Disco di Airy: differenze tra le versioni

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[[File:George Biddell Airy.jpg|thumb|[[George Biddell Airy|George Airy]] spiegò il fenomeno che porta il suo nome attraverso la [[teoria ondulatoria della luce]] nel 1835.<ref name=Airy/>]]
 
Agli albori dell'[[astronomia]] moderna, [[Galileo Galilei]] nel ''[[Sidereus Nuncius]]'' fornì una prima descrizione deidi fenomeni ottici - "raggi luminosi" e "fulgori" - che accompagnanoaccompagnerebbero l'osservazione delle [[stella|stelle]] al [[telescopio]], segnalandone la differenza nell'aspetto rispetto ai pianeti (per i quali poteva essere osservato un disco ben definito, «come piccole lune»).<ref>{{citazione|Degna di nota sembra anche la differenza tra l'aspetto dei pianeti e quello delle stelle fisse. I pianeti presentano i loro globi esattamente rotondi e definiti e, come piccole lune luminose perfuse ovunque di luce, appaiono circolari: le stelle fisse invece non si vedon mai terminate da un contorno circolare, ma come fulgori vibranti tutt'attorno i loro raggi e molto scintillanti. Si mostrano di uguale figura all'occhio nudo e viste al cannocchiale, ma ingrandite così che una stella di quinta o sesta grandezza sembra eguagliare Canicola, massima delle stelle fisse.|Galileo Galilei, ''Sidereous nuncius'', 1610. Traduzione italiana di Luisa Lanzillotta [http://www.comune.empoli.fi.it/ebookfolder/E-book/catalogo_e_book/500/520/Galilei_Galileo/sidereus_nuncius.txt Sidereus Nuncius e-book]}}</ref> [[Simon Marius]] nel ''Mundus Iovialis'' (1614) contraddisse Galileo, che - a suo dire - avrebbe dovuto aver osservato il disco che le stelle mostrano al telescopio. Notò inoltre che "le stelle più luminose mostrano un disco maggiore di quelle meno luminose". Galileo stesso si dovette ricredere e riconobbe più volte che al telescopio le stelle appaiono come dischi circolari. Successivamente GalieloGalileo cercò di misurare il diametro di alcune stelle - [[Mizar]] e alcune stelle appartenenti alla [[costellazione]] del [[Trapezio (astronomia)|Trapezio]]. Nel ''[[Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo]]'' (1632), anche luì annotò che le stelle più luminose apparivano più grandi al telescopio, stabilendo anche una relazione tra la [[magnitudine apparente|magnitudine]] e la [[diametro angolare|dimensione angolare]] osservata,<ref>{{Cita|C. M. Graney, T. P. Grayson|pp. 4-5|Graney&Grayson}}, 2011.</ref> da cui dedusse informazioni sulla distanza.
 
[[Johannes Hevelius]] redasse nel 1662 una tabella delle dimensioni di 19 stelle, mentre [[Giovanni Riccioli]] (1651) sviluppò una procedura di misura del disco stellare - allo scopo di confutare la [[teoria copernicana]] - che portò inesorabilmente lui ed i suoi seguaci a misurare la figura centrale del disco di Airy, ottenendo dati che variavano da telescopio a telescopio, oltre che da stella a stella.<ref>{{cita pubblicazione |autore=Christopher M. Graney |titolo=The Telescope Against Copernicus: Star Observations by Riccioli Supporting a GeometricGeocentric Universe |rivista=Journal for the History of Astronomy |volume=41 |numero=4 |p=458 |anno=2010 |url=http://articles.adsabs.harvard.edu/full/2010JHA....41..453G |accesso=23 novembre 2014}}</ref> [[Christiaan Huygens]] (1659) invece utilizzò un vetro oscurato per focalizzare meglio le stelle ed affermò che queste apparivano puntiformi.<ref>{{Cita|C. M. Graney, T. P. Grayson|p. 6|Graney&Grayson}}, 2011.</ref>
 
[[Edmond Halley]] nel 1720, commentando le osservazioni di [[Sirio]] pubblicate da [[Giovanni Cassini]], fu tra i primi a segnalare che le osservazioni telescopiche delle stelle fornivano informazioni spurie; opinione condivisa da [[William Herschel]] nel 1805. Entrambi segnalarono infatti che le dimensioni apparenti dipendevano dalle condizioni osservative. Tuttavia, Herschel riconobbe che era possibile ottenere una certa ripetitività della misura, sebbene non fosse stato in grado di spiegarne il motivo.<ref>{{Cita|C. M. Graney, T. P. Grayson|pp. 7-8|Graney&Grayson}}, 2011.</ref>
 
[[John Herschel]] nel 1828 tracciò il punto sulle conoscenze acquisite sull'osservazione delle stelle al talescopio nell'articolo sulla [[luce]] dell<nowiki>'</nowiki>''Encyclopædia Metropolitana'', segnalando che l'immagine spuria osservata sarebbe stata spiegata grazie alla [[teoria ondulatoria della luce]].<ref>{{Cita|C. M. Graney, T. P. Grayson|pp. 8-10|Graney&Grayson}}, 2011.</ref> Cosa che effettivamente avvenne nel 1835, ad opera di [[George Biddell Airy]].<ref name=Airy>{{cita|G. B. Airy||Airy}}, 1835.</ref>