giappone (''Bwana Toshi'' del 1965 in Africa, ''Andesu no hanayome'' del 1966 in America latina). Il secondo si dedica soprattutto agli adattamenti per il cinema delle opere letterarie dello scrittore [[Kobo Abe]], fra cui ''[[La donna di sabbia (film)|La donna di sabbia]]'' (''Suna no onna'') (1964), premiato a Cannes, che lo porta alla ribalta internazionale.
 
==== La decadenza dell'industria cinematografica ====
Le ''majors'' volgarizzano e sfruttano commercialmente i contenuti provocatori dei film d'autore della ''nouvelle vague'', producendo film a basso costo, pieni di sesso e violenza (che la rivale televisione non può offrire), una politica commerciale che sul breve periodo si dimostra redditizia, ma che non può salvare un sistema in piena decadenza e che sul lungo periodo risulta anzi dannosa,<ref>Max Tessier, op. cit., pp. 92-93</ref> disaffezionando e disabituando il pubblico al cinema di qualità.
 
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In un simile contesto, perfino un autore della statura di Akira Kurosawa ha difficoltà a realizzare i propri film e nel 1969 fonda, insieme ad altri tre importanti cineasti, Ichikawa, Kinoshita e Kobayashi, la Yonki no kai ("Società dei quattro cavalieri"), la cui prima produzione è ''[[Dodès'ka-dèn]]'' (1970), diretto appunto da Kurosawa. Il film è un tale insuccesso da spingere il regista a tentare il suicidio.<ref>Max Tessier, op. cit., p. 93</ref>
 
=== Gli anni settanta ===
Nel corso degli anni settanta prosegue la profonda crisi economica dell'industria cinematografica iniziato nel decennio precedente. Nel [[1971]] chiude temporaneamente la Daiei,<ref>Max Tessier, op. cit., p. 116</ref> mentre la Nikkatsu, prossima a sua volta al fallimento, si garantisce ancora qualche anno di sopravvivenza iniziando a produrre con i ''[[roman-porno]]'' ("romantico-pornografico"). Nel [[1975]] chiude invece l'ATG (Art Theatre Guild), che per un decennio, a partire dal [[1965]], si era efficacemente occupata di distribuire la maggior parte dei film indipendenti, contribuendo in modo decisivo alla loro diffusione, anche al di fuori del Giappone. A ulteriore dimostrazione della decadenza del sistema delle ''majors'', il cinema giapponese non è più rappresentato nei festival stranieri dalle loro produzioni, realizzate sempre più in economia, ma da film indipendenti.<ref>Max Tessier, op. cit., p. 97</ref>
 
''Kaigen-rei'' ("Colpo di statoStato") ([[1973]]) di Yoshida, sull'anarchico di destra [[Ikki Kita]], ispiratore del fallito colpo di statoStato del 1936, un insuccesso commerciale che costa al regista oltre un decennio di inattività cinematografica, può simboleggiare la fine della fase più sperimentale della ''nouvelle vague''.<ref>Max Tessier, op. cit., p. 95</ref>
 
I due maggiori successi internazionali del decennio sono significativamente co-produzioni straniere. ''[[Dersu Uzala - Il piccolo uomo delle grandi pianure]]'' ([[1975]]) di Kurosawa, [[Oscar al miglior film straniero|Oscar per il miglior film straniero]], è prodotto dalla sovietica [[Mosfil'm]]. Grazie alla produzione della francese Argos Films di [[Anatole Dauman]], Oshima può aggirare la censura giapponese e infrangere, con lo scandaloso ''[[Ecco l'impero dei sensi]]'' (''Ai no korida'') ([[1976]]), l'ultimo tabù del cinema giapponese: la rappresentazione esplicita del sesso sullo schermo. Al grande successo in Occidente, dove in epoca di liberazione sessuale il film assume perfino valore di manifesto culturale, corrisponde però un lungo processo in patria, per oscenità e pornografia.<ref>Max Tessier, op. cit., pp. 95-96</ref>
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Di grande successo popolare è la serie di commedie della Shochiku ''[[Otoko wa tsurai yo]]'' ("È duro essere un uomo"), iniziata nel 1969, incentrata sulle avventure del vagabondo Tora-san, interpretato da [[Kiyoshi Atsumi]]. La serie, di cui escono due episodi ogni anno, è seguita fedelmente dal pubblico per oltre vent'anni, fino al 1995, quando è interrotta per la morte dell'interprete protagonista.
 
=== Gli anni ottanta ===
 
Le opere più notevoli degli anni ottanta sono realizzate da un monumento vivente del glorioso cinema giapponese del passato, Akira Kurosawa, e da due superstiti della ''nouvelle vague'', Nagisa Oshima e Shohei Imamura.
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Un'altra caratteristica propria da cui trae vantaggi il cinema giapponese è la tendenza delle varie stazioni televisive a non trasmettere programmi, serie, cartoni animati, film-tv di origine straniera. Questo, se da un lato (fino alla diffusione dello streaming) tenne il mercato giapponese in una condizione di autoreferenzialità, dall'altro mantenne maestranze di ogni livello, attori, montatori, tecnici e una palestra per giovani registi.
 
