Variazione (musica): differenze tra le versioni

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Nel [[Quattrocento]] l'opera di [[Guillaume Dufay|Dufay]] offre molti esempi polifonici di variazione, soprattutto nelle [[messa (musica)|messe]], in cui nei momenti di rielaborazione ciclica si notano alcune trasformazioni del materiale melodico già impiegato. Con il [[XVI secolo]] le procedure di variazione divennero del tutto tipiche, e il loro uso sistematico si estese alle musiche strumentali profane. Una forma particolarmente importante fu quella del ''corale variato'', in cui le variazioni avevano soprattutto il carattere di arricchimento polifonico. Nel Cinquecento si diffuse anche l'utilizzo di melodie popolari come temi da variare nel repertorio colto. Le variazioni strumentali divennero rapidamente uno dei generi di maggior fortuna, anche perché consentivano un grande dispiego di tecniche virtuosistiche divenute possibili sui più perfezionati strumenti tardo-rinascimentali.
 
L'arte dei [[virginale|virginalisti]] elisabettiani ([[William Byrd|Byrd]], [[Orlando Gibbons|Gibbons]], [[John Bull (compositore)|Bull]]) ebbe un importante ruolo nel conferire prestigio al genere del ''ground'', da cui derivarono, in epoca [[Musica barocca|barocca]], la ciaccona e la passacaglia, forme in cui ad essere variato non era un tema melodico, ma uno schema di accordi, o un basso ostinato. Nel Seicento esempi di queste forme sono offerti da alcuni cicli di variazioni per organo e per cembalo di [[Girolamo Frescobaldi|Frescobaldi]], e in genere dalle innumerevoli serie di variazioni scritte per il fortunato [[Follia (tema musicale)|tema della follia]]. Nella prima metà del Seicento altri esempi eccezionali sono le ciaccone di [[Claudio Monteverdi]] (''Zefiro torna'') e [[Heinrich Schütz]] (''Es steh Gott auf'', terza parte).<ref>Gerald Drebes: ‘‘Schütz, Monteverdi und die „Vollkommenheit der Musik“ – „Es steh Gott auf“ aus den „Symphoniae sacrae“ II (1647)‘‘. In: ‘‘Schütz-Jahrbuch‘‘, Jg. 14, 1992, p. 25-55, spec. 42-50, online [http://www.gerald-drebes.dech/8page5.html Gerald Drebes Homepage Monteverdi Heinrich Schütz]</ref> Il basso ostinato ebbe grande diffusione, nella seconda metà del [[Seicento]], anche presso la scuola organistica nord-tedesca, come ci dimostrano [[Pachelbel]] e [[Dietrich Buxtehude|Buxtehude]]. A questo genere appartengono anche le monumentali [[Variazioni di Goldberg]] di [[Johann Sebastian Bach|Bach]], nelle quali è appunto lo schema accordale a conservarsi. In quest'opera, di vastità assolutamente eccezionale per la letteratura per [[Strumenti a tastiera|tastiera]] dell'epoca, le variazioni arrivano a modificare l'aria iniziale in maniera così profonda da transitare, ad esempio, dalla forma della [[sarabanda (danza)|sarabanda]] a quella del [[fugato]]. Un altro illustre esempio di variazioni barocche per [[clavicembalo]] è dato dalle ''Harmonious Blacksmith'' di [[Georg Friedrich Händel]].
 
Nell'età classica le variazioni cominciano a separarsi gradualmente dal genere che prevede il basso ostinato, per evolversi verso forme più libere. Oltre a costituire una forma autonoma, il tema e variazioni diventa (insieme alla [[romanza]], al [[rondò]] e alla stessa [[forma sonata]]) una delle forme più usate per i movimenti lenti delle [[sinfonia|sinfonie]], delle sonate e delle composizioni cameristiche organizzate in più movimenti. Esistono inoltre numerosi esempi di variazioni usate come primo movimento ([[Sonata per pianoforte n. 11 (Mozart)|Sonata K 331]] di [[Mozart]]) o come finale ([[Sinfonia n. 3 (Beethoven)|Terza sinfonia]] di Beethoven). In quest'ultimo caso, in particolare, era tipica un'evoluzione drammatica coerente che risolveva la vicenda sinfonica in maniera eroica (si pensi anche, per rimanere a Beethoven, al celeberrimo finale della [[Sinfonia n. 9 (Beethoven)|Nona]]). Quasi tutte le variazioni pianistiche di Mozart presentano un analogo schema drammatico: la penultima era in genere scritta in un tempo piuttosto lento, mentre l'ultima avrebbe fatto uso di un andamento più rapido e spavaldo, a costituire il vero e proprio finale brillante del brano. Una soluzione formale altrettanto tipica e originale ce la offre [[Franz Joseph Haydn|Haydn]], che fa uso frequente di variazioni doppie, nelle quali due diversi temi correlati, normalmente uno in maggiore e uno in minore, vengono presentati e poi variati alternativamente. Un esempio è il movimento lento della sua Sinfonia n. 103 ''Rullo di timpani''.