Saverio Bettinelli: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Collegamenti esterni: Enciclopedia Dantesca, 1970 (ad vocem)
→‎Biografia: wikilink e modifiche di forma
Riga 17:
 
== Biografia ==
Entrato nell'ordine dei [[gesuiti]] nel [[1738]], fu conosciuto soprattutto per le sue doti di [[Poligrafo (autore)|poligrafo]], drammaturgo, polemista, critico letterario e poeta. Insegnò [[retorica]] in varie città italiane prima di intraprendere nel [[1758]] un viaggio per tutta l'[[Italia]] e la [[Germania]].
 
Nei suoi viaggi entrò in contatto con numerosi letterati dell'epoca, tra cui [[Voltaire]] e [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], con i quali intrattenne una fitta corrispondenza. Nel [[1773]] in occasione dello scioglimento dell'ordine dei gesuiti, si ritirò a Mantova dove morì nel 1808.
[[File:Bettinelli - Serse re di Persia, 1800 - 3956612 Pagina 115.jpg|thumb|right|150px|Frontespizio del ''Serse'' ({{cita BEIC}})]]
Nei suoi viaggi entrò in contatto con numerosi letterati dell'epoca, tra cui [[Voltaire]] e [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], con i quali intrattenne una fitta corrispondenza. Nel [[1773]] in occasione dello [[Compagnia di Gesù#Soppressione e rinascita dell'ordine|scioglimento dell'ordine dei gesuiti]], si ritirò a Mantova dove morì nel 1808.
La sua fama è legata principalmente all'opera di critico letterario ricca di umori antiaccademici e antiretorici, ma si fece notare anche per le sue opere a carattere prettamente [[illuminismo|illuministico]]. Nel [[1757]] scrisse le ''Lettere a Virgilio'', nelle quali è contenuta una celebre stroncatura della ''[[Divina Commedia]]'' di [[Dante Alighieri]], riguardo alla quale affermò: "Sia posto tra i libri di erudizione, e della Commedia si lascino solo taluni pezzi che, raccolti e, come meglio si può, ordinati, formino non più di cinque canti."<ref>Saverio Bettinelli - [[:S:Pagina:Dieci lettere di Publio Virgilio Marone.djvu/64#BD9|Lettere di Virgilio agli Arcadi di Roma — Lettera IX.]] </ref>
 
La sua fama è legata principalmente all'opera di critico letterario ricca di umori antiaccademici e antiretorici, ma si fece notare anche per le sue opere adi carattere prettamente [[illuminismo|illuministico]]. Nel [[1757]] scrisse le ''Lettere a Virgilio'', nelle quali è contenuta una celebre stroncatura della ''[[Divina Commedia]]'' di [[Dante Alighieri]], riguardo alla quale affermò: "Sia posto tra i libri di erudizione, e della Commedia si lascino solo taluni pezzi che, raccolti e, come meglio si può, ordinati, formino non più di cinque canti."<ref>Saverio Bettinelli - [[:S:Pagina:Dieci lettere di Publio Virgilio Marone.djvu/64#BD9|Lettere di Virgilio agli Arcadi di Roma — Lettera IX.]] </ref>
Al [[1766]] risalgono invece le ''Lettere inglesi'' per mezzo delle quali propone un ideale di "buon gusto" e una letteratura moderna e disinvolta. In ''Dell'entusiasmo delle belle arti'', risalenti al [[1769]], egli esalta il valore dell'[[entusiasmo (filosofia)|entusiasmo]] alla base dell'ispirazione e della fantasia nell'arte secondo una tendenza che è stata considerata preromantica.
 
Al [[1766]] risalgono invece le ''Lettere inglesi'' per mezzo delle quali propone un ideale di "buon gusto" e una letteratura moderna e disinvolta. In ''Dell'entusiasmo delle belle arti'', risalenti al [[1769]], egli esalta il valore dell'[[entusiasmo (filosofia)|entusiasmo]] alla base dell'ispirazione e della fantasia nell'arte secondo una tendenza che è stata considerata [[Preromanticismo|preromantica]].
 
Il Bettinelli fu anche l'autore di poesie di modello arcaico, raccolte nei ''Versi sciolti'' del [[1758]] e ispirate ai componimenti di [[Carlo Innocenzo Frugoni]], di alcune tragedie quali ''Gionata'' ([[1774]]), ''Demetrio Poliorcete'' (1758), ''Serse'' ([[1764]]) che si collocano nel solco del teatro gesuitico, e dell’opera storica ''Risorgimento d’Italia negli studi, nelle arti e nei costumi dopo il Mille'' che risale al [[1775]].
 
Figlio di una cugina di Bettinelli, nonché marito di una sua nipote, fu lo studioso [[Matteo Borsa]], di cui l'abate favorì la carriera di professore e critico letterario a Mantova, influenzandoinfluenzandone significativamente il pensiero del Borsa, fedele, come il suo, a un severo classicismo, ma non immune al contempo da suggestioni [[Melchiorre Cesarotti|cesarottiane]] ed aperture preromantiche.<ref>E. Bigi, « Nota introduttiva » a ''Matteo Borsa'', in ''Critici e storici della poesia e delle arti nel secondo Settecento'' (in ''La letteratura italiana. Storia e testi'', vol. 44, tomo IV), Milano-Napoli, Riccardo Ricciardi Editore, 1955, pp. 695 e ss.</ref>
 
== Opere ==