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==Geografia==
Il paese di Ruoti è situato su di un'altura dominante il corso della fiumara di [[Avigliano]].
 
==Etimologia==
Non si possiedono molte notizie circa l'etimologia e le origini del nome. Lo storico lucano [[Giacomo Racioppi]] sostiene che il termine "Ruoti" derivi dalle forme del basso latino ''Rodium'', ovvero "terra arabile/aperta all'aratro" e ''Rothus'', "novale" o maggese. La forma suddetta è anche attestata nel ''Rationes Decimarum Italiae'' (secoli [[secolo XIII|XIII]] e [[secolo XIV|XIV]]). Nell'anno 1324 si ha infatti ''Pro beneficio Roti'' e ''Archipresbiter et clerici Roti''.
 
==Storia==
Questa antica Rocca [[Osci|Osca]], fortificata dai Romani, venne certamente rifondata e rifortificata dai [[Longobardi]], fino ad assumere la funzione di un arroccato castello di grande importanza strategica durante i torbidi che avvennero prima che si costituisse il [[Regno di Sicilia|Regno normanno]]. L'importanza storica del feudo di Ruoti è attestata dalla metà del [[XII secolo]]. All'epoca il feudatario, oltre che prendere l' ''agnomen'' del feudo, doveva offrire al proprio sovrano un contribuito in militi e serventi e, tutto ciò, sotto l'obbligo del giuramento; il che suggerisce la suggestiva ipotesi che oltre il prestigio, il feudo si accrescesse demograficamente. Ancora di più questa ipotesi è avvalorata dal fatto non trascurabile che Ruoti viene indicato non come Casale, ma come Terra, il che sta a dimostrare che rappresentava un centro sicuramente più importante dei casali, anche se non raggiungeva l'importanza dei centri denominati Città. Tuttavia, cercare di ricostruire con fedeltà storica gli avvenimenti di questa Terra durante il periodo medievale è impresa abbastanza ardua. Questo, essenzialmente, per due motivi: carenza di documenti e scarsa menzione da parte dei cronisti dell'epoca riguardo Ruoti ed i suoi feudatari. Restano, tuttavia, frammenti di documenti tra i quali uno che attesta il secondo anno di regno di Federico II e che tratta di un'autorizzazione concessa al potentino monastero di S. Lazzero "per fare legna nel bosco di Ruoti". Un altro frammento di documento indica semplici disposizioni di manutenzione dei castelli e delle case imperiali. Dopo la morte di [[Federico II di Svevia|Federico II]] è molto probabile che Ruoti, data la sua posizione strategica, si sia trovato coinvolto in una guerra [[hohenstaufen|svevo]]-[[angioini|angioina]] per la conquista del Mezzogiorno d'Italia. Nelle insurrezioni contro gli Angioini, oltre a piccoli feudatari della zona del [[Vulture]], fu coinvolto Roberto di Santa Sofia, barone di un feudo limitrofo a quello di Ruoti. Una volta che gli Angioini ebbero ragione dell'esercito imperiale svevo a [[Battaglia di Tagliacozzo|Tagliacozzo]] (1268), Ruoti passò di mano in mano, da un feudatario all'altro, fino a perdere l'importanza che aveva avuto durante la dominazione degli Svevi. Ma nemmeno l'avvento della dominazione [[corona d'Aragona|Aragonese]] mutò la situazione del centro abitato. La Terra di Ruoti continuò ad essere venduta tra i vari signorotti locali finché finì quasi per scomparire demograficamente in seguito ad epidemie che tormentarono il Sud d'Italia. La popolazione abbandonò il centro abitato e si spostò nei campi. Questo fenomeno si registrò anche a cavallo dei secoli [[secolo XV|XV]] - [[secolo XVI|XVI]]. Nel cedolario del 1508 la Terra di Ruoti risulta disabitata. Solo nel 1511 sembra uscire dalla crisi quando il conte di Muro, Jacopo Alfonso Ferilli, consentì l'immigrazione di una colonia di Albanesi Schiavoni che ricostituì il primo nucleo della popolazione ruotese. Più tardi rientrarono anche famiglie spagnole e francesi. La popolazione continuò ad aumentare fino a che, nel [[1561]], non raggiunse i 91 fuochi, ed iniziarono le proteste dei vari vassalli per strappare confessioni e benefici ai conti di [[Muro Lucano]]. Nonostante ciò, la Terra di Ruoti fu ancora venduta ed i vassalli continuarono ad essere in contrasto con i feudatari. La situazione durò quasi un secolo, sicché nel 1794 i cittadini, riuniti in pubblico parlamento, richiesero la continuazione di quella causa che tendeva a far passare l'Università di Ruoti sotto il Regio Demanio, e che era stata abbandonata in seguito alle capitolazioni elargite da Zenobia Scaglione (proprietaria della Terra di Ruoti nel 1620). Nel 1799 alle manifestazioni repubblicane aderì anche Ruoti. I cittadini proclamarono la Municipalità repubblicana, nominando presidente il sacerdote Gerardo Pisanti. Questi promise immediatamente la spartizione delle terre ed organizzò un reparto di armati. Tuttavia la Municipalità R. non durò a lungo, poiché le truppe realiste e le bande sanfediste dello Sciarpa soffocarono nel sangue anche la rivolta di Ruoti. Molti furono, in seguito, i delitti e le vendette contro coloro che avevano diffuso e fondato la Municipalità Repubblicana. L'estenuante repressione terminò nel 1808. Nel 1860 quasi tutto il paese aderì al movimento unitario e un folto gruppo di cittadini accorse a [[Potenza (Italia)|Potenza]]. Molti seguirono Pisanti nella battaglia tra [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] ed i Borbonici sul Volturino. Il 9 aprile del 1861 un tentativo di restaurazione borbonica fu in breve soffocato dalla Guardia Nazionale al comando del medico Gerardo Salinardi. In seguito cessarono le lotte che gli amministratori di Ruoti avevano portato avanti per più di quattro secoli. Nel 1951 le leggi di Riforma Agraria spezzarono definitivamente sul piano economico i resti dell'ex feudo.
 
