Regime del Terrore: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichette: Rimozione di avvisi di servizio Modifica visuale
Annullata la modifica 71621920 di 79.36.111.47 (discussione)
Riga 1:
[[File:Octobre 1793, supplice de 9 émigrés.jpg|thumb|upright=1.4|Esecuzione di nove emigrati sulla [[ghigliottina]] nell'ottobre 1793]]
'''Il Terrore''', è una fase storica della Rivoluzione francese che ebbe inizio nel luglio 1793.
{{Citazione|Bisogna che i nemici periscano... solo i morti non tornano indietro|Affermazione di [[Bertrand Barère]] il 16 messidoro anno II<ref>A.Mathiez e G.Lefebvre, ''La Rivoluzione francese'', vol. II, p. 129.</ref>}}
Il '''Regime del Terrore''', spesso definito nella [[storiografia]] semplicemente come '''Il Terrore''', è una fase storica della [[Rivoluzione francese]] che ebbe inizio nel luglio 1793.
 
Fu caratterizzato dal predominio politico dei membri del [[Comitato di salute pubblica]], che introdussero una serie di misure repressive di crescente durezza contro gli avversari politici disia dell'estrema sinistra, disia della destra erepubblicana, sia delle fazioni controrivoluzionarie realiste. La politica del ''Comitato'' era diretta a rafforzare la fazione [[giacobino|giacobina]], mettere in atto misure a favore dei [[sanculotti]] e della piccola [[borghesia]] cittadina, schiacciare tutti gli oppositori interni della rivoluzione, combattere con maggiore efficacia la guerra esterna contro le [[monarchia|monarchie]] europee dell'[[Antico regime]].
 
Il ''Regime del Terrore'', caratterizzato da un elevatoelevatissimo numero di personecondanne ghigliottinatea morte ed eccessi nell'esercizio della repressione, terminò il [[Colpo di stato del 9 Termidoro|9 termidoro dell'anno II]] (27 luglio 1794) con la caduta e l'esecuzione dei tre più influenti membri del Comitato di salute pubblica: [[Maximilien de Robespierre]], considerato la principale personalità politica del Terrore giacobino, [[Louis Saint-Just]] e [[Georges Couthon]].
 
== Storia ==
=== Origini e cause del Terrore ===
IlIn 21seguito settembreal 17921rovesciamento del trono nella [[giornata del 10 agosto 1792]], in settembre era stata proclamata la [[Prima repubblica francese|Repubblica]]. Contestualmente, la guerra contro l’Austrial’[[Austria]] e la [[Prussia]] entrava nel vivo e la paura di una rapida marcia del nemico su [[Parigi]] gettò la capitale nel terrore, scatenando i “massacri“[[massacri di settembre”settembre]]” contro migliaia di sospetti imprigionati nelle carceri parigine. Le prime incoraggianti vittorie a [[Battaglia di Valmy|Valmy]] e poi a [[Battaglia di Jemappes|Jemappes]] (6 novembre [[1792]]) allontanarono lo spettro dell’invasione, ma i timori di complotti e cospirazioni interne a favore dei nemici della Francia alimentarono un clima di sospetto generale. L’esecuzione del re [[Luigi XVI]] il 21nel gennaio 1793, inoltre, cementò la lega[[Prima coalizione|coalizione delle potenze europee]] contro la Francia e scatenò la reazione di coloro che, nel paese, erano rimasti fedeli al sovrano, i cosiddetti “realisti”.
 
==== La perdita del Belgio e il tradimento di Dumouriez ====
'''La sollevazione della Vandea'''
Le armate rivoluzionarie, guidate dai generali [[Dumouriez]] e [[Adam Philippe de Custine|Custine]], avevano ormai conquistato tutto il [[Belgio]]; Dumouriez, sostenuto dalla fazione della [[Girondini|Gironda]] in seno alla [[Convenzione nazionale]], si spinse oltre avviando l’invasione dell’[[Olanda]] nel febbraio 1793.
 
Ma il 1º marzo l’armata del [[Federico Giosia di Sassonia-Coburgo-Saalfeld|duca di Coburgo]] sbaragliò l’esercito di Custine in Belgio, provocando la rotta dei francesi e il ripiegamento delle truppe di Dumouriez. Quest’ultimo accusò della disfatta il ministero della guerra [[Jean-Nicolas Pache]] e, rientrato in Belgio, annullò tutte le disposizioni rivoluzionarie introdotte nel frattempo nel paese. Ormai in rotta con la Convenzione, nonostante il tentativo di difesa di Danton, che ben conosceva il consenso popolare di cui godeva il generale e che forse aveva stretto accordi con lui, Dumouriez aprì i negoziati con il duca di Coburgo promettendo di cedergli il Belgio e di marciare su Parigi. I quattro commissari inviatigli dalla Convenzione per arrestarlo vennero arrestati a loro volta e Dumouriez tentò di far marciare la sua armata su Parigi per abbattere la Repubblica. I soldati non gli ubbidirono e fu costretto a riparare precipitosamente presso gli austriaci.
La Convenzione aveva intanto decretato la leva di 300.000 uomini per fronteggiare la guerra contro la lega. Fu la miccia che scatenò la sollevazione di intere città nei dipartimenti occidentali della Vandea, Deux-Sèvres, Maine-et-Loire e Loira inferiore, fortemente cattolici e tradizionalisti. I rivoltosi si diedero come capi alcuni membri della vecchia aristocrazia, e alla fine di marzo la “Grande armata cattolica e regia” raggiungeva i 20mila uomini. Le armate repubblicane vennero ripetutamente sconfitte e a nulla valse il decreto con cui la Convenzione condannava a morte tutti i rivoltosi catturati con le armi in pugno. Era l’inizio della guerra civile.
 
[[File:Dumouriez arresting the Commissioners.jpeg|thumb|left|Dumouriez fa arrestare i commissari inviati dalla Convenzione per arrestarlo]]I girondini vollero istituire una commissione d’inchiesta per stanare i complici della congiura, ma [[Danton]] – che temeva di essere incriminato – ebbe facile gioco a far ricadere le colpe sui deputati della Gironda che fino a poche settimane prima avevano sostenuto Dumouriez. I girondini, che allora detenevano il potere esecutivo, dovettero rinunciare, e Danton entrò nel [[Comitato di salute pubblica]] il 5 aprile.
 
==== La sollevazione della Vandea ====
{{vedi anche|Guerra di Vandea}}
La Convenzione aveva intanto decretato la leva di 300.000 uomini per fronteggiare la guerra contro la coalizione. Fu la miccia che scatenò la sollevazione di intere città nei dipartimenti occidentali della [[Vandea]], [[Deux-Sèvres]], [[Maine-et-Loire]] e [[Loira Atlantica|Loira inferiore]], fortemente cattolici e tradizionalisti<ref>François Furet e Denis Richet, ''La Rivoluzione Francese'', Laterza, Roma-Bari, 1998, vol. I, p. 227</ref>. I rivoltosi si diedero come capi alcuni membri della vecchia aristocrazia, e alla fine di marzo la “[[Esercito cattolico e reale|Grande armata cattolica e regia]]” raggiungeva i 20mila uomini. Le armate repubblicane vennero ripetutamente sconfitte e a nulla valse il decreto con cui la Convenzione condannava a morte tutti i rivoltosi catturati con le armi in pugno. Era l’inizio della guerra civile.
 
==== La caduta della Gironda ====
Le tensioni in seno alla Convenzione tra i girondini, più moderati, fino a quel momento detentori del potere, e i deputati radicali della [[Montagnardi|Montagna]], esplosero a causa dei rovesci interni ed esterni, ma avevano iniziato ad accumularsi fin dai giorni del processo al re, durante il quale i girondini avevano inutilmente tentato di giocare la carta della clemenza, attirandosi sospetti di realismo.
 
[[File:Louis Boilly Le triomphe de Marat.jpg|thumb|Marat portato in trionfo dopo l'assoluzione del tribunale dall'accusa dei girondini]]Pur controllando il Comitato esecutivo, in cui sedevano i ministri, i girondini non avevano esponenti in seno al Comitato di salute pubblica, che stava acquisendo ormai un potere assoluto. Dei nove membri che lo componevano, sette appartenevano al centro (la “Pianura”) e due alla Montagna<ref>Mathiez e Lefebvre, ''op. cit.'', vol. I p. 385</ref>. Il 5 aprile [[1793]] i [[giacobini]] avanzarono una petizione per chiedere la destituzione dei deputati girondini considerati complici del tradimento di Dumouriez e dei rovesci in Vandea. La risposta fu la messa in stato di accusa di [[Jean-Paul Marat]], ispiratore della petizione, che però venne immediatamente scagionato dal tribunale, sancendo un’ulteriore sconfitta dei girondini. Questi, temendo che i giacobini scatenassero contro di essi i [[sanculotti]] parigini, presero posizione contro il centralismo della capitale, attirandosi così anche l’accusa di “federalismo”, ossia di volontà di dividere la Repubblica.
 
