Filostrato (poema): differenze tra le versioni

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Il '''''Filostrato''''', secondo una non corretta [[etimologia]] ''vinto d'amore'' (in effetti il significato è ''l'amante degli eserciti''<ref>[http://www.rose.uzh.ch/static/decameron/seminario/VI_10/nicole/nominovellatori.html Nomi<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>), è un [[poema]] giovanile dello [[scrittore]] [[Giovanni Boccaccio]].
 
Il poema, che è stato composto durante il soggiorno napoletano probabilmente tra il [[1337]] e il [[1339]], è scritto in [[Ottava rima|ottave]] e narra di Troiolo ([[Troilo]]) figlio di [[Priamo]] e dell'amore, ricambiato, per Criseida la figlia dell'[[indovino]] [[Calcante]]. Durante uno scambio di prigionieri però, la giovane donna si innamora di [[Diomede (Tideo)|Diomede]] e il giovane [[Troia|troianotroia]]no, in cerca di vendetta, troverà la morte per mano di [[Achille]].
 
Il poema narrativo è tratto dal ''Roman de Troie'', romanzo francese del XII sec. di Benoit de Sainte-Maure. Al centro della vicenda non stanno tanto le vicende belliche quanto l'esperienza amorosa del protagonista e i suoi risvolti psicologici, in cui si rispecchiano, come dichiarato nel proemio, le vicende dello stesso autore.
 
Il racconto si sviluppa attraverso nove parti suddivise, tolta l'ultima di congedo, in due tempi<ref>L. Surdich ''Giovanni Boccaccio'' in ''Antologia della poesia italiana'', dir. da C. Segre e C. Ossola, Torino, Einaudi, 1999, p. 110</ref>. Nel primo (parti I-III) è centrale il cedere all'amore, anche grazie alla mediazione dell'amico, e cugino della donna, Pandaro, da parte di Troiolo, rispetto all'iniziale atteggiamento misogino, e Criseida, che, invece, si tratteneva per onorare la recente vedovanza. Nel secondo tempo (parti IV-VIII) si assiste alla separazione dei due amanti verso il tragico epilogo: in cambio del prigioniero troiano Antenore, Criseida è restituita al padre, venendo presa in consegna dal greco Diomede, innamorato di lei e presto contraccambiato. Troiolo, dopo aver atteso invano il suo ritorno, struggendosi per la gelosia, è messo di fronte alla realtà del tradimento di Criseida dalla prova di un fermaglio che egli aveva donato alla giovane e che invece suo fratello Deifobo strappa in battaglia proprio a Diomede. Accecato dall'ira e intendendo vendicarsi, entra in battaglia ma viene ucciso da Achille.
 
Boccaccio riprenderà il nome assegnandolo ad uno dei dieci narratori del [[Decameron]]
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