==La questione dello stemma e del nome==
Ruoti non ha avuto un unico stemma rappresentativo nel corso della sua storia; essa ha seguito quella dei territori circostanti, assoggettati nel corso dei secoli a più dominazioni e passati da un feudatario all'altro: possedimento dei Sanseverino verso la fine del Trecento, fu poi assegnata ai Corsaro di Melfi, cui subentrarono i Messanelli, i Gattola e i Ferrilio, conti di Muro. Tra il XV e il XVI secolo, Ruoti accolse una colonia di profughi albanesi, divenendo poi proprietà degli Orsini di Gravina e dei Capeci-Minutolo, che nella prima metà del Seicento assunsero il titolo di principe. E' probabile, quindi, che ciascuno di questi abbia introdotto uno stemma o un marchio di riconoscimento: questo rende complicata la ricerca del primo stemma di Ruoti. Allo stesso modo anche l'origine del nome "Ruoti" è incerta: lo storico Racioppi nel testo "Storia dei popoli della Basilicata e della Lucania" lo assegna al latino del VI secolo e lo fa derivare da "rodicium" trasformato, in seguito, nel termine "rotum" che significherebbe "terra arabile" o "maggese". "Rationes Decimarum Apulia-Lucania" (Potenza - anno 1324) attesta "Pro Beneficio Roti" (n°2183), "Archipresbiter et clerici Roti" (n°2197) e per questa motivazione anche lo storico Racioppi aveva accostato il nome alla voce "rothus" (differente da "rotum" o "rodicium") ma dallo stesso significato: "terreno aperto all'aratro o maggesato". Tale ipotesi, tuttavia, risulta differente da quella dello storico Sabatini che deriva il toponimo dal personale germanico-longobardo "roto" (Forstermann 1900) già documentato nell'anno 715 a Siena. La versione del nome proposta dallo storico Giuseppe Gattini, invece, pare coerente con la questione dei profughi albanesi che eran soliti riunirsi e disporsi a ruota. I due stemmi maggiormente rappresentativi del paese di Ruoti sono: una ruota d'oro e una quercia con una coroncina. Un'attestazione del 1910 pare confermare che lo stemma ufficiale, riconosciuto in quegli anni, fosse quello della ruota d'oro con otto raggi su sfondo azzurro. Probabilmente il primo stemma rappresentativo fu quello dell'albero con la coroncina presente nella chiesa madre di San Nicola (Romanica).
 
 
==Monumenti e luoghi di interesse==