D'Annunzio (film): differenze tra le versioni

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== Trama ==
Nel [[1887]] il giovane [[Gabriele d'Annunzio]] si è appena trasferito a [[Roma]] dalla sua casa nobile di [[Pescara]] in [[Abruzzo]]. L'ambiente di provincia non lo attrae più, così d'Annunzio, ora che ha un nuovo amore: Elvira "Barbara" Leoni, può respirare l'aria della libertà e della cultura in decadenza della Capitale, che sta ora subendo nuove trasformazioni sotto il regno di [[Umberto I d'Italia|Umberto I]]. Anche il giovane poeta respira l'aria triste della [[democrazia]] che, secondo lui e molti altri intellettuali, sta distruggendo l'epoca del [[positivismo]] e della classicità che ha sempre inebriato la fantasia degli esteti e dei nobili di quel tempo. I problemi politici si fanno sempre più frequenti e i nobili principi di Roma, pur di non aprirsi alla nuova epoca pseudo-futurista che si sta affacciando, scelgono di aggrapparsi fortemente a tutto ciò che ha caratterizzato la cultura italiana nei secoli passati. Ora i nobili vivono solo per gli artisti e per il [[Papa]]. Gabriele d'Annunzio decide di trascorrere a Roma questo clima amando follemente la sua Barbara, quasi come per sfogarsi del triste periodo che sta vivendo anche lui. Giunto il [[1888]], d'Annunzio si incontra dopo tanto tempo con l'amico pescarese [[Francesco Paolo Michetti]], il quale assieme a [[Francesco Paolo Tosti]] lo aiutò in adolescenza con la pubblicazione dei suoi primi componimenti elegiaci che esaltavano e condannavano allo stesso tempo la cultura popolare dell'[[Abruzzo]] di quei tempi.<br>Potentemente influenzato da questo clima di [[decadentismo]], d'Annunzio decide di tornare a [[Pescara]] per comporre il suo primo grande romanzo. Tuttavia egli si dimostra estremamente presuntuoso in questo incarico e butta giù su carta una quantità infinita di abbozzi, volendo cercare di riproporre nella sua prosa grandi temi e stili insormontabili come quelli epici di [[Omero]] (''[[Iliade]]'' e ''[[Odissea]]'') o come quelli estremamente descrittivi ed esuberanti di [[Cervantes]] e [[Rabelais]] (autori del ''[[Don Chisciotte della Mancia]]'' e di ''[[Gargantua e Pantagruel]]''). Invano d'Annunzio riesce a formulare una trama ben precisa e così, visto che ha iniziato da qualche anno a lavorare per i quotidiani di Roma, decide di servirsi di alcune notizie scandalose e ripiene di pettegoli e di attenzioni per creare il suo romanzo ''[[Il piacere (romanzo)|Il Piacere]]''. Segregatosi come in un convento di clausura nella sua villa a [[Francavilla al Mare]], d'Annunzio formula il suo romanzo, che diventerà un capolavoro non tanto per lo sviluppo semplice della trama amorosa, quanto per la sottolineatura attentissima dell'epoca decadente che tutti stanno vivendo e specialmente per le innumerevoli citazioni di opere artistiche a cui si stanno aggrappando appunto tutti i nobili d'Italia. I suoi modelli sono [[Émile Zola]], [[Guy de Maupassant]], [[William Shakespeare]], [[Ludwig van Beethoven]] e [[Johann Sebastian Bach]].<br>Il romanzo, pubblicato dagli editore milanesi [[Treves]] ha un grande successo e così d'Annunzio, tornato a Roma e ristabilitosi con Barbara, l'ispiratrice del protagonista femminile del romanzo (la ''[[femme fatale]]''), inizia a studiare altri due autori [[Dostoyevsky]] e [[Tolstoj]], per la composizione del suo secondo romanzo: ''[[Giovanni Episcopo]]'' entrambi, seguirà [[L'innocente (romanzo)|L'iinocente]] scritti tra il 1891 e il 1893 a [[Napoli]], nella città partenopea lo scrittore frequenterà l'alta aristocrazia napoletana e i salotti di [[Matilde Serao]], loralo ggiungeràraggiungerà anche la sua Barbara, tuttavia il suo rapporto con lei sta deteriorandosi, visto che d'Annunzio pensa solamente a trovare svariate "muse" per le sue opere. Ma ormai non può farci nulla: egli è completamente integrato nella cerchia degli scrittori della sua epoca. Lui sarà il poeta rappresentante del decadentismo assieme a [[Giovanni Pascoli]].