Inceneritore: differenze tra le versioni

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=== Norme sulle emissioni ===
Le nuove tecnologie permettono oggi di raggiungere valori assai elevati di abbattimento delle emissioni inquinanti, nel rispetto del Decreto Legislativo 133/2005 <ref>(decreto di recepimento della Direttiva 2000/76/CE)</ref> in vigore dal [[28 dicembre]] [[2005]].
 
Il provvedimento regola tutte le fasi dell'incenerimento dei rifiuti, dal momento della ricezione nell'impianto fino alla corretta gestione e smaltimento delle sostanze residue:
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|}
 
Per ogni tonnellata di rifiuti immessi, si ha l'emissione di circa 6000 metri cubi di fumi. <ref>[http://www.provincia.torino.it/ambiente/file-storage/download/ato_r/pdf/studio_termovalorizzatore.pdf Studio sul futuro inceneritore torinese del Gerbido], p. 34.</ref>.
 
A partire dagli [[anni 1980|anni ottanta]] si è affermata l'esigenza di rimuovere i macroinquinanti presenti nei fumi della combustione (ad esempio ossido di carbonio, anidride carbonica, ossidi di azoto e gas acidi come l'[[anidride solforosa]]) e di perseguire un più efficace abbattimento delle [[PM10|polveri]]. Si è passati dall'utilizzo di sistemi, quali [[ciclone|cicloni]] e [[multiciclone|multicicloni]], con [[Rendimento (termodinamica)|rendimenti]] massimi di captazione degli inquinanti rispettivamente del 70 e dell'85%, ai [[Filtro elettrostatico|filtri elettrostatici]] o [[Filtro a manica|filtri a manica]] che garantiscono rendimenti notevolmente superiori (fino al 99% ed oltre).
 
Accanto a ciò, sono state sviluppate misure di contenimento preventivo delle emissioni, ottimizzando le caratteristiche costruttive dei forni e migliorando l'efficienza del processo di combustione. Questo risultato si è ottenuto attraverso l'utilizzo di temperature più alte (con l'immissione di discrete quantità di metano), di maggiori tempi di permanenza dei rifiuti in regime di alte turbolenze e grazie all'immissione di aria per garantire l'[[ossidazione]] completa dei prodotti della combustione.<br/>
 
Tuttavia, in alcuni casi l'aumento delle temperature, se da un lato riduce la produzione di certi inquinanti (per es. diossine), dall'altra aumenta la produzione di ossidi di azoto e maggiori emissioni di [[particolato]] il quale quanto più è fine e tanto più difficile è da intercettare anche per i più moderni filtri, per cui si deve trovare un compromesso, considerato anche che il metano utilizzato comunque ha un costo notevole.
Tuttavia, in alcuni casi l'aumento delle temperature, se da un lato riduce la produzione di certi inquinanti (per es. diossine), dall'altra aumenta la produzione di ossidi di azoto e maggiori emissioni di [[particolato]] il quale quanto più è fine, tanto più difficile è da intercettare anche per i più moderni filtri, per cui si deve trovare un compromesso, considerato anche che il metano utilizzato comunque ha un costo notevole. Per questi motivi talvolta gli impianti prevedono postcombustori catalitici, che funzionano a temperature inferiori ai 900 °C.
 
Gli inceneritori mediamente emettono CO<sub>2</sub> in misura di circa 350 kg per tonnellata di combustibile, contro i 428 di una centrale termoelettrica; per una valutazione completa dell'influenza sulle emissioni globali di anidride carbonica bisognerebbe tuttavia considerare la tipologia di rifiuti (organici o no) e la possibilità di evitare altre forme di smaltimento che possono provocare maggiori emissioni, specie se comportano lunghi viaggi («turismo dei rifiuti»).<ref name=toz/>
 
====Le polveri====
Gli inceneritori, e in generale qualsiasi processo di [[combustione]] di combustibili solidi e liquidi, rilasciano nell'aria [[polveri sottili]]. Indicativamente, per un inceneritore, considerando una produzione di fumi di 6000 m³/t di rifiuti e il limite giornaliero di 10 mg/m³, l'emissione è di 60 g/t.
Indicativamente, per un inceneritore, considerando una produzione di fumi di 6000 m³/t di rifiuti e il limite giornaliero di 10 mg/m³, l'emissione è di 60 g/t.
 
