Miles classiarius: differenze tra le versioni

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All'epoca di [[Augusto]] la paga era versata in tre rate quadrimestrali, chiamate ''stipendia''.<ref>{{Cita|Cascarino|p.48|Cascarino, 2007}}</ref> Alla paga, come sempre, andavano sottratti il vitto e il vestiario. Parte dello ''stipendium'' poteva essere custodito in un fondo comune.
Qui sotto trovate una tabella che cerca di riassumere, sulla base dei calcoli effettuati da alcuni studiosi moderni e dei pochi elementi letterari dell'epoca, oltre ad una limitata documentazione archeologico-epigrafica giunta fino a noi:<ref>G.Cascarino, ''L'esercito romano. Armamento e organizzazione'', Vol. II - Da Augusto ai Severi, Rimini 2008, pp. 48-54 e 84-86; [[Yann Le Bohec|Y.Le Bohec]], ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 2008, pp. 280-284.</ref>
{| class="prettytablewikitable" width="100%"
! width="20%" | [[Flotta romana|Marina militare]]
! width="16%" | [[Augusto]]</br />(in [[denario|denarii]])
! width="16%" | [[Domiziano]]</br />(in [[denario|denarii]])
! width="16%" | [[Settimio Severo]]</br />(in [[denario|denarii]])
! width="16%" | [[Caracalla]]</br />(in [[denario|denarii]])
! width="16%" | [[Massimino Trace]]</br />(in [[denario|denarii]])
 
|-
|''[[classiarius]]''</br />(''[[Classis Misenensis]]'')
|<center>150</center>
|<center>200</center>
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|-
|''[[classiarius]]''</br />(''[[Classis Ravennatis]]'')
|<center>150</center>
|<center>200</center>
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|<center>900</center>
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|''[[classiarius]]''</br />(''[[province romane|Classis provincialis]]'')
|<center>75</center>
|<center>100</center>
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=== Armamento ===
Il ''miles classiarius'' indossava una tunica normalmente di colore bruno-ferroso o blu mare. Si aggiunga che:
{{QuoteCitazione|La [[battaglie romane|battaglia terrestre]] richiede molti tipi di armi. Quella navale richiede non solo più tipi di armi, ma anche [[Artiglieria (storia romana)|macchine e ''tormenta'']], come se si combattesse su mura e torri. [...] È bene quindi predisporre adeguate protezioni, in modo che i soldati siano muniti di armatura o corazza, elmo e persino gambali. Nessuno può lamentarsi, infatti, del peso delle armi, considerando che sulle navi si combatte da fermi. Si impugnano scudi più grandi e resistenti per proteggersi dal lancio delle pietre.|[[Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris]]'', IV, 44.1-4.}}
Si aggiunga che secondo [[Cassio Dione Cocceiano]], normalmente i ''milites classiarii'' disponevano di un armamento più "leggero" rispetto al normale [[legionario romano]] (almeno al tempo di [[Ottaviano]]),<ref>[[Cassio Dione Cocceiano]], ''Storia romana'', XLIX, 3.5.</ref> sebbene vi fossero anche ''milites'' equipaggiati in modo "pesante".<ref>[[Cassio Dione Cocceiano]], ''Storia romana'', XLIX, 6.4.</ref>
 
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* la stanga era una trave sottile e lunga, con entrambe le estremità di ferro, appesa all'albero della nave come un'antenna. Le navi quando si scontravano, lanciavano con violenza le loro stanghe a destra o a sinistra, quasi fossero degli [[Ariete (arma)|arieti]], uccidendo i marinai nemici e sfondando anche la nave stessa.<ref>[[Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris]]'', IV, 46.3-4.</ref>
* la falce era un ferro ricurvo ed appuntito, come una vera e propria falce, che era montato su lunghe aste, atto a recidere l'attrezzatura velica avversaria e le loro funi, rendendo le navi più lente.<ref>[[Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris]]'', IV, 46.5.</ref> Si ricorda a tal fine la [[battaglia del Morbihan|battaglia]] contro i [[Veneti (Celti)|Veneti]] di Cesare nel [[56 a.C.]], quando:
{{quotecitazione|Un solo strumento preparato dai nostri si rivelò di grande utilità: delle falci molto affilate incastrate su lunghe pertiche [...] Agganciate con queste falci le scotte che assicuravano i pennoni degli alberi, facendo forza sui remi, si tirava fino a spezzarle. [...] Il resto del combattimento dipendeva dal valore, nel quale i nostri soldati erano superiori [...] Una volta abbattuti i pennoni nel modo che abbiamo detto, due o tre delle nostre navi circondavano la nave nemica, mentre i nostri soldati, con tutte le loro forza, andavano all'arrembaggio.|Cesare, ''De bello Gallico'', III, 14}}
* la bipenne è invece una scure, con alle due estremità una punta in ferro molto larga ed appuntita, che i ''[[classiarii]]'' utilizzano durante la battaglia per tagliare di nascosto le funi alle quali sono legati i timoni delle navi nemiche.<ref>[[Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris]]'', IV, 46.6-7.</ref> Ciò rende la nave nemica ingovernabile e quindi facilmente catturabile e disarmabile.<ref>[[Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris]]'', IV, 46.8.</ref>