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Verso la metà del [[XVII secolo]], le comunità della [[Chiese riformate|chiesa cristiana riformata]] [[occitania|occitana]] [[Chiesa evangelica valdese|evangelica valdese]] erano soprattutto presenti nelle valli San Martino (l'attuale [[Val Germanasca]]) e Luserna (l’attuale [[Val Pellice]]), per una popolazione di circa 13.500 persone.<br>
Nella [[Settimana Santa]] del [[1655]], il duca [[Carlo Emanuele II di Savoia|Carlo Emanuele II]] scatenò contro esse una violenta persecuzione allo scopo di sterminarle, attraverso l'episodio chiamato storicamente "[[Pasque piemontesi]]", condotta con l'approvazione di [[papa Alessandro VII]]. Le truppe ducali perpetrarono numerose atrocità, ma alcuni valdesi, tra cui Jean Léger (1615-1670) riuscirono a fuggire e a portare la notizia le grandi potenze protestanti europee. Queste esercitarono pressioni diplomatiche sui Savoia, che cessarono le stragi, pur non eliminando vessazioni e violenze.<br>
Seguendo la politica di Luigi XIV di Franciafrancese, il Duca [[Vittorio Amedeo II|Vittorio Amedeo II di Savoia]] impose ai suoi sudditi di religione riformata di cessare ogni manifestazione pubblica; nel [[1685]], anno della revoca dell'[[editto di Nantes]], disposta nell'[[editto di Fontainebleau]] di [[Luigi XIV di Francia]], vi fu una ripresa delle violenze in Piemonte eliminando, di fatto, la totale presenza valdese. Una parte del loro gruppo (circa 3000) tuttavia, riuscì a raggiungere [[Ginevra]], sotto la protezione dei protestanti [[Svizzera|svizzeri]].
 
==Il ritorno==
Tre anni dopo, nell’agosto del [[1689]], Guglielmo III d’Orange salì al trono d'Inghilterra, ricostituendo il fronte anti-francese della [[Lega di Augusta]] e inviando circa un migliaio di militari, tra cui 650 [[Valdismo|valdesi]], in [[Piemonte]].<br>