=== Gli anni novanta ===
 
Il [[Festival di Cannes 1993]] è teatro di un importante momento di passaggio: fuori concorso viene presentato ''[[Madadayo - Il compleanno]]'', ultima opera della lunghissima carriera dell'"imperatore" del cinema giapponese, Kurosawa, mentre nella sezione [[Un Certain Regard]] viene presentato ''[[Sonatine]]'', che fa scoprire in Occidente [[Takeshi Kitano]], affermato intrattenitore comico televisivo che ha esordito alla regia cinematografica nel [[1989]] con ''[[Violent Cop]]''.
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Kitano, consacrato dalla vittoria del [[Leone d'oro al miglior film|Leone d'oro]] della [[54ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia|Mostra del cinema di Venezia 1997]] con ''[[Hana-bi - Fiori di fuoco]]'', è l'unico autore giapponese emerso nel corso di questo decennio a raggiungere una fama internazionale, mentre la conoscenza delle opere di altri autori di rilievo, quali [[Hirokazu Kore-eda]] (''[[After Life]]'', [[1998]], premiato a San Sebastian e Torino), [[Shinya Tsukamoto]] (''[[Tetsuo]]'', [[1989]]; ''[[Tetsuo II: Body Hammer]]'', [[1992]]; ''[[Tokyo Fist]]'', [[1995]]), [[Naomi Kawase]] (''[[Moe no suzaku]]'', [[1997]], [[Caméra d'or]] a Cannes) o [[Kiyoshi Kurosawa]] (''[[Cure (film)|Cure]]'', 1997), rimane limitata all'ambiente degli addetti ai lavori e dei cinefili.
 
=== Gli anni duemila ===
 
[[Akira Kurosawa]] muore nel [[1998]]. L'ultimo grande veterano del cinema giapponese decade dopo più di cinquant'anni di attività e di trenta pellicole.
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In questi anni comincia a salire alla ribalta internazionale l'eclettico e prolifico [[Takashi Miike]].
Il suo cinema, visionario e ricco di violenza, tratta spesso tematiche legate al mondo della Yakuza. Tra le sue pellicole più note si possono ricordare: ''[[Full Metal Yakuza]]'' ([[1997]]), ''[[Audition]]'' ([[1999]]) , ''[[Ichi the Killer]]'' ([[2001]]), l'anomala trilogia di ''Dead or Alive'', ''[[Gozu]]'' ([[2003]]) e ''[[The Call - Non rispondere]]'' ([[2003]]). Nel [[2007]] realizza ''[[Sukiyaki Western Django]]'', una sorta di omaggio/tributo a ''[[Django]]'' di [[Sergio Corbucci]] (da ricordare il divertente cameo di [[Quentin Tarantino]], nei panni di un improbabile pistolero).
 
Fondamentale nel decennio è il cinema d'animazione, anche detto ''[[anime]]'', che dona grande rinomanza e numerosi premi ai suoi autori. Primo tra tutti [[Hayao Miyazaki]]. Veterano del cinema d'animazione e co-fondatore del celebre [[Studio Ghibli]], realizza alcuni dei capolavori del cinema d'animazione di tutti i tempi, tra i quali ''[[La città incantata]]'' ([[2001]]), film vincitore dell'[[Oscar al miglior film d'animazione]] e dell'[[Orso d'Oro]] al [[Festival di Berlino]], ''[[Il castello errante di Howl]]'' ([[2004]]) e il più spensierato ''[[Ponyo sulla scogliera]]'' ([[2008]]). Altri film importanti che otterranno una buona valutazione anche dai critici europei e una notorietà notevole sono ''[[Vampire Hunter D: Bloodlust]]'' ([[2001]]) di [[Yoshiaki Kawajiri]], ''[[Tokyo Godfathers]]'' ([[2003]]) e ''[[Paprika - Sognando un sogno]]'' ([[2006]]) di [[Satoshi Kon]], ''[[Steamboy]]'' ([[2004]]) di [[Katsuhiro Otomo]], ''[[I racconti di Terramare]]'' ([[2006]]) di [[Goro Miyazaki]], ''[[Evangelion 1.0 You Are (Not) Alone]]'' ([[2007]]) e ''[[Evangelion: 2.0 You Can (Not) Advance]]'' ([[2009]]) di [[Hideaki Anno]] e ''[[The Sky Crawlers]]'' ([[2008]]) di [[Mamoru Oshii]].
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Riacquisisce molta popolarità persa nei decenni precedenti anche il [[cinema horror]] e soprattutto tra i giovani si diffonde una specie di adorazione verso questi. Abbandonati i vecchi cliché di ''[[Godzilla]]'', i nuovi film "J-Horror" sono molto più inquietanti e cupi e spesso diventano anche oggetto di [[remake]] hollywoodiani. È il caso di ''[[Ring (film)|Ring]]'' ([[1998]]) di [[Hideo Nakata]] e ''[[Ju-on: Rancore]]'' ([[2003]]) di [[Takashi Shimizu]].
 