Tuttavia, questa è una indicazione grossolana: molto importante è anche la finezza delle polveri emesse. In genere più sono alte le temperature di combustione e più aumenta la frazione di particolato fine e ultrafine. Tali [[particolato|polveri sottili]] sono nocive a causa delle loro piccole dimensioni e del fatto che con sé portano materiali tossici e nocivi residui della combustione, come idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, metalli pesanti e diossine, pericolosi perché persistenti e accumulabili negli organismi viventi.
 
L'OMS ([[Organizzazione Mondiale per la Sanità]]) ha ufficialmente affermato che èsarebbe evidente e forte la correlazione fra esposizione alle polveri sottili e insorgenza di malattie cardiovascolari: all'aumentare della finezza delle poveri maggiore èsarebbe il danno arrecato. Pertanto, sono stati quantificati i livelli di concentrazione massimi "consigliati" per [[PM10|PM<sub>10</sub>]] e, dato che la sola misurazione del PM<sub>10</sub> si sta dimostrando poco adatta a garantire la salute umana, anche di PM<sub>2,5</sub>. Questi valori sono di 20 e 10 microgrammi/m³ rispettivamente. <ref>[http://www.who.int/phe/air/aqg2006execsum.pdf OMS: Linee guida 2006 sulla qualità dell'aria per particolato, ozono, biossido di azoto e anidride solforosa].</ref>
 
Le direttive europee (e la legge italiana) fissano dei limiti di concentrazione nell'aria per le polveri specificando il valore massimo della media giornaliera nelle aree urbane di PM<sub>10</sub> in 50 microgrammi/m³ (1999/30/EC e 96/62/EC).
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Ultimamente l'attenzione si sta spostando anche su particolato ancora più fine (di dimensioni nanometriche) per il quale alcuni studi – per la verità principalmente legati a nanopolveri metalliche prodotte da ordigni militari – ipotizzano l'insorgenza del problema delle cosiddette [[nanopatologie]]. Al momento non c'è alcuna prova di un rapporto diretto tra esposizione a fumi di inceneritore e nanopatologie.
 
ÈSembra innegabileormai accertato che gli inceneritori contribuiscano all'emissione antropica di polveri fini e ultrafini in aree urbane ed è quindi opportuno che i progetti siano valutati molto attentamente.<br/>
 
Tuttavia, lo [[SCENHIR]] (Scientific Commitee on Emerging and Newly Identified Helath Risks), comitato scientifico UE che si occupa fra le altre cose anche di patologie dovute alle polveri sottili, considera i motori a gasolio i massimi responsabili della produzione di PM<sub>2,5</sub>: tutte le altre fonti sarebbero trascurabili, e gli inceneritori attualmente ne produrrebbero al massimo il 2% in quanto (evidentemente) meno diffusi dei motori diesel.<ref name=toz/>
Secondo uno studio sul campo dell'Università di Brescia finanziato dai gestori dell'inceneritore della città,<ref>Citato in Antonio Bonomo (vice presidente ASM), [http://www.federambiente.it/moduli/Slides%20Bonomo%20Roma%2012.12.06.pdf "Spunti, miti e realtà per una concreta gestione integrata dei rifiuti"], diapositive 21-23.</ref> l'inceneritore avrebbe un'incidenza praticamente nulla sulla produzione complessiva di polveri nell'area bresciana, mentre si stima una sensibile riduzione del particolato dovuta al teleriscaldamento che ha ridotto l'impatto delle emissioni domestiche, con un terzo del calore cittadino fornito dall'inceneritore.<ref>[http://www.provincia.torino.it/ambiente/file-storage/download/ato_r/pdf/studio_termovalorizzatore.pdf Studio sul futuro inceneritore torinese del Gerbido], p. 39.</ref>