Terza guerra mitridatica: differenze tra le versioni

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Passò, quindi, il ''Cyrus''.<ref name="PlutarcoPompeo35.1"/><ref name="Dione37.3.4">Cassio Dione Cocceiano, ''Storia romana'', XXXVII, 3.4.</ref> Da qui continuò la sua marcia verso il [[Cambise (fiume)|fiume Cambise]],<ref name="PlutarcoPompeo35.2"/> e sebbene non subisse alcun danno dai nemici, fu invece il gran caldo a creare i maggiori disagi. Neppure il fiume fu di grande aiuto, essendo l'acqua freddissima e generando nei soldati romani frequenti forme di dissenteria. Pompeo però non si perse d'animo e proseguì verso un altro fiume del Caucaso, l'[[Abante (fiume)|Abante]].<ref name="Dione37.3.5-6">Cassio Dione Cocceiano, ''Storia romana'', XXXVII, 3.5-6.</ref>
 
Passato anche questo fiume, Pompeo seppe che Orose stava marciando contro di lui (secondo Plutarco si trattava del fratello di Orose, [[Cosis]]<ref name="PlutarcoPompeo35.2"/>), e poiché desiderava avere con lo stesso uno scontro campale, decise di schierare il suo esercito.<ref name="Dione37.4.1">Cassio Dione Cocceiano, ''Storia romana'', XXXVII, 4.1.</ref><ref name="Dione37.4.2">Cassio Dione Cocceiano, ''Storia romana'', XXXVII, 4.2.</ref> Orose, giunto dove il proconsole si era schierato, si lanciò alla carica con 60.000 fanti e 12.000 cavalieri (quasi tutti male equipaggiati),<ref name="PlutarcoPompeo35.2"/> ma l'esito finale della battaglia sorrisearrise ancora una volta ai Romani.<ref name="Dione37.4.3">Cassio Dione Cocceiano, ''Storia romana'', XXXVII, 4.3.</ref>
{{Citazione|I fanti romani colpivano il nemico accerchiato, mentre i cavalieri romani, allargandosi sulla destra e sulla sinistra dei compagni, attaccavano alle spalle i nemici che si trovavano al di fuori dell'accerchiamento. Sia gli uni, sia gli altri uccisero molti barbari.<ref>Secondo [[Plutarco]] (''Vita di Pompeo'', 34.4) o barbari uccisi erano 9.000 e 10.000 quelli fatti prigionieri.</ref> Altri che erano fuggiti nelle selve, furono bruciati al grido di "''viva i Saturnali!''",<ref name="PlutarcoPompeo34.2"/> alludendo all'attacco precedente che avevano subito durante questa [[festività romane|festività]].|Cassio Dione Cocceiano, ''Storia romana'', XXXVII, 4.4.}}