Lolicon: differenze tra le versioni

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Ito vede la preferenza per le ragazze giovanissime in qualità di oggetti sessuali, nelle opere di fantasia, come fatto realizzatosi a causa di un cambiamento epocale avvenuto all'interno della società giapponese negli anni settanta e ottanta: in quel momento le femmine superarono per la prima volta i maschi in termini di volontà ed azione (anche per il [[femminismo]] dilagante nel mondo occidentale), allora i maschi cominciarono a concentrar i propri desideri sulle giovanissime in quanto "''più facili da controllare''". Le bambine nei lolicon credono e danno ad intender d'esser ancora il sesso debole, e ciò tranquillizza enormemente il maschio che così può fingere d'esser nuovamente il padrone e di controllar le cose come meglio crede<ref name=Ito>{{Cita pubblicazione | cognome = Ito | nome = K. | anno = 1992 | titolo = Cultural Change and Gender Identity Trends in the 1970s and 1980s | rivista = International Journal of Japanese Sociology | volume = 1 | pagine = 79–98 | doi = 10.1111/j.1475-6781.1992.tb00008.x }}</ref>.
 
Alcuni paesi considerano le forme sessualmente esplicite di ''Lolicon'' come [[pedopornografia]]. Esse sono state vietate in diversi stati del mondo: in [[Australia]], [[Canada]], [[Nuova Zelanda]], [[Norvegia]], [[Sudafrica]] e [[Svezia]] ne è stato reso illegale il traffico, la distribuzione, la fruizione e il possesso. Le leggi [[OlandaPaesi Bassi|olandesi]] che riguardano la pornografia, modificate nel [[2002]], definiscono pedopornografia "immagini realistiche di minori in comportamenti sessualmente espliciti"<ref>[http://www.iwar.org.uk/law/resources/eu/cybercrime.htm First Draft of International Convention]</ref>, escludendo il ''Lolicon'' poiché non è considerato realistico. In [[Italia]] il Lolicon non è considerato illegale poiché le leggi sulla [[pedopornografia]] non possono perseguire dei disegni che, in quanto tali, non coinvolgono persone reali<ref>In un'intervista, il vicequestore aggiunto Elvira D'Amato del Centro Nazionale per il contrasto alla pedofilia in rete ha dichiarato: «In Italia il cartone animato, così come il fumetto o la riproduzione 3D, non sono contemplati dagli articoli del Codice Penale, che si occupano in questo caso di perseguire i delitti contro la persona, proprio perché i soggetti raffigurati non sono persone reali. Viceversa [...] un fotomontaggio che raffigurasse un minore, nonostante non ritragga una situazione verificatasi nella realtà, sarebbe incriminabile. [...] La legge non può punire l'intenzione di reato. Per quanto il contenuto di un fumetto sia di carattere palesemente pedopornografico, non è perseguibile penalmente al pari di un fumetto che raffiguri scene di omicidio o qualsiasi altra forma di violenza.». {{cita web|url=http://www.linkiesta.it/gli-hacker-all-attacco-dei-pedofili-su-internet|titolo=Gli hacker all’attacco dei pedofili su Internet|accesso=15 febbraio 2012|editore=Linkiesta.it|data=29 agosto 2011}}</ref>. Tra i paesi in cui la legalità di questo genere di pubblicazione è oggetto di discussione vi sono il [[Regno Unito]], gli [[Stati Uniti d'America]] e lo stesso [[Giappone]].
 
===Risposte alle critiche===