La nomina di una commissione d’inchiesta sul comportamento del [[Comune di Parigi (1792)|Comune]], centrale operativa dei sanculotti, esasperò gli animi. Il 31 maggio le sezioni parigine si misero in agitazione e mossero contro la Convenzione, chiedendo l’arresto dei 22 capi girondini elencati nella petizione di Marat. I deputati, preoccupati del ruolo ormai incontrollato delle masse popolari, decisero di resistere e si limitarono a sciogliere la commissione d’inchiesta contro il Comune, ma una nuova sollevazione il 2 giugno li costrinse, sotto la minaccia dei cannoni e dei fucili, e su pressione di Robespierre e Couthon, a far arrestare i girondini. La Montagna assumeva così il controllo della Convenzione e apriva la strada al regime di Robespierre.
 
=== Robespierre al potere ===
La situazione in Francia stava intanto peggiorando. La caduta dei girondini aveva fomentato la rivolta a [[Tolone]], [[Marsiglia]] e [[Lione]], la seconda città del paese, dove la popolazione era insorta contro il centralismo di Parigi, ormai nelle mani della Montagna. Nella capitale, d'altronde, il peggioramento della crisi economica e l’aumento del prezzo del pane tenevano i sanculotti continuamente in agitazione, senza che il Comitato di salute pubblica guidato da Danton riuscisse a imporre l’ordine. Si decise, il 10 luglio, su pressione dei sanculotti, di sciogliere questo primo Comitato e nominarne uno nuovo, composto in maggioranza da giacobini.
 
[[File:Robespierre.jpg|200px|thumb|left|Robespierre]]L’assassinio di Marat, il 12 luglio, a opera di una giovane realista bretone, [[Charlotte Corday]], destò enorme impressione e convinse le frange radicali alla guida del Comune a imporre misure maggiormente rivoluzionarie. Gli “[[arrabbiati]]”, come venivano definiti, guidati da [[Jacques-René Hébert]] e [[Jacques Roux]], riuscirono a far votare dalla Convenzione il 27 luglio la legge contro gli accaparratori, che consentiva l’ispezione dei magazzini, dei granai e delle cantine per assicurarsi che i commercianti non facessero scorte di beni alimentari che andavano messi in vendita<ref>Mathiez e Lefebvre, ''op. cit.'', vol. I, p. 422</ref>.
 
Superato dagli avvenimenti e squassato da lotte intestine, il Comitato di salute pubblica decise di invitare Robespierre a partecipare ai suoi lavori, nel tentativo di colmare la distanza tra il Comitato, la Convenzione e il Comune parigino, che rappresentava i sanculotti, per i quali Robespierre era l’unico vero difensore della Rivoluzione, “l’incorruttibile”.
 
=== Il Terrore all'ordine del giorno ===
Mentre gli “arrabbiati” continuavano a richiedere misure d’emergenza, come il [[calmiere|calmieramento]] di tutti i beni di prima necessità, l’assunzione nei posti pubblici dei patrioti e un’infornata di sospetti da destinare poi al massacro in un revival del settembre 1792, Robespierre oppose loro un programma inflessibile fatto di requisizioni nelle campagne e approvvigionamenti nella capitale, in misura tale da calmare la fame della popolazione e tagliare agli esponenti del Comune l’appoggio dei sanculotti. Ciò permise di celebrare l’anniversario del 10 agosto in un clima sereno nonostante una vigilia che sembrava anticipare nuovi massacri indiscriminati. Robespierre e Danton appoggiarono invece la proposta degli “arrabbiati” della leva in massa, come unica soluzione per contrastare l’avanzata degli eserciti della coalizione e dei vandeani.
 
Guidati da Hébert, tuttavia, gli “arrabbiati” non si ritennero soddisfatti. Sfruttando le pessime notizie sul fronte militare (il 4 settembre fu resa nota la notizia della caduta di Tolone nelle mani degli inglesi), il 5 settembre il Comune promosse una sollevazione contro la Convenzione, chiedendo il calmiere per tutte le derrate (il “maximum”) e altre misure d’emergenza. Robespierre dovette cedere facendo entrare nel Comitato di salute pubblica gli “hébertisti” [[Jacques Nicolas Billaud-Varenne]] e [[Jean-Marie Collot|Collot d’Herbois]]. Ciò spostò maggiormente l’asse del potere verso l’estremismo, ponendo “il Terrore all’ordine del giorno” (5 ottobre), come avevano proposto alcuni giacobini più radicali<ref>Mathiez e Lefebvre, ''op. cit.'' vol. I p. 449</ref>.
 
Questo nuovo corso fu confermato, il 17 settembre [[1793]], dall’approvazione della “legge“[[legge dei sospetti”sospetti]]”. Erano considerati sospetti, e quindi passibili di essere arrestati e deferiti al Tribunale rivoluzionario, gli emigrati rientrati, gli ex nobili eche non avessero mostrato evidente attaccamento alla Rivoluzione, ma anche coloro che non avevano compiuto “i loro doveri civici” (ossia partecipato alla vita politica) o tutti quelli che si erano mostrati “partigiani dei tiranni o del federalismo e nemici della libertà”. Con decreto del Comune del 10 ottobre, si giungeva a definire "sospetti" tutti coloro che avevano accolto con "indifferenza" la Costituzione e coloro che, "non avendo fatto nulla contro la libertà, non hanno comunque fatto niente per essa"<ref>Albert Sobul, ''Storia della Rivoluzione francese'', Rizzoli, Milano, 1997, p. 343</ref>.Infine, venne decretato che al Comitato di salute pubblica spettasse presentare alla Convenzione i candidati per il rinnovo delle cariche in tutti gli altri comitati della Convenzione. SiCosì si sanciva la preminenza del “Grande Comitato” su tutti gli altri e quindi, di fatto, una dittatura dei suoi 12 membri sul governo della Francia.
 
=== I grandi processi ===
[[File:Charrette pour la guillotine-01.jpg|thumb|200px|Maria Antonietta viene portata al patibolo in un'incisione del 1846]]Il 1º agosto [[1793]] [[Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena|Maria Antonietta]] fu rinviata al Tribunale rivoluzionario. Il processo si aprì il 14 ottobre e fu molto rapido, anche se le accuse infamanti avanzate da Hébert, che voleva dimostrare come l’ex regina avesse iniziato il [[Luigi XVII|Delfino]] a pratiche sessuali incestuose a Luigi XVI, vennero fatte cadere. Il 16 ottobre venne giustiziata. I quadri monarchici vennero ulteriormente falcidiati dall’esecuzione del duca d’Orléans, [[Filippo Égalité]], a novembre, e della [[Marie-Jeanne Bécu, contessa Du Barry|contessa Du Barry]] a dicembre.
 
Il 3 ottobre vennero rinviati a giudizio i deputati girondini, o “brissottini”, in quanto legati al loro leader [[Jacques Pierre Brissot]]. Dopo l’epurazione dei capi in seguito alle giornate del 31 maggio e del 2 giugno, era seguita quella di oltre cento deputati, alcuni dei quali fuggirono, mentre 73 vennero poi graziati dall’intervento di Robespierre, che frenò gli impeti dei sanculotti<ref>Furet e Richet, ''op. cit.'', vol. I, p. 284</ref>. I 22 leader, tra cui Brissot, vennero giustiziati il 1º ottobre 1793, [[Madame Roland]] poco dopo, spingendo il marito, l'ex ministro degli interni [[Jean-Marie Roland]], al suicidio, mentre l’ex sindaco [[Jérôme Pétion de Villeneuve|Pétion]] e [[François Buzot]], errabondi, si suicidarono nel giugno 1794.
 
A novembre vennero giustiziati i leader monarchici del [[Club dei Foglianti|partito fogliante]]: [[Jean Sylvain Bailly]], ex sindaco, colpevole del massacro del [[Campo di Marte (Parigi)|Campo di Marte]] nel [[1791]]; [[Antoine Barnave]], [[Marguerite-Louis-François Duport-Dutertre|Duport-Dutertre]].
 
=== Le vittorie militari e la repressione interna ===
Le disfatte militari avevano lasciato indifesa Parigi. In una settimana era possibile, per le truppe austro-prussiane, giungere nella capitale. Fu solo perché [[William Pitt il Giovane|Pitt]] aveva ordinato a Coburgo di conquistare [[Dunkerque]], come testa di ponte per lo sbarco degli inglesi sul continente, che l’invasione della capitale venne sventata. L’inondazione delle campagne a opera del comandante di [[Bergues]] rallentò le operazioni, permettendo al generale [[Jean-Baptiste Jourdan]] di portare rinforzi su Dunkerque e, nella [[battaglia di Hondschoote]] (6-8 settembre), i francesi ottennero una prima vittoria dopo molti mesi<ref>Mathiez e Lefebvre, ''op. cit.'', vol. I, p. 457</ref>.
 
Il Comitato di salute pubblica epurò i generali sospetti dagli stati maggiori delle armate del Nord, del Reno e della Mosella. I nuovi capi, rispettivamente Jourdan, [[Jean-Charles Pichegru]] e [[Lazare Hoche]], avrebbero presto rivelato i loro talenti militari. Jourdan e [[Lazare Carnot]], membro del Comitato e responsabile della guerra, guidarono l’armata del Nord nella [[battaglia di Wattignies|vittoria di Wattignies]] (15-16 ottobre) contro Coburgo.
 
