Offensiva Uman'-Botoșani: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
K.Weise (discussione | contributi)
m ortografia
Riga 64:
Il 10 marzo gli elementi di punta della 2ª Armata corazzata, seguiti dai reparti della 5ª Armata corazzata della Guardia e della 52ª Armata, conquistarono d'assalto [[Uman']]<ref name="J. Erickson, p. 184"/>, dopo aspri scontri e nonostante la strenua resistenza delle scarse forze tedesche, catturando grandi quantità di materiali e di rifornimenti, e raccogliendo un gran numero di mezzi corazzati tedeschi abbandonati nel fango delle vie cittadine (alcune fonti sovietiche parlano di oltre 200 carri armati, 600 [[cannone|cannoni]] e 12.000 [[automezzo|automezzi]] catturati<ref name="A. Werth, p. 763"/>). Si trattava dei resti dei reparti corazzati attardati delle ''Panzerdivisionen'' in trasferimento verso ovest, sorpresi e distrutti dalle colonne corazzate sovietiche<ref>J.Erickson, ''The road to Berlin'', p. 184.</ref>. Fin dall'8 marzo, le due armate dell'ala sinistra (5ª e 7ª Armata della Guardia) avevano attaccato dalla regione di Kirovograd, avanzando rapidamente verso [[Novoukraïnka]]<ref name="ReferenceA">AA.VV., ''L'URSS nella seconda guerra mondiale, vol. 4'', p. 1297.</ref>.
 
A questo punto, il maresciallo Konev diede il via, di fronte al crollo del fronte della 8ª Armata, alla frenetica ''marcia nel fango''<ref>A. Werth, ''La Russia in guerra'', pp. 760-761; J. Erickson, ''The road to Berlin'', p. 184.</ref>. Mentre von Manstein tentava disperatamente (dopo aver inutilmente richiesto rinforzi a Hitler e aver sollecitato un ripiegamento strategico di tutta l'ala meridionale tedesca durante la riunione al Quartier generale del [[Führer]] del 19 marzo<ref>E. Bauer, ''Storia contorversacontroversa della seconda guerra mondiale, vol VI'', p. 72.</ref>) di impedire la disgregazione totale del suo Gruppo d'armate e cercava di evitare (ipotizzando un irrealizzabile contrattacco del debole ''47º Panzerkorps''<ref>E. Ziemke, ''Stalingrad to Berlin'', pp. 284-285.</ref>) che i resti della 8ª Armata fosse rigettati verso sud perdendo ogni collegamento con la sua ala nord e con la ''1. Panzerarmee'' in precipitoso ripiegamento verso ovest, le armate corazzate sovietiche procedevano nonostante il terreno fangoso alla massima velocità verso i grandi fiumi dell'Ucraina occidentale, avvantaggiati dalla rustica efficienza dei loro mezzi corazzati e dall'impiego dei resistenti [[autocarro|autocarri]] americani [[Studebaker]], in grado di muoversi anche nel terreno molle<ref name="A. Werth, p. 761">A. Werth, ''La Russia in guerra'', p. 761.</ref>.
 
La manovra del ''2° Fronte Ucraino'' ebbe pieno successo: già l'11 marzo le formazioni di testa (16º Corpo corazzato) della 2ª Armata corazzata, guidata dall'energico generale Bogdanov<ref>R. N. Armstrong, ''Red Army tank commanders'', p. 130; lo stesso maresciallo Konev, nelle sue memorie rendo omaggio all'abilità e all'energia del generale S. I. Bogdanov, tra i migliori comandanti di unità corazzate dell'Armata Rossa.</ref>, raggiunsero il Bug meridionale e costituirono rapidamente una testa di ponte a [[Dzulinka]], mentre il 29º Corpo corazzato della 5ª Armata corazzata della Guardia conquistava d'assalto [[Gaivoron]]. Con mezzi di fortuna e senza attendere l'afflusso di forze di rincalzo, le unità corazzate russe attraversarono subito il fiume e proseguirono ancora in avanti, trovando solo una sporadica e debole resistenza<ref name="J. Erickson, p. 184"/>.