Giovanni Consorte: differenze tra le versioni

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Dal 1976 al 1978 è alla [[Lega delle Cooperative]], nel ruolo di responsabile di un piano per la ristrutturazione e gestione dei processi di cambiamento di grandi cooperative.
 
Dal 1979 viene assunto come Dirigente in [[Unipol]] Assicurazioni S.p.A., ricoprendo vari incarichi manageriali (Direttore Programmazione, Organizzazione, Controllo, Partecipazioni, Amministrazione, Finanza, Immobiliare), e nel luglio 1996 diventa Presidente e Amministratore Delegato. Dal novembre 1991 al giugno 1996 cura la ristrutturazione prima finanziaria e poi societaria della "finanziaria di controllo" del Gruppo Unipol denominata Unipol Finanziaria ({{chiarire|oggi|quando?}}poi diventata [[Finsoe]]). Dal 1996 al 1999 ha curato il lancio e la gestione di [[Unisalute]] S.p.A. (Compagnia di Assistenza Sanitaria Integrativa specializzata nel managed care). A partire dal dicembre 1998 ha curato la ristrutturazione di [[Banec]] e successivamente il lancio di Unipol Banca, contribuendo alla elaborazione delle strategie di sviluppo ed occupandosi delle politiche gestionali della Banca. Dal 1997 ha curato quale Presidente e A.D. di Finec ({{chiarire|oggi|quando?}}poi diventata Unipol Merchant Banca per le Imprese) la ristrutturazione di numerose cooperative e medie imprese operanti nel settore industriale e delle costruzioni, trasformandola nel 2003 in una Merchant di mercato e poi in una Banca di medio termine.
 
Si è dimesso dalle cariche di vertice in Unipol il 9 gennaio del 2006.
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L'intera vicenda si innesta in quella più ampia e con numerosi intrecci e connivenze economiche e politiche, vicenda che tenne a lungo tempo le prime pagine dei giornali. Riguarda la scalata alla Banca Antonveneta da parte della banca Popolare di Lodi (allora Presieduta da [[Gianpiero Fiorani]]), sostenuto dall'allora Governatore della Banca d'Italia, alcuni immobiliaristi (Ricucci,Coppola) ed il finanziere bresciano [[Emilio Gnutti]] (già alleato di Consorte nella vicenda Telecom). L'insieme dei personaggi è stato consegnato alle cronache con la definizione emblematica dei [[furbetti del quartierino]].
 
Le sue dimissioni sono state causate dalle accuse di [[aggiotaggio]], [[associazione a delinquere]] e [[appropriazione indebita]] a lui rivolte in occasione dello scandalo finanziario relativo alla [[Offerta pubblica di acquisto|scalata]] della Banca popolare di Lodi, {{chiarire|oggi|quando?}}poi diventata [[Banca Popolare Italiana]], alla [[Banca Antonveneta]]. L'[[aggiotaggio]] si concentra su 50 milioni di Euro ricevuti (insieme al proprio vice Ivano Sacchetti) dal finanziere bresciano Gnutti. Per «consulenze» in proprio fatte a favore della Hopa di Gnutti. «Consulenze», però, pagate non con fatture ma dietro lo schermo di plusvalenze artificialmente create con operazioni borsistiche «blindate».
 
Questa è la versione che Consorte ha offerto agli inquirenti per giustificare questa consistente somma. Flussi creati con un particolare meccanismo, secondo quanto già rilevato dalle indagini e spiegato da Gnutti: Consorte e Sacchetti, attraverso intermediari spesso del gruppo del banchiere Gianpiero Fiorani, investivano su titoli o prodotti derivati ritenuti «promettenti» dal punto di vista del margine di incremento prevedibile, e subito li rivendevano a Gnutti a prezzi sensibilmente più alti, ricavandone quindi immediate plusvalenze a colpo sicuro, di dimensione pari all'apparente generosità di Gnutti.