Il 9 ottobre, nel frattempo, le truppe repubblicane erano entrate a Lione, soffocandone l’insurrezione. Le truppe vandeane, sconfitte a [[battaglia di Cholet|Cholet]] il 17 ottobre, ripiegavano. Il Terrore veniva instaurato nelle regioni dell’interno. [[Jean-Baptiste Carrier]], inviato in Vandea, fece annegare nella [[fiume Loira|Loira]] oltre 3000 vandeani (è rimasta celebre la sua frase: “Che fiume rivoluzionario, la Loira!”). Inviati a Lione, Collot d’Herbois e [[Joseph Fouché]], giudicando troppo lenta la ghigliottina, procedettero a far massacrare a colpi di mitraglia i ribelli, uccidendone oltre 2000<ref>Furet e Richet, ''op. cit.'', vol. I, p. 290</ref>. Parigi decise di cambiare nome alla città, ribattezzandola Ville-Affranchie (“Città affrancata”). Il 19 dicembre cadeva anche Tolone, grazie al piano ideato dall’allora capitano d’artiglieria [[Napoleone Bonaparte]]. Venne ribattezzata Port-la-Montagne, in onore del governo della Montagna. Sgominata infine la “Grande armata cattolica e regia” a novembre, a opera dei generali [[François-Séverin Marceau]] e [[Jean-Baptiste Kléber]], in Vandea giungeva [[Louis Marie Turreau]] con l’incarico di pacificare la regione. Le “[[colonne infernali]]” da lui organizzate fecero sparire interi villaggi, provocando un’ecatombe.
 
=== L'ondata di scristianizzazione ===
{{vedi anche|Culti della Ragione e dell'Essere Supremo}}
[[File:Fête de l'Etre suprême 2.jpg|thumb|300px|La festa dell'Essere supremo celebrata da Robespierre al Campo di Marte l'8 giugno 1794 in un dipinto di Pierre-Antoine Demachy]]
Il tentativo di sottomettere il clero cattolico, con la [[Costituzione civile del clero]], era sostanzialmente fallito. Sia i preti “refrattari” (coloro, cioè, che non avevano giurato) sia quelli costituzionali avevano voltato le spalle alla Rivoluzione dopo la caduta della monarchia. Il terreno era fertile per una reazione contro la Chiesa, tanto più che il 6 ottobre [[1793]] venne approvato il nuovo [[calendario rivoluzionario francese|calendario rivoluzionario]], che divideva i mesi in tre decadi, eliminava le feste consacrate e le domeniche, e faceva partire il computo del tempo dal 22 settembre [[1792]], giorno della proclamazione della Repubblica. A Lione, Fouché aveva perseguitato i preti e fatto sostituire alle croci nel cimitero il motto “La morte è un sonno eterno”<ref>Furet e Richet, ''op. cit.'', vol. I, p. 287</ref>. A Parigi, a novembre, il vescovo [[Jean-Baptiste Gobel]] venne convinto ad abiurare la religione. Il 10 novembre il Comune fece celebrare nella [[cattedrale di Notre Dame]], trasformata in Tempio della Ragione, una cerimonia per celebrare la Libertà, rappresentata da una giovane fanciulla; i convenzionali vi parteciparono in massa. Robespierre, tuttavia, ostile all’[[ateismo]], e convinto che la scristianizzazione avrebbe soltanto alimentato il fuoco della controrivoluzione, decise di intervenire. In un discorso al club dei giacobini accusò i promotori della scristianizzazione di essere controrivoluzionari sotto mentite spoglie. Danton lo seguì e, il 6 dicembre, venne decretata la libertà di culto, fermando la deriva dell’ateismo di stato. Robespierre tenterà quindi di trovare un compromesso tra le diverse istanze promuovendo il culto dell’Essere Supremo, una versione teistica del cristianesimo.
 
=== Indulgenti e arrabbiati ===
L’acuirsi del Terrore, con le continue e indiscriminate esecuzioni che ormai colpivano “tutte le fazioni”, come voleva Robespierre, cominciò a preoccupare numerosi deputati in seno alla Convenzione. Iniziò una campagna per l’indulgenza, che chiedeva di sospendere la pena capitale e adottare atti di clemenza. Leader di questa campagna fu Danton, rientrato a Parigi dopo un periodo passato in campagna con la moglie, nel corso del quale aveva cercato di allontanarsi dalla politica parigina. Il suo appoggio alla politica di Robespierre contro la scristianizzazione era appunto una manovra per frenare gli eccessi degli “arrabbiati” e portare il leader giacobino dalla sua. Tuttavia, molti dantonisti erano stati compromessi nello scandalo della [[Compagnia francese delle Indie orientali|Compagnia delle Indie]], che riguardava una serie di affari sporchi e di tangenti. Lo stesso Danton poteva esserne implicato. In un primo momento, comunque, Robespierre difese il suo collega, facendo cadere le accuse che gli pendevano sul capo.
 
Nel frattempo [[Camille Desmoulins]], per dare maggiore eco alla causa degli [[indulgenti]], iniziava a pubblicare un nuovo giornale, “Il Vecchio Cordigliere”. Dopo aver portato, sulle colonne del giornale, veementi attacchi agli [[hebertisti]], con lo scopo di epurarli dal Comitato di salute pubblica, Desmoulins prese a scagliarsi contro l’intero sistema del Terrore, denunciando lo strapotere dei comitati<ref>Mathiez e Lefebvre, ''op. cit.'', vol. II, p. 53</ref>. Ciò gli alienò l’amicizia di Robespierre, suo ex compagno di studi. Il leader giacobino decise di rompere con gli indulgenti.
[[File:Danton et Hébert par Vivant Denon.jpg|400px|thumb|Danton e Hébert in un disegno di [[Vivant Denon]]]]
Gli “arrabbiati”, d’altro canto, avevano reagito agli attacchi degli indulgenti dopo il rientro da Lione di Collot d’Herbois, che si era difeso dalle accuse di eccesso di zelo nella repressione dei rivoltosi. Hébert tentò a quel punto un colpo di mano, organizzando una “giornata” rivoluzionaria per assumere il controllo del Comitato. Ma il Comune rimase freddo e la sollevazione sfumò. Pur nella consapevolezza di dover mantenere l’equidistanza tra arrabbiati e indulgenti, Robespierre decise di colpire i primi e ne fece arrestare i capi. Tra il 21 e il 24 marzo [[1794]] Hébert e i suoi vennero giudicati e condannati con l’accusa di aver cospirato per organizzare l’insurrezione. Furono tutti ghigliottinati.
 
==== Il processo a Danton ====
Sembrò una vittoria per gli indulgenti, che vedevano ora scomparire i loro principali avversari. Desmoulins ne approfittò per raddoppiare i suoi attacchi contro i comitati, sul “Vecchio Cordigliere”, e chiedendo a viva voce il rinnovo del Comitato di salute pubblico, ma questo di tutta risposta impone la chiusura del giornale, facendone arrestare lo stampatore. Robespierre sembrò indeciso sulla proposta del collega Billaud-Varenne di far arrestare i capi indulgenti, ma la sera del 30 marzo accettò di firmare il mandato d’arresto per Danton, [[Jean-François Delacroix]], [[Pierre Philippeaux]] e Desmoulins, con l’accusa di essere stati, al pari dei loro amici già arrestati, dei “profittatori” arricchitisi con maneggi finanziari e requisizioni in missione (nel caso di Danton, durante la sua missione in Belgio).
 
Si preparava il braccio di ferro finale tra il Comitato e la Convenzione, la cui maggioranza silenziosa si era ormai allontanata da Robespierre: dal 2 al 5 aprile si tenne il processo di Danton e dei capi degli indulgenti al Tribunale rivoluzionario. Danton in prima persona tentò una coraggiosa difesa del suo operato e di quello dei suoi compagni, ma Saint-Just riuscì a far votare alla Convenzione un decreto che metteva a tacere gli imputati, impedendone la difesa. Vennero tutti condannati a morte.
 