== Generi ==
* '''[[Anime]]''': film d'animazione. In precedenza chiamati ''dōga eiga'' e ''manga eiga''.
* '''Bunka eiga''': letteralmente "film culturali", di carattere documentario, rivolti all'edificazione culturale, diffusi nel corso del [[Seconda Guerra Mondiale|secondo conflitto mondiale]].
* '''[[Chambara movies|Chanbara]]''': termine popolare per il ''ken-geki'', letteralmente «teatro della spada» o «film-spada», una rappresentazione che prevede duelli con la spada. È un sotto-genere del ''jidai-geki''.
* '''Geidō mono''': film biografici su personaggi del mondo dello spettacolo, ambientati in periodo Meiji.
* '''Gendai-geki''': letteralmente «teatro contemporaneo», film di ambientazione contemporanea, intesa come successiva al [[1868]]. I film ambientati nel periodo Meiji (1868-1911) possono essere indicati anche come ''Meiji mono''.
* '''Hiubakusha eiga''': film sulla bomba atomica.
* '''[[J-Horror]]''': film dell'orrore.
* '''[[Jidai-geki]]''': film d'epoca, in costume, di ambientazione storica precedente al 1868, quindi durante il [[Periodo Edo]].
* '''[[Kwaidan|Kaidan eiga]]''': film basati su classici racconti di fantasmi.
* '''[[Kaiju|Kaiju eiga]]''': letteralmente «film di mostri».
* '''Keikō eiga''': letteralmente "film di tendenza", d'argomento e carattere sociale, prodotti soprattutto tra la fine degli anni venti e l'inizio degli anni trenta. Sono di ambientazione sia storica che contemporanea.
* '''Kokusaku eiga''': film nazionalistici, prodotti nel periodo militarista e imperialista. Definiti anche ''sen'i kōyō eiga'', dall'espressione ''sen'i kōyō'', letteralmente "esaltazione della combattività".
* '''Kyōiku eiga''': film educativi.
* '''Matatabi mono''': sottogenere del ''jidai-geki'', basato sulle avventure di yakuza erranti.
* '''Nansensu mono''': "film dell'assurdo", commedie analoghe agli ''[[slapstick]]'' americani. Un sottogenere, dalle componenti erotiche e grottesche, è definito ''ero guro nansensu''.
* '''Ninjō mono''': film sentimentali.
* '''Obake mono''': film di fantasmi tradizionali («o-bake» significa fantasma). La variante ''Bake-neko-mono'' mette in scena la trasformazione di donne in gatti. Questo tipo di film usciva tradizionalmente in occasione dell'[[Obon]], la festa dei morti.<ref>Max Tessier, op. cit., p. 75</ref>
* '''[[Pinku eiga]]''': film erotici soft, soprattutto degli anni sessanta. Un sotto-genere è il [[Pinky Violence]].
* '''Rekishi eiga''': film storici.
* '''Ren'ai mono''': film d'amore.
* '''Runpen mono''': film sul sottoproletariato.
* '''Seishun eiga''': letteralmente «film di gioventù», film commerciali incentrati sui problemi dei giovani.
* '''Shomin-geki''': sottogenere del ''gendai-geki'', incentrato sulle vicende del «popolo basso», la classe popolare. Quando il personaggio principale è la madre di famiglia si può definire ''hana mono'' («film di madre»).
* '''Shōnen mono''': film sull'infanzia e sulla gioventù
* '''[[Yakuza film|Yakuza eiga]]''': "film di yakuza", film gangsteristici, incentrati sulle vicende della criminalità organizzata della [[Yakuza]]. Conosciuti anche come ''ninkyō eiga'' ("film cavallereschi").
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Bibliografia ==
* Maria Roberta Novielli, ''Storia del cinema giapponese''. Venezia, Marsilio, 2001. ISBN 88-317-7754-8
* Max Tessier, ''Breve storia del cinema giapponese''. Torino, Lindau, 1998. ISBN 88-7180-261-6
 
== Voci correlate ==
* [[J-Horror]]
* [[V-Cinema]]
* [[Kamoda Kōji]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Thesaurus BNCF}}
* {{lingue|en|ja}} [http://j-pitch.jp/english/jfdb/ Japanese Film Database]
* [http://www.asianfeast.org AsianFeast - cinema asiatico]
* [http://www.asakusa.it/recensioni_film_giapponesi/archivio_recensioni.html Asakusa.it - database cinema giapponese]
* [http://www.film.tv.it/film/giappone/ Tutto il cinema giapponese]: i film, le recensioni, le classifiche, le foto, le locandine, i trailer, i generi (sul sito Filmtv.it)
* [http://www.movieplayer.it/film/archivio/?nazione=giappone Tutti i film prodotti in Giappone]: la guida ai film, al cinema e alle serie tv (su [[Movieplayer.it]])
 
{{Portale|Cinema|Giappone}}