Carnevale Ambrosiano: differenze tra le versioni

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Nel [[rito ambrosiano]] osservato nella maggior parte delle chiese dell'[[arcidiocesi di Milano]] e in alcune delle diocesi vicine, il [[Quaresima|periodo quaresimale]] inizia con la prima domenica di Quaresima. L'ultimo giorno di Carnevale è il sabato, quattro giorni dopo rispetto al [[martedì grasso]] in cui termina il [[Carnevale]] celebrato dove si osserva il [[rito romano]].
La tradizione detta che all'origine di questa usanza ci sia una richiesta specifica di [[Sant'Ambrogio]] che in pellegrinaggio lontano da Milano abbia fatto richiesta alla popolazione di attendere il proprio rientro per poter dare inizio alle celebrazioni della [[Quaresima]].
Verosimilmente potrebbe essere dettata dal prolungarsi di guerre o carestie o pestilenze o dalla transizione dal [[calendario giuliano]] al [[calendario gregoriano]] avvenuta solo nel [[1582]]. La verità risiede nel computo dei giorni, dovuti alla differenziazione fra i termini [[penitenza]] e [[digiuno]] in senso stretto, questo era il [[Rito_ambrosianoRito ambrosiano#Tempo_di_QuaresimaTempo di Quaresima|computo originale]] della primitiva Quaresima in tutti i riti.
 
== Cenni ==
 
Le pratiche di travestimento sono note nell'[[Antico Egitto]] in onore della dea [[Iside]] e in [[Grecia]] per [[Dioniso]], mentre a Roma qualcosa di simile al carnevale, seppur decisamente più prosaico e dissoluto, si ravvisa nei [[Saturnali]] che hanno proprio come filo conduttore il "''ribaltamento dell'ordine costituito''". Nell'alto [[medioevoAlto Medioevo]], le prime testimonianze scritte risalgono al [[XIII secolo]], la tradizione è anteriore e il "''[[Carnevale|Carnevale moderno]]''" si diffonde a partire dall'[[Italia]] in tutto il mondo cristiano, legando il periodo di festa in funzione della [[Pasqua]]. A Milano, la scansione liturgica delle funzioni religiose strettamente connessa al "''[[rito ambrosiano]]''" si riflette anche sul [[Carnevale#Carnevale_ambrosianoCarnevale ambrosiano|Carnevale]].
 
== Contesto storico imperiale ==
 
Nel [[306]] l'imperatore [[Costantino I]], autore con [[Licinio]] dell'[[Editto di Milano]], e la madre [[Flavia Giulia Elena]] nota come "''Sant'Elena Imperatrice''" contribuiscono alla diffusione del [[Cristianesimo]] in occidente.
La "''[[Mediolanum]]''" [[Mediolanum#Epoca_tardo_imperialeEpoca tardo imperiale|capitale imperiale]] dell'[[Impero romano d'Occidente]] è governata da [[Massimiano (imperatore)|Massimiano]] e in seguito da [[Teodosio I]] prima del trasferimento della capitale a [[Storia_di_RavennaStoria di Ravenna#Et.C3.A0_anticaA0 antica|Ravenna]].
 
Nel [[380]] [[Teodosio I]] è il sostenitore e il promulgatore, assieme agli altri due Cesari Augusti [[Graziano]] e [[Valentiniano II]], dell'[[editto di Tessalonica]], con il quale il [[credo niceno]] diviene la religione unica e obbligatoria dell'Impero.<ref>''Codex Theodosianus'', 16, 1.2</ref>.
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Tra il [[391]] e il [[392]] sono emanati i [[decreti teodosiani]] che attuano in pieno l'editto di Tessalonica: è interdetto l'accesso ai templi pagani, è ribadita la proibizione di qualsiasi forma di culto, è vietata l'adorazione delle statue e altri idoli pagani<ref>''Codex Theodosianus'', 16.10.10</ref>; sono inasprite le pene amministrative per i cristiani che si riconvertono al paganesimo.<ref>''Codex Theodosianus'', 16.7.4</ref>
 
Nel decreto emanato nel [[392]] da [[Costantinopoli]] è perseguita l'immolazione di vittime nei sacrifici, è condannata la consultazione delle viscere, equiparata al delitto di "''[[Lex Iulia maiestatis]]''", [[lesa maestà]] punibile con la condanna a morte<ref>''Codex Theodosianus'', 16.10.12.1</ref>. I templi pagani sono oggetto di sistematica distruzione, mira della confisca dei beni, i capi che li dirigono sottoposti ad arresto e la persecuzione degli adepti.<ref>[[Teodoreto di Cirro]], ''Historia Ecclesiastica'', 5, 21. Di tali distruzioni si lamentò il retore greco [[Libanio]] nella sua orazione all'imperatore Teodosio ("''Pro templis''" ([http://www.tertullian.net/fathers/libanius_pro_templis_02_trans.htm en]).</ref>.
 
Nel [[393]], interpretando i [[Giochi olimpici]] come una festa pagana, influenzato dal vescovo [[Sant'Ambrogio|Ambrogio]], ne decreta la chiusura. A determinare tale decisione contribuiscono la strage