Soluzione finale della questione ebraica: differenze tra le versioni

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{{Citazione|Adesso, nell'ambito della soluzione finale, gli ebrei dovrebbero essere utilizzati in impieghi lavorativi a est, nei modi più opportuni e con una direzione adeguata. In grandi squadre di lavoro, con separazione dei sessi, gli ebrei in grado di lavorare verranno portati in questi territori per la costruzione di strade, e non vi è dubbio che una gran parte verrà a mancare per decremento naturale. Quanto all'eventuale residuo che alla fine dovesse ancora rimanere, bisognerà provvedere in maniera adeguata, dal momento che esso, costituendo una selezione naturale, è da considerare, in caso di rilascio, come la cellula germinale di una rinascita ebraica. (Vedi l'esperienza della storia.)
|Dal protocollo di Wannsee del 20 gennaio 1942}}
Il termine '''soluzione finale della questione ebraica''' (in [[lingua tedesca]] '''''Endlösung der Judenfrage''''') fu usato dai [[NSDAP|nazionalsocialisti]] a partire dalla fine del [[1940]], dapprima per definire gli spostamenti forzati e le [[deportazione|deportazioni]] ("evacuazioni") della [[Ebrei|popolazione ebraica]] che si trovava allora nei territflavilterritori correddiucontrollati modificalladalla [[Wehrmacht]], poi, dall'agosto del [[1941]], per riferirsi allo sterminio sistematico della stessa, che oggi viene comunemente chiamato [[Olocausto]]. Questo [[eufemismo]] serviva da una parte a mimetizzare il [[genocidio]] verso l'esterno, dall'altra per una giustificazione ideologica, come se davvero si risolvesse un problema di portata mondiale.
 
== Fasi della ''soluzione finale'' ==