Non-essere: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 1:
Il concetto di '''non-essere''' è strettamente connesso a quello di [[essere]] come sua contrapposizione e negazione. Per molti aspetti esso quindi è coincidente con quello di [[nulla]] (dal [[lingua latina|latino]] ''nihil'', in [[lingua greca antica|greco]] μηδέν) e a "non ente" ([[lingua latina|latino]] ''non ens'', in [[lingua greca antica|greco]] μὴ ἐόν o μὴ ὄν), per quanto nella storia del pensiero i due termini vengano usati talvolta in modo diverso. <ref>''Dizionario di filosofia Treccani'' (2009) alla voce "non essere"</ref>.
 
Il dibattito sul non-essere e di conseguenza sull'essere inizia nel pensiero occidentale con la [[eleatismo|filosofia eleatica]] di [[Parmenide]] il quale sostienepone la contrapposizione «ἔστιν»/«οὐκ ἔστιν» <ref>framm. 28 B 2 Diels- Kranz, vv. 3 e 5</ref> sostenendo che, solo l'essere esiste e che il non-essere non è pensabile e quindi non è esprimibile a parole e dunque non esiste. <ref>In Parmenide secondo alcuni autori sembra sopravvivere la concezione della realtà secondo il [[pensiero greco arcaico]]</ref>
 
Nell'unica opera di Parmenide, il [[poema]] in esametri intitolato ''[[Sulla natura (Parmenide)|Sulla natura]]'', si ribadisce questa concezione:
{{q|… Orbene io ti dirò, e tu ascolta accuratamente il discorso, quali sono le vie di ricerca che sole sono da pensare: l'una che "è" e che non è possibile che non sia, e questo è il sentiero della Persuasione (infatti segue la Verità);<br />l'altra che "non è" e che è necessario che non sia, e io ti dico che questo è un sentiero del tutto inaccessibile: infatti non potresti avere cognizione di ciò che non è (poiché non è possibile), né potresti esprimerlo.<br />… Infatti lo stesso è pensare ed essere.|Parmenide, [[Sulla natura (Parmenide)|''Il poema sulla natura'', o ''Della natura'']]; II, III<ref>{{fr}}[http://philoctetes.free.fr/uniparmenide.htm philoctetes.free.fr]</ref>|Εἰ δ' ἄγ' ἐγὼν ἐρέω, κόμισαι δὲ σὺ μῦθον ἀκούσας, αἵπερ ὁδοὶ μοῦναι διζήσιός εἰσι νοῆσαι· ἡ μὲν ὅπως ἔστιν τε καὶ ὡς οὐκ ἔστι μὴ εἶναι, Πειθοῦς ἐστι κέλευθος - Ἀληθείῃ γὰρ ὀπηδεῖ - ,<br />ἡ δ' ὡς οὐκ ἔστιν τε καὶ ὡς χρεών ἐστι μὴ εἶναι, τὴν δή τοι φράζω παναπευθέα ἔμμεν ἀταρπόν· οὔτε γὰρ ἂν γνοίης τό γε μὴ ἐὸν - οὐ γὰρ ἀνυστόν - οὔτε φράσαις.<br />... τὸ γὰρ αὐτὸ νοεῖν ἐστίν τε καὶ εἶναι.|lingua=el}}
 
[[Gorgia]] controbatte nella sua opera Περὶ τοῦ μὴ ὄντος ἢ περὶ ϕύσεως (''Del non ente, ovvero della natura''), le tesi eleatiche giungendo alla conclusione (secondo l'interpretazione dello Pseudo-Aristotele) che solo il «nulla è». <ref> Così anche [[Democrito]], trasformando l’antitesi eleatica dell’essere e del non essere in quella del pieno e del vuoto, afferma che il «nulla » esiste così come il «qualcosa» (''Dizionario di filosofia Treccani'' op. cit.</ref>. Di conseguenza:
* ''l'essere non esiste'':<br />poiché se è infinito nessun luogo potrebbe contenerlo, e non può essere finito poiché gli stessi eleati lo negano come tale (La scuola eleatica, a differenza del suo fondatore Parmenide, concepisce l'essere come infinito, soprattutto a seguito delle considerazioni di [[Melisso di Samo|Melisso]]);
* ''se anche esistesse, non sarebbe conoscibile'':<br />chi è all'interno dell'Essere, dello ''Sfero parmenideo'', non può conoscerlo;
Riga 13:
Con [[Platone]] viene profondamente modificato il concetto stesso di "non-essere": esso non è più il "nulla", ma viene a costituirsi come il "diverso", come un'altra modalità dell'[[essere]]. Se io dico che una cosa è se stessa e non è tutte le altre questo non implica una contraddizione tra essere e non-essere riferita alla medesima cosa perché quel non essere continua a configurarsi come essere nel senso che quella cosa è se stessa ed è ''diversa'' da tutte le altre. La contraddizione vi sarebbe se quel non-essere significasse non esiste, allora non potrei dire che una cosa "esiste" e insieme "non esiste".
 
In altri termini, ora anche il non-essere in certo qual modo ''è'', perché non è più radicalmente contrapposto all'essere, ma esiste in senso relativo (relativo cioè agli enti sensibili). Il non-essere esiste come "corrosione" o decremento della bellezza originaria delle idee iper-uraniche calate nella materia per dare [[Forma (filosofia)|forma]] agli elementi, in un [[sinolo]] o ''unità'' di materia e forma, come dirà [[Aristotele]] che unirà l'essere e il non essere inteso come [[potenza]] nel concetto del [[divenire]]; unione che si decomporrà poi con la morte o distruzione dei singoli enti <ref>Aristotele, ''Fisica'', I, 3, 187 a 5-6</ref>.
 
Nell’[[idealismo]] post[[kant]]iano, e particolarmente con [[Hegel]] l'essere e il non essere, come tesi e antitesi, si rivolvono nella sintesi del divenire alla base di ogni sviluppo dialettico dl pensiero e della realtà.