=== Il Grande Terrore ===
{{Citazione|Non si tratta di punire i nemici della patria, quanto di annientarli|Affermazione di Couthon il 22 pratile anno II<ref>Mathiez e Lefebvre, ''op. cit.'', vol. II, p. 121.</ref>}}
Il Comitato di salute pubblica aveva ormai mano libera. Dal 10 giugno al 27 luglio, periodo del cosiddetto “Grande Terrore”, furono pronunciate dal Tribunale rivoluzionario 1285 condanne a morte, i giustiziati - considerando anche le condanne antecedenti - furono 1375. Tutti i processi politici vennero centralizzati a Parigi. Robespierre, l’8 giugno, approfittando della presidenza temporanea della Convenzione, presiedette la festa dell’Essere supremo al Campo di Marte di fronte a decine di migliaia di persone. In quella celebrazione di un nuovo corso morale e religioso, i mormorii contro l’autorità di Robespierre, che sembrava farsi pontefice della Rivoluzione, si sprecarono. Il 10 giugno (22 pratile) venne approvata la legge che regolamentava i nuovi processi: venivano aboliti i difensori, l’interrogatorio preliminare degli accusati, l’obbligo di fornire prove scritte o testimoniali; sarebbe bastata la sola “prova morale” per condannare un accusato alla ghigliottina. I nemici della Rivoluzione, secondo la legge, arrivavano a comprendere tutti coloro che avevano corrotto i costumi e la coscienza pubblica, fuorviando il popolo: una definizione che metteva l’intera Francia alla mercé del Tribunale rivoluzionario. I deputati cercarono di opporsi, anche perché la legge prevedeva che anch’essi potessero essere trascinati davanti al Tribunale senza che l’assemblea votasse la loro messa in stato d’accusa. Ma Robespierre travolse l’opposizione e li convinse a votare a favore. Il sovraffollamento delle carceri, che ormai accoglievano oltre 8000 sospetti, fece temere una cospirazione dei prigionieri. Per soffocarla si decise di effettuare una serie di "infornate", dieci tra giugno e luglio, tratte dalle principali prigioni della capitale.
Il Comitato di salute pubblica aveva ormai mano libera. Dal 10 giugno al 27 luglio, periodo del cosiddetto “Grande Terrore”, furono pronunciate dal Tribunale rivoluzionario 1285 condanne a morte<ref>Furet e Richet, ''op. cit.'', vol. I, p. 303</ref>, i giustiziati - considerando anche le condanne antecedenti - furono 1375<ref>Sobul, ''op. cit.'', p. 346</ref>. Tutti i processi politici vennero centralizzati a Parigi. Robespierre, l’8 giugno, approfittando della presidenza temporanea della Convenzione, presiedette la festa dell’Essere supremo al Campo di Marte di fronte a decine di migliaia di persone. In quella celebrazione di un nuovo corso morale e religioso, i mormorii contro l’autorità di Robespierre, che sembrava farsi pontefice della Rivoluzione, si sprecarono. Il 10 giugno (22 pratile) venne approvata la [[Legge del 22 pratile anno II|legge che regolamentava i nuovi processi]]: venivano aboliti i difensori, l’interrogatorio preliminare degli accusati, l’obbligo di fornire prove scritte o testimoniali; sarebbe bastata la sola “prova morale” per condannare un accusato alla ghigliottina. I nemici della Rivoluzione, secondo la legge, arrivavano a comprendere tutti coloro che avevano corrotto i costumi e la coscienza pubblica, fuorviando il popolo: una definizione che metteva l’intera Francia alla mercé del Tribunale rivoluzionario. I deputati cercarono di opporsi, anche perché la legge prevedeva che anch’essi potessero essere trascinati davanti al Tribunale senza che l’assemblea votasse la loro messa in stato d’accusa. Ma Robespierre travolse l’opposizione e li convinse a votare a favore. Il sovraffollamento delle carceri, che ormai accoglievano oltre 8000 sospetti, fece temere una cospirazione dei prigionieri. Per soffocarla si decise di effettuare una serie di "infornate", dieci tra giugno e luglio, tratte dalle principali prigioni della capitale<ref>Sobul, ''op. cit.'', p. 346</ref>.
 
=== Il 9 Termidoro ===
{{vedi anche|Colpo di Stato del 9 termidoro}}
{{Citazione|Voi siete dei dittatori ridicoli|Affermazione di [[Lazare Carnot]] rivolta a [[Louis Saint-Just]] e [[Maximilien de Robespierre|Maximilien Roberspierre]] in floreale anno II<ref>Mathiez e Lefebvre, ''op. cit.'', vol. II, p. 125.</ref>}}
La popolazione francese, esausta per le repressioni, chiedeva un periodo di pace. Questa speranza sembrò concretizzarsi con la vittoria di Jourdan contro le truppe della coalizione a [[Battaglia di Fleurus (1794)|Fleurus]], il 26 giugno, che riapriva le porte del Belgio e la riconquista della frontiera naturale sul [[Reno]]. Per qualche tempo, forse temendo un attentato, Robespierre non si fece più vedere né al Comitato né alla Convenzione. Ma, tramite il suo braccio destro, Saint-Just, aveva chiarito che le vittorie non dovevano essere il preludio a un rilassamento del regime del Terrore.
 
Ormai, tuttavia, l’opposizione alla sua autorità cresceva. Si verificò un’alleanza d’intenti tra i membri del Comitato di sicurezza generale, stanchi di essere esautorati dal Comitato di salute pubblica; Collot d’Herbois, Barère e Billaud-Varenne, in seno al Comitato di salute pubblica; ed ex rappresentati in missione quali [[Jean-Lambert Tallien]], Fouché, [[Stanislas Fréron]], [[Paul Barras]] (i cosiddetti “proconsoli”), che Robespierre voleva condannare per i loro eccessi durante la repressione, e per le ruberie.
 
[[File:9 termidoro.jpg|thumb|300px|left|Jean-Lambert Tallien brandisce il pugnale contro Robespierre durante la seduta della Convenzione del 9 Termidoro]]Il 26 luglio, Robespierre tornò alla Convenzione per denunciare una grande cospirazione in seno ai comitati e alla Convenzione stessa: sapeva tutto. I cospiratori tremarono, qualcuno chiese che fossero fatti i nomi. Robespierre si rifiutò, facendo pendere la minaccia della ghigliottina su tutta l’assemblea. Nella notte, il complotto entrò in azione. L’indomani, 9 termidoro secondo il calendario rivoluzionario, in una drammatica e convulsa seduta, i deputati impedirono a Saint-Just e Robespierre di prendere la parola. Alle urla di “abbasso il tiranno” fece seguito la proposta di mettere in stato d’accusa Robespierre, Saint-Just e Couthon, il “triumvirato” che di fatto reggeva il Comitato di salute pubblica. La proposta venne approvata e i tre condotti in carcere. In serata, tuttavia, il Comune insorgeva e li faceva liberare e rifugiare nell’[[Hôtel de Ville (Parigi)|Hôtel de Ville]]. Indecisi sul da farsi, Robespierre e i suoi persero tempo prezioso, mentre la Convenzione, affidato a Barras il comando delle truppe, dichiarava gli insorti fuori legge. Le sezioni si dispersero, incapaci di una reale mobilitazione dopo che i loro capi erano stati falcidiati con la caduta degli hébertisti. All’irruzione delle truppe, Robespierre tentò di spararsi, ferendosi gravemente, mentre il fratello [[Augustin Robespierre|Augustin]] si gettava dalla finestra, scampando a sua volta alla morte. [[Philippe-François-Joseph Le Bas|Le Bas]], loro seguace, si sparò. Saint-Just e Couthon vennero catturati. L’indomani, senza alcun processo, furono ghigliottinati.
 
==== La reazione termidoriana ====
{{vedi anche|Convenzione termidoriana}}
Il sistema politico instaurato con il Terrore durò ancora qualche mese, come per inerzia. Ma come primo atto si decise che i comitati sarebbero stati rinnovati di un quarto dei loro membri ogni mese, per impedire il consolidarsi di cricche di potere, e il primo rimpasto portò al governo i “termidoriani”, come si definivano i protagonisti del 9 Termidoro. Le esecuzioni vennero usate per fare piazza pulita dei “terroristi”, definiti spregiativamente “bevitori di sangue” (tra questi Carrier, mentre Collot d'Herbois e Billaud-Varenne furono deportati nella [[Guyana francese]]). Fréron, in particolare, diresse l’azione di una banda di giovani aristocratici che imperversavano per Parigi allo scopo di colpire i sanculotti più radicali: il cosiddetto “[[Terrore bianco]]” aveva lo scopo di annientare la resistenza dei giacobini, il cui club venne chiuso d’autorità il 19 novembre [[1794]]. In dicembre veniva abolito il "maximum" sulle derrate, sancendo la fine della politica economica del Terrore.
 
Ci furono, tuttavia, dei rigurgiti insurrezionali. Il 1º aprile ([[Insurrezione del 12 germinale anno III]]) e il 20 maggio [[1795]] ([[Insurrezione del 1º pratile anno III]]), i sanculotti tentarono due nuove “giornate” rivoluzionarie contro la Convenzione, per far approvare nuove misure d’emergenza per gli approvvigionamenti, a causa della fame nuovamente dilagante, e far applicare la Costituzione del 1793, estremamente radicale, votata nel mezzo della crisi politica, la cui esecuzione era stata rimandata all’indomani della pace generale. Ma i deputati resistettero e non si piegarono alle minacce. Nel frattempo venne discussa e approvata una nuova Costituzione, ideata dal vecchio rivoluzionario [[Sieyès]]: il potere legislativo sarebbe stato affidato a due camere, il [[Consiglio dei Cinquecento]] e il [[Consiglio degli Anziani (Francia)|Consiglio degli Anziani]], mentre il potere esecutivo sarebbe stato affidato a cinque direttori, rinnovabili a rotazione. In tal modo si credeva di poter garantire un equilibrio politico e impedire nuovi tentativi dittatoriali.
 
I convenzionali fecero votare una legge, il cosiddetto “[[decreto dei due terzi]]”, che permetteva ai due terzi dei membri della Convenzione di essere rieletti nelle due nuove camere. Ciò provocò la furibonda reazione della destra, il cui consenso elettorale era in crescita. I monarchici parigini risollevarono la testa e la popolazione si sollevò contro la Convenzione il 5 ottobre [[1795]] ([[Insurrezione del 13 vendemmiaio anno IV]]). Barras, posto a capo delle truppe lealiste, affidò al generale Napoleone Bonaparte la repressione dell’insurrezione, che fu brutale. Con lo scioglimento della Convenzione, il 26 ottobre, si apriva l’era del [[Direttorio]], che lo stesso Napoleone avrebbe poi abbattuto nel 1799 spianando la strada all’[[Primo impero francese|Impero]].
 
== L'organizzazione del Terrore ==
=== La centralizzazione del Comitato di salute pubblica ===
{{vedi anche|Comitato di salute pubblica}}
Il governo del Terrore fu incardinato intorno al Comitato di salute pubblica, costituito, dopo l’ingresso degli hébertisti nel settembre 1793, da 12 membri (il “Grande comitato”). Il Comitato di salute pubblica, creato il 6 aprile 1793, era composto da membri della Convenzione votati in seno alla stessa assemblea, con l’incarico di stabilire le iniziative di legge per superare la crisi della Repubblica sul fronte interno e su quello esterno. Esso, in teoria, non doveva essere che uno dei ventuno comitati della Convenzione previsti dalla legge; ma in realtà il potere politico era accentrato in due soli di essi, detti “comitati di governo”: il Comitato di salute pubblica, appunto, e il Comitato di sicurezza generale, che invece deteneva poteri di polizia politica. Con il rimpasto che portò alla fuoriuscita di Danton dal Comitato e all’ingresso di Robespierre, nel luglio 1793, iniziava il regime del Terrore propriamente detto.
[[File:Comité de Salut public.png|400px|thumb|Un'illustrazione della sala delle Tuileries dove si riuniva il Comitato di salute pubblica]]
Il governo del Terrore fu incardinato intorno al Comitato di salute pubblica, costituito, dopo l’ingresso degli hébertisti nel settembre 1793, da 12 membri (il “Grande comitato”). Il Comitato di salute pubblica, creato il 6 aprile [[1793]], era composto da membri della Convenzione votati in seno alla stessa assemblea, con l’incarico di stabilire le iniziative di legge per superare la crisi della Repubblica sul fronte interno e su quello esterno. Esso, in teoria, non doveva essere che uno dei ventuno comitati della Convenzione previsti dalla legge; ma in realtà il potere politico era accentrato in due soli di essi, detti “comitati di governo”: il Comitato di salute pubblica, appunto, e il Comitato di sicurezza generale, che invece deteneva poteri di [[polizia politica]]<ref>Soboul, ''op. cit.'', p. 334</ref>. Con il rimpasto che portò alla fuoriuscita di Danton dal Comitato e all’ingresso di Robespierre, nel luglio 1793, iniziava il regime del Terrore propriamente detto.
 
Con il decreto del 14 [[frimaio]] anno II (4 dicembre [[1793]]), si stabilì che tutti i corpi istituzionali e i pubblici funzionari fossero posti sotto il controllo del Comitato di salute pubblica. Ciò permise di porre quest’ultimo a capo dell’intero governo della Francia, cosa che già implicitamente era avvenuta con la possibilità concessa al Comitato di salute pubblica di rinnovare le cariche di tutti gli altri comitati, tra cui quello di sicurezza generale – sancendo di fatto la fine della loro equiparazione – e di spiccare autonomamente mandati d’arresto, arrogandosi così anche poteri di polizia. Dal 1º aprile [[1794]], i ministeri furono aboliti e vennero istituite dodici Commissioni esecutive sotto il diretto controllo del Comitato, i cui membri erano nominati dalla Convenzione su proposta dei membri del Comitato stesso. Tra questi spiccavano la commissione per le armi e polveri, che dirigeva lo sforzo di fabbricazione delle armi, e la commissione alle sussistenza, che dirigeva la politica economica. Alle commissioni si affiancavano particolari uffici, come l’Ufficio di polizia controllato da Saint-Just e l’Ufficio topografico, vero e proprio “ministero della guerra”, controllato da Carnot tramite il futuro ministro della guerra [[Henri-Jacques-Guillaume Clarke, duca di Feltre|Clarke]].
 
Per controllare l’intera Francia, il decreto del 14 frimaio stabiliva che ogni dieci giorni ciascun distretto dipartimentale dovesse rendicontare il proprio operato al Comitato, attraverso gli “agenti nazionali”, che sostituivano i procuratori e i sindaci. In ciascun comune venivano istituti i ''Comitati di sorveglianza rivoluzionaria'', composti da dodici membri, con poteri di polizia. Essi rilasciavano i certificati di civismo, compilavano liste dei sospetti e arrestavano tutti coloro che erano considerati nemici della Rivoluzione. Ogni due giorni dovevano rapportare al Comitato di sicurezza generale<ref>Soboul, ''op. cit.'', p. 336</ref>. Il 9 aprile [[1793]] un apposito decreto istituì la figura dei “rappresentati in missione”, in numero di tre per ciascuna armata della Repubblica. Dotati di ampi poteri sul controllo delle attività militari, potevano far arrestare i generali ed erano di fatto considerati i “proconsoli” della Repubblica. Il loro enorme potere portò il Comitato di salute pubblica a revocarli nella primavera del 1794, mettendo sotto inchiesta diversi di essi.
 
=== Il Tribunale rivoluzionario ===
== ''Vittime del Terrore'' ==
{{vedi anche|Tribunale rivoluzionario}}
Le vittime del Terrore sono circa 17.000 morti con la ghigliottina. In più vanno aggiunte le vittime delle esecuzioni senza sentenza e le vittime di guerra, che porterebbero il totale a 35.000-40.000 morti.
[[File:Girondists Harpers Weekly Aug 1881.jpg|300px|thumb|left|Una carretta di condannati al patibolo durante il Terrore]]
All’indomani della giornata del 10 agosto 1792, il Comune di Parigi chiese l’istituzione di un Tribunale criminale straordinario per giudicare coloro che si erano macchiati dell’eccidio dei sanculotti nel corso dell’assalto alle [[Palazzo delle Tuileries|Tuileries]]. Istituito con molta reticenza dall’Assemblea legislativa il 17 agosto, il Tribunale fu sciolto il 29 novembre, non prima che la giustizia sommaria consentisse i massacri di settembre. La perdita di potere da parte dei girondini, che si erano opposti alla giustizia rivoluzionaria, permise l’istituzione, il 10 marzo [[1793]], del Tribunale rivoluzionario, su proposta di Danton. Secondo la normativa che ne regolamentava l’attività, al Tribunale spettava di giudicare “ogni iniziativa controrivoluzionaria, ogni attentato contro la libertà, l’eguaglianza, l’unità, l’indivisibilità della Repubblica, la sicurezza interna ed esterna dello stato e tutti i complotti tendenti a restaurare la monarchia”<ref>Soboul, ''op. cit.'', p. 340</ref>. Le sentenze non erano appellabili. I giudici e i giurati erano nominati dalla Convenzione. Simili tribunali rivoluzionari furono istituti in ciascun dipartimento. Per alcune tipologie di rei, come i ribelli sorpresi con le armi alla mano, gli emigrati rientrati, gli individui messi fuori legge, si procedeva direttamente con la constatazione dell’identità e la condanna a morte, senza processo (fu il caso di Robespierre e dei suoi, in quanto messi fuori legge). Pubblico accusatore del Tribunale rivoluzionario di Parigi era [[Antoine Quentin Fouquier-Tinville]], presidente venne nominato [[Martial Herman]]. Per accelerare i processi, il Tribunale venne diviso in quattro sezioni, due delle quali in grado di funzionare simultaneamente. Con la legge del 22 pratile, furono aboliti l’interrogatorio preventivo, la difesa degli accusati, la necessità di fornire prove materiali, la carcerazione come pena: le sentenze potevano essere solo assolutorie o di condanna a morte.
 
=== La Costituzione dell'anno I e la democrazia sociale ===
Più alto il numero di arrestati. Le cifre in questo sono varie: dai 100.000 a 500.000.
{{vedi anche|Costituzione francese del 1793}}
Durante il periodo del Terrore si visse una fase di vuoto legislativo per quel che concerneva la legge costituzionale. La [[Costituzione francese del 1791|Costituzione del 1791]] era di fatto sospesa, essendo una costituzione monarchica superata dai fatti; venne mantenuta formalmente in vigore, integrata dalle nuove leggi approvate dalla Convenzione, che avevano valore costituente e, come tali, abrogavano le norme antecedenti della Costituzione. Il comitato costituzionale, eletto il 25 settembre [[1792]], era controllato dai girondini, e i suoi lavori non avanzarono per interi mesi. Solo il 15 febbraio [[1793]] [[Nicolas de Condorcet]] presentò all’assemblea il primo impianto della bozza costituzionale. Esso prevedeva di dividere l’esecutivo dal legislativo, con i ministri eletti direttamente dal popolo e rinnovati a rotazione ogni anno, e l’assemblea legislativa rinnovata per intero ogni anno. Venivano rafforzate le istituzioni locali, favorendo il decentramento caro ai girondini per ridurre il centralismo di Parigi<ref>Giuseppe Maranini, ''Classe e stato nella Rivoluzione francese'', Vallecchi, Firenze, 1964, pp. 209-210</ref>.
[[File:Déclaration des droits de l'homme et du citoyen pj932cn6358 original.jpg|200px|thumb|La Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1793, in apertura della Costituzione dell'anno I]]
La caduta della Gironda affossò subito questo progetto. I montagnardi avviarono nuovi lavori a partire dal giugno 1793, ed elaborarono la nuova Costituzione in gran fretta, nel mezzo dei pericoli che minacciavano la Francia e un clima di grande caos politico. L’impatto di questi avvenimenti sul testo costituzionale era evidente. Vi si sanciva il diritto all’insurrezione, sorta di giustificazione retrospettiva del 10 agosto e del 2 giugno<ref>Maranini, ''op. cit.'', p. 217</ref>; si poneva l’assemblea legislativa al centro del sistema politico, con i deputati eletti a maggioranza assoluta e a scrutinio uninominale e diretto per ciascuna circoscrizione, composta da almeno 40mila elettori; i ministri, in numero di 24, sarebbero stati scelti dall’assemblea da un elenco di 83 candidati eletti uno per ciascun dipartimento dai corpi elettorali (misura che avrebbe permesso all’assemblea di escludere i dipartimenti rimasti fedeli ai girondini)<ref>Maranini, ''op. cit.'', p. 218</ref>.
 
La Costituzione dell’anno I, adottata il 24 giugno [[1793]], non entrerà mai in vigore. Con un gesto simbolico, il testo venne rinchiuso in un’arca di cedro posta nell’aula della Convenzione<ref>Soboul, ''op. cit.'', p. 328</ref>. Ciò dipendeva dal fatto che, come era stato stabilito su proposta di Saint-Just il 10 ottobre [[1793]], il governo doveva rimanere “rivoluzionario fino alla pace”; solo in seguito si sarebbe proceduto allo scioglimento dei comitati e della Convenzione e al loro rinnovo. Faro delle insurrezioni dell’anno III (al grido di “pane e Costituzione dell’anno I”, i sanculotti cercheranno di rovesciare la Convenzione termidoriana), sarà scalzata dalla [[Costituzione francese del 1795|Costituzione direttoriale]] adottata nel [[1795]].
Tutte queste cifre non tengono conto delle vittime della Guerra di Vandea, che gli storici concordano aver rappresentato la pagina più sanguinosa del Terrore. Sulle vittime della Vandea i numeri variano molto: da 150.000 a 300.000 morti.
 
Diverse disposizioni di democrazia sociale vennero nondimeno adottate dalla Convenzione e fatte subito entrare in vigore. Tra queste, la suddivisione egualitaria della successione, che eliminava i [[maggiorascato|maggiorascati]] e sanciva l’uguaglianza tra gli eredi, compresi i figli naturali; la suddivisione in piccoli lotti dei beni nazionali, per favorire l’acquisizione di nuove proprietà da parte del proletariato e della piccola borghesia, base sociale del Terrore; la confisca delle proprietà dei sospetti e la loro distribuzione ai patrioti indigenti (che però non fu applicata); l’istituzione dell’insegnamento primario pubblico e gratuito; gli assegni assistenziali per le persone anziane sopra i sessant’anni nelle campagne e nei villaggi<ref>Soboul, ''op. cit.'', pp. 377-379</ref>.
 
=== La politica economica del Terrore ===
A dividere radicalmente girondini e montagnardi era la questione delle misure da intraprendere per porre un freno alla crisi economica e al rincaro del prezzo del pane e di altre derrate. I girondini restavano legati al [[liberismo francese|liberismo]], e mal sopportavano le richieste di dirigismo che provenivano dai capi sanculotti, che trovavano espressione nei discorsi di diversi esponenti giacobini. La loro caduta aprì la strada a una serie di radicali misure economiche che caratterizzarono il periodo del Terrore. L’11 aprile [[1793]] fu decretato il corso forzoso dell’[[assegnato]], punendo drasticamente coloro che rifiutavano di accettare gli assegnati come metodo di pagamento, nella speranza di frenare il loro deprezzamento e la spirale dell’[[inflazione]]. In maggio venne approvato il prestito forzoso di un miliardo, che si applicava in misura progressiva a partire da redditi di 1000 [[livre tournois|lire]] per i celibi e 1500 lire per i coniugati<ref>Marc Bouloiseau, ''La Francia rivoluzionaria. La Repubblica giacobina 1792-1794'', Laterza, Roma-Bari, 1975, p. 143</ref>.
[[File:Assignat de 15 sols.jpg|200px|thumb|Un assegnato del periodo repubblicano. Il loro valore crollò all'indomani del 9 termidoro]]
In una prima concessione agli “arrabbiati”, il 4 maggio [[1793]] la Convenzione istituì un primo “maximum”, ossia un calmieramento, dei cereali e della farina, che servì a migliorare le condizioni a Parigi ma che rimase inapplicato nel resto della Francia. Ad aumentare furono, nei mesi successivi, soprattutto i prezzi della [[carne]], dello [[zucchero]], del [[sapone]], della [[cera]] per le candele. Il 26 luglio [[1793]], su pressione di Jacques Roux, la Convenzione adottò la legge contro gli accaparratori, minacciando di morte tutti i commercianti che non avessero presentato la dichiarazione delle loro scorte di beni di prima necessità. Ciò non frenò l’aumento dei prezzi. Le agitazioni popolari a Parigi agli inizi del settembre 1793 costrinsero la Convenzione a votare la legge del maximum generale il 29 settembre, stabilendo che tutti i generi di prima necessità e le materie prime fossero vincolate al prezzo medio del [[1790]] aumentato di un terzo, mentre i salari vennero legati al prezzo medio del 1790 aumentato di metà<ref>Soboul, ''op. cit.'', p. 369</ref>. Vennero distribuite le tessere per il razionamento del pane a Parigi e stabilite ispezioni ai magazzini per l’applicazione della legge sugli accaparramenti. La commissione per le sussistenze in seno al Comitato di salute pubblica, istituita il 22 ottobre [[1793]] (dall’aprile 1794 ribattezzata “commissione per il commercio e l’approvvigionamento”, raggiungendo i 500 impiegati<ref>Bouloiseau, ''op. cit.'', p. 132</ref>) doveva dirigere l’enorme sforzo della politica economica del Terrore. Nelle campagne e nei villaggi aumentarono le requisizioni, necessarie per rifornire l’esercito di ciò di cui aveva bisogno; le campane delle chiese venivano fuse per ottenere [[bronzo]] da usare nella fabbricazione delle armi<ref>Soboul, ''op. cit.'', p. 371</ref>.
 
La politica economica del Terrore venne gradualmente abbandonata dopo il 9 termidoro. Le violazioni del maximum, ormai diffusissime, erano già tollerate dal Comitato di salute pubblica dalla primavera 1794, con l’eccezione del pane. Il decreto fu abolito il 24 dicembre. La nazionalizzazione delle fabbriche di guerra e del commercio estero fu abbandonata. Ciò tuttavia alimentò una crisi dell’economia e degli approvvigionamenti che scatenò le insurrezioni popolari del 1795 e inimicò ai francesi la nuova classe dirigente termidoriana.
 
== Dibattito storiografico ==
In quanto fase storica tra le più importanti e problematiche della Rivoluzione francese, il Terrore è stato oggetto di numerose interpretazioni dei principali storici della Rivoluzione, che hanno cercato di analizzarne cause e motivazioni.
 
=== L'interpretazione classica: la tesi delle circostanze ===
L’interpretazione classica del Terrore è quella definita da [[François Furet]] la “tesi delle circostanze”, secondo la quale la dittatura di salute pubblica fu il prodotto contingente della profonda crisi in cui versava la Repubblica nel 1793 e dei rischi della controrivoluzione sia all’esterno che all’interno. Questa tesi fu sostenuta fin dall’indomani del 9 termidoro dagli stessi “termidoriani”, interessati a giustificare il loro ruolo avuto nel regime, ed è ancora quella maggiormente divulgata nei manuali scolastici<ref>François Furet, ''Terrore'', in François Furet e Mona Ozuf, ''Dizionario critico della Rivoluzione francese'', Bompiani, Milano, 1988, p. 138</ref>.
 
Tale tesi fu sostenuta da [[Adolphe Thiers]] nella sua ''Storia della rivoluzione francese'' ([[1835]]-[[1839]]): il Terrore sarebbe stato un male necessario, inevitabile per il percorso logicamente consequenziale della Rivoluzione; fu ripresa analogamente da [[François-Auguste Mignet]], collega di Thiers: le loro tesi sono state definite da [[Albert Soboul]] come appartenenti a una “scuola fatalista”, legate cioè a un’idea di fatalità storica del processo rivoluzionario<ref>Soboul, ''op. cit.'', p. 16</ref>.
[[File:Jules Michelet.jpg|thumb|left|Jules Michelet ritratto da Thomas Couture]]
[[Jules Michelet]], nella sua ''Storia della rivoluzione francese'' ([[1847]]-[[1853]]), sostenne che il Terrore fu possibile perché il ruolo del popolo, nel periodo 1793-94, venne meno, considerando la scarsa partecipazione popolare ai dibattiti politici nelle sezioni; l’assopimento delle coscienze popolari permise l’ascesa dell’oligarchia rappresentata dal Comitato di salute pubblica. Il Terrore, dunque, sostituì alla sovranità del popolo la dittatura<ref>Furet e Ozuf, ''op. cit.'', p. 932</ref>. Sulla stessa scia [[Edgar Quinet]], che subì l’influenza contemporanea di Michelet, per il quale il Terrore rappresentò il ritorno, in Francia, dell’antico [[assolutismo monarchico|assolutismo]]: la tesi delle circostanze, utilizzata dagli stessi “terroristi”, non fu che il recupero della vecchia ragion di stato, e Robespierre, ne ''La Rivoluzione'' ([[1865]]) di Quinet, è assimilato a [[Armand-Jean du Plessis de Richelieu|Richelieu]].
 
La critica alla tesi delle circostanze è più o meno contemporanea alla tesi stessa e può essere fatta risalire a [[Benjamin Constant]]: nel suo ''Gli effetti del Terrore'' ([[1797]]), tra i primi il filosofo dimostrava come i successi della Rivoluzione nel 1794 si fossero verificati “nonostante” il Terrore e non grazie ad esso, dal momento che con la vittoria di Fleurus la minaccia controrivoluzionaria era allontanata e ciò nonostante si assisté in quel periodo all’acme del Terrore. Esso fu piuttosto, a suo dire, il prodotto di un’eccessiva sovranità affidata dai rivoluzionari al popolo; da qui l’importanza della [[democrazia rappresentativa]] che Constant, liberale, sostenne nella sua filosofia politica, in opposizione alle tesi di [[Jean-Jacques Rousseau]].
 
=== Filosofia di Rousseau e Terrore ===
 
Sul ruolo delle teorie di Rousseau nell’affermazione del Terrore (è noto che la Rivoluzione tributò grande rispetto al filosofo ginevrino, e più di tutti Robespierre, che forse l’aveva conosciuto) si concentrò anche [[Hegel]] nel capitolo “La libertà assoluta e il Terrore” del suo ''[[Fenomenologia dello spirito]]'' ([[1807]]). Il filosofo tedesco sostenne che il Terrore recepì la teoria di Rousseau sulla necessità, da parte delle volontà particolari, di identificarsi sempre con la volontà generale: in tal senso la Rivoluzione rese impossibile conservare un governo stabile, poiché ciascun governo, proprio in quanto per sua natura detentore di interessi particolari, si trasforma sempre in una semplice “fazione”, divenendo inviso alla volontà generale. Il Terrore non poteva allora che sfociare nell’anarchia, per la sua connaturata furia disgregante contro ogni istituzione o corpo politico<ref>Luc Ferry, ''Hegel'', in Furet e Ozuf, ''op. cit.'', pp. 888-892</ref>.
 
Com’è noto, è stata [[Hannah Arendt]] a spingere maggiormente sull’analisi del ruolo delle tesi di Rousseau nella costruzione dell’ideologia totalitaria del XX secolo, che per la filosofa ebbe nel Terrore giacobino la sua prima manifestazione. Tesi, questa, fortemente influenzata dagli avvenimenti storici contemporanei e non a caso ripresa, in piena [[Guerra fredda]], dallo storico [[Israele|israeliano]] [[Jacob Talmon]], che in ''The Origin of Totalitarian Democracy'' ([[1951]]) evidenziava le continuità tra giacobinismo e totalitarismo marxista.
 
=== L'interpretazione socialista: le due rivoluzioni ===
A partire dalla seconda metà del XIX secolo, si afferma una nuova interpretazione, di [[Socialismo|stampo socialista]], sia della Rivoluzione francese che del periodo del Terrore. In questo senso si consolida la tesi delle “due rivoluzioni”, secondo la quale a una rivoluzione sostanzialmente borghese e liberale, quella del 1789, ne seguì una di stampo popolare o “proletario”, la rivoluzione del 1793. Così [[Jean Jaurès]], nella sua ''Storia socialista della Rivoluzione francese'' ([[1901]]-[[1908]]), che difendeva il Terrore come unico mezzo per assicurare l’unità del paese, ripugnante ma legittimato dal supremo intesse della Rivoluzione; tuttavia, Jaurès ammetteva che, in seguito alla caduta di Danton, che si era fatto rappresentante di intenti controrivoluzionari, il Terrore non era più necessario.
[[File:Jean Jaurès, 1898, by Nadar.jpg|thumb|left|Jean Jaurès]]
[[Karl Marx]] appoggiava questa tesi, sostenendo che il 1793 fu l’apogeo del processo di emancipazione del cittadino iniziato con la Rivoluzione, ma non fu che una parentesi, dal momento che Termidoro si affrettò a mostrare il vero volto della rivoluzione borghese. In tal senso, per Marx protagonisti positivi del Terrore furono i sanculotti, laddove Robespierre e Saint-Just, nell’illusione di restaurare la repubblica romana o persino spartana, non fecero altro che “consacrare l’ineguaglianza della società borghese”<ref>François Furet, ''Marx'', in Furet e Ozuf, ''op. cit.'', p. 918</ref>.
 
Secondo Furet, l’interpretazione socialista ha permesso, nel XX secolo, la rivalutazione dell’esperienza del Terrore, depurandola della “leggenda nera” affibbiatale dagli storici liberali del XIX secolo. Ma ciò avvenne “all’ombra dell’esempio sovietico”<ref>Furet, ''Terrore'', cit., p. 138</ref>: la [[rivoluzione bolscevica]], infatti, parve agli storici francesi socialisti la vittoria tardiva della Rivoluzione francese nella sua manifestazione più radicale, quella del ’93 appunto. Così soprattutto nell’interpretazione di [[Albert Mathiez]], che mise in parallelo rivoluzione giacobina e bolscevica, e per il quale il Terrore fu l’anticipazione del socialismo e Robespierre il vero eroe della Rivoluzione, l’unico ad avere come obiettivo l’instaurazione della fratellanza. Tesi in parte ripresa da [[Georges Lefebvre]], che però ridimensionava il ruolo di Robespierre e sottolineava quello giocato dalle masse popolari.
 
Albert Soboul, forse il più importante studioso [[marxismo|marxista]] della Rivoluzione, giunse a distinguere tra giacobinismo e “robespierrismo”: Robespierre e Saint-Just miravano a una rivoluzione sociale e morale, impossibile tuttavia da affermare in un momento in cui la Rivoluzione giungeva a sancire “il dominio borghese e l’egoismo individualistico”<ref>Soboul, ''op. cit.'', p. 414</ref>. Il Terrore, per Soboul, riuscì comunque a ottenere evidenti successi sul fronte interno ed esterno che il Direttorio fece sfumare, e completò la centralizzazione della Francia iniziata con l’abolizione dei particolarismi feudali nel 1789, aprendo la strada al moderno [[nazionalismo]].
 
=== Interpretazioni contemporanee: il ruolo dell'ideologia ===
Le tesi più recenti sul Terrore, depurate dagli eccessi dell’analisi marxista, prendono le mosse dalla riscoperta del pensiero di [[Augustin Cochin]], che enfatizzava il ruolo delle [[ideologia|ideologie]], e definiva il Terrore come una sorta di “[[teocrazia]] politica”. Tale riscoperta, favorita dal libro ''Critica della rivoluzione francese'' ([[1978]]) di Furet, ha permesso di rimettere al centro del dibattito sul Terrore il ruolo della mentalità rivoluzionaria e della politica. Per Furet, il Terrore rappresentò il primato della politica (“la politica può tutto”) e della sovranità popolare, e trovò giustificazione in un’autentica volontà di rigenerazione dell’uomo<ref>Furet, ''Terrore'', cit., pp. 140-141</ref>.
 
Analogamente, [[Michel Vovelle]] spiega il Terrore come il prodotto di una mentalità che aspirava a cambiare radicalmente il mondo, in una chiave quasi religiosa. Il 1794, in particolare, sancì il passaggio dalla rivoluzione sociale a quella morale: con il Terrore, l’ideologia finì per coincidere con la politica, e tutta l’azione politica trovava giustificazione nel discorso ideologico di Robespierre<ref>Michele Vovelle, ''La mentalità rivoluzionaria'', Laterza, Roma-Bari, 1987</ref>.
 
[[Patrice Gueniffey]], in quella che è oggi la più recente discussione sul Terrore rivoluzionario, ritiene che esso fu principalmente il prodotto di una “rappresentazione della realtà” particolare, non corrispondente alla realtà fattuale. Le circostanze storiche giustificarono il Terrore, a suo dire, ma fu l’interpretazione soggettiva delle circostanze a spiegare la risposta sovradimensionata del Terrore: i rivoluzionari avevano, cioè, una percezione ingigantita dei pericoli che minacciavano la Repubblica, e agirono di conseguenza. Per tale motivo è difficile ricostruire fino in fondo le ragioni del Terrore, perché esse furono legate a “passioni collettive” che non è possibile ricostruire compiutamente a posteriori<ref>Patrice Gueniffey, ''Violenza e Terrore nella Rivoluzione francese'', in Gueniffey, ''Storie della Rivoluzione francese'', Bruno Mondadori, Milano, 2013, p. 106</ref>. Concordando con Furet, Gueniffey sostiene che tutta la storia della Rivoluzione fu costellata da episodi di terrore (per esempio “la Grande Paura” del 1789), pertanto il Terrore fu “il prodotto della dinamica propria a ogni rivoluzione”<ref>Gueniffey, ''op. cit.'', p. 124</ref>, costellata da episodi di violenza ideologica. Infine, Gueniffey enfatizza la distinzione tra Terrore e robespierrismo, sostenendo, con Cochin, che Robespierre spinse il discorso rivoluzionario fino alla “ideocrazia”, cioè a una superiorità dell’ideologia sulla politica, che però lo lasciò isolato e ne favorì la caduta<ref>Gueniffey, ''op. cit.'', p. 125</ref>.
 
[[File:Cruikshank - The Radical's Arms.png|thumb|upright=0.8|La [[ghigliottina]], simbolo del regime del Terrore [[giacobino]], in una caricatura inglese.]]
 
== Vittime del Terrore ==
{{Citazione|Il terrore non esiste solo quando alcune persone comandano altre e le fanno tremare, ma regna quando anche coloro che comandano tremano, perché sanno di essere presi a loro volta, come quelli su cui esercitano il potere, nel sistema generale dell'obbedienza.|[[Michel Foucault]], ''Sicurezza, territorio, popolazione'', tr. it. p. 150}}
Lo studio più preciso sul numero complessivo di vittime del Terrore è quello di [[Donald Greer]], ripreso da quasi tutti gli storici moderni della Rivoluzione e basato sulle sentenze di condanne a morte emesse in Francia nel periodo del Terrore: Greer calcola 16.594 sentenze di condanne a morte emesse ed eseguite dal Tribunale rivoluzionario e da altre corti di giustizia rivoluzionaria, per un totale di circa 17.000 morti attraverso la ghigliottina<ref>Donald Greer, ''The Incidence of the Terror during the French Revolution: A Statistical Interpretation'', Harvard University Press, Cambridge (USA), 1935</ref>. A questi vanno aggiunte le vittime delle numerose esecuzioni senza sentenza, soprattutto nel corso delle repressioni di Lione e Tolone, e le vittime di guerra, che porterebbero il totale a 35.000-40.000 morti<ref>Soboul, ''op. cit.'', p. 349</ref>.
 
Ben più alto il numero di sospetti arrestati. Le cifre in questo caso variano molto: Soboul calcola un minimo di 100.000, Mathiez arriva a 300.000<ref>Soboul, ''op. cit.'', p. 347</ref>. [[Jacques Godechot]] in tempi più recenti ha rivisto questa cifra al rialzo, tra 300.000 e 500.000<ref>Jacques Godechot, ''Rivoluzione e controrivoluzione in Francia e in Europa'', in Aa.Vv. ''La Storia'' vol. 10, UTET, Torino, 2004</ref>.
 
Tutte queste cifre non tengono conto delle vittime della [[Guerra di Vandea]], che gli storici concordano aver rappresentato la pagina più sanguinosa del Terrore. Data la forte sensibilità del tema nella storiografia francese contemporanea, sulle vittime della Vandea i numeri variano molto: da un minimo di 150.000 secondo [[Reynald Secher]]<ref>Reynald Secher, Il genocidio vandeano, Effedieffe Edizioni, pp. 53-54</ref> fino a 300.000 morti secondo [[Anne Bernet]]<ref>Anne Bernet, ''La veillée d'armes'', in ''Historia'' n. 704, agosto 2005, pp. 34-44</ref>.
 
Tra le vittime più note del Terrore, colpite dalle sentenze del Tribunale rivoluzionario, vanno ricordati:
* 16 ottobre 1793: [[Maria Antonietta d'Asburgo Lorena]]
* 31 ottobre 1793: [[Jacques Pierre Brissot]]
* 6 novembre 1793: il duca d'Orleans Luigi Filippo, che aveva votato in precedenza per la morte del re
* 6 novembre 1793: il duca d'Orleans [[Luigi Filippo II di Borbone-Orléans|Luigi Filippo]], che aveva votato in precedenza per la morte del re
* 8 dicembre 1793: Marie-Jeanne Bécu, contessa Du Barry
* 8 novembre 1793: [[Marie-Jeanne Roland de la Platière]]
* 5 aprile 1794: Georges Jacques Danton
* 12 novembre 1793: [[Jean Sylvain Bailly]]
* 10 maggio 1794: Elisabetta di Borbone, sorella minore del re
* 29 novembre 1793: [[Antoine Barnave]]
* 28 luglio 1794: Maximilien de Robespierre, Louis Antoine de Saint-Just
* 8 dicembre 1793: [[Marie-Jeanne Bécu, contessa Du Barry]]
* 27 gennaio 1794: [[Antoine-Philippe de La Trémoille de Talmont]]
* 24 marzo 1794: [[Jacques-René Hébert]]
* 5 aprile 1794: [[Camille Desmoulins]], [[Marie-Jean Hérault de Séchelles]], [[Georges Jacques Danton]]
* 8 maggio 1794: [[Antoine Lavoisier]]
* 10 maggio 1794: [[Elisabetta di Borbone-Francia (1764-1794)|Elisabetta di Borbone]], sorella minore del re
* 23 luglio 1794: [[Alexandre de Beauharnais]], primo marito della futura Imperatrice [[Giuseppina di Beauharnais|Giuseppina]], [[Federico III di Salm-Kyrburg]]
* 27 luglio 1794: [[Anne d'Arpajon]]
* 28 luglio 1794: [[Maximilien de Robespierre]], [[Louis Antoine de Saint-Just]]
 
== Responsabili del Regime del Terrore ==
<gallery>
File:Robespierre.jpg|[[Maximilien de Robespierre]]
File:Saint Just.jpg|[[Louis Saint-Just]]
File:Jean-Louis Laneuville - Portrait of Bertrand Barère de Vieuzac - WGA12443.jpg|[[Bertrand Barère]]
File:Georges Couthon by François Bonneville.png|[[Georges Couthon]]
File:Jean Nicolas Billaud-Varenne.jpg|[[Jacques Nicolas Billaud-Varenne]]
File:Jean Marie Collot d'Herbois.jpg|[[Jean-Marie Collot d'Herbois]]
File:Portrait Lazare Carnot.jpg|[[Lazare Carnot]]
File:Bernard, André Antoine.jpg|[[André-Antoine Bernard]]
File:Antoine Quentin Fouquier-Tinville (1746-1795), French revolutionary.jpg|[[Antoine Quentin Fouquier-Tinville]]
File:Louis Marie Turreau.jpg|[[Louis Marie Turreau]]
File:Jean-Baptiste Carrier 1.jpg|[[Jean-Baptiste Carrier]]
</gallery>
 
== Il Terrore nei media ==
Tra i romanzi ambientati all'epoca del Terrore, vanno citati:
* [[Alexandre Dumas (padre)]], ''[[Il cavaliere di Maison-Rouge]]'', [[1846]].
* [[Charles Dickens]], ''[[Racconto di due città]]'', [[1859]].
* [[Victor Hugo]], ''[[Novantatré (romanzo)|Novantatré]]'', [[1874]].
* [[Emma Orczy]], ''[[La primula rossa]]'', [[1905]].
* [[Anatole France]], ''[[Gli dei hanno sete]]'', [[1912]].
* [[Daphne du Maurier]], ''[[Il calice di Vandea]]'', [[1963]].
* [[Hilary Mantel]], ''[[Storia segreta della Rivoluzione francese]]'', [[1992]].
* [[Wu Ming]], ''[[L'armata dei sonnambuli]]'', [[2014]].
Tra i film ambientati nel periodo del Terrore:
* [[Philippe Agostini]], ''[[I dialoghi delle Carmelitane (film 1959)|I dialoghi delle Carmelitane]]'', [[1959]].
* [[Jim Goddard]], ''[[Le due città (film 1980)|Le due città]]'', [[1980]].
* [[Andrzej Wajda]], ''[[Danton (film 1983)|Danton]]'', [[1983]].
* [[Robert Enrico]] e [[Richard T. Heffron]], ''[[La rivoluzione francese]]'', [[1989]].
* [[Eric Rohmer]], ''[[La nobildonna e il duca]]'', [[2001]].
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Bibliografia ==
* David Andress, ''The Terror: The Merciless War for Freedom in Revolutionary France'', Farrar, Straus and Giroux, New York, 2006.
* Bronislaw Baczko, ''Come uscire dal Terrore. Il Termidoro e la Rivoluzione'', Feltrinelli, Milano, 1989.
* Umberto Cerroni (a cura di), ''Maximilien Robespierre. La rivoluzione giacobina'', Editori Riuniti, Roma, 1984.
* Patrice Gueniffey, ''La Politique de la Terreur. Essai sur la violence révolutionnaire 1789-1794.'' Fayard, Parigi, 2003.
* Sergio Luzzato, ''Il Terrore ricordato'', Einaudi, Torino, 1989.
* Albert Mathiez, ''Carovita e lotte sociali sotto il Terrore'', Einaudi, Torino, 1949.
* Robert R. Palmer, ''Twelve Who Ruled: The Year of the Terror in the French Revolution'', Princeton University Press, Princeton, 2005.
* [[Charles Tilly]], ''La Vandea'', Rosemberg e Sellior, Torino 1976
=== Fonti storiche ===
Louis Mortimer-Ternaux, ''Histoire de la Terreur, 1792-1794. D'après des documents authentiques et inédits'',Michel Lévy frères, Parigi, 1868-1869.
 
== Voci correlate ==
* [[Rivoluzione francese]]
* [[Guerre rivoluzionarie francesi]]
* [[Legge dei sospetti]]
* [[Maximilien de Robespierre]]
* [[Club dei Giacobini]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|wikt=Terrore|wikt_etichetta=Terrore}}
 
{{Portale|Rivoluzione francese|Storia}}
 
[[Categoria:Rivoluzione francese]]
[[Categoria:Terrorismo di Stato]]
 
{{Link VdQ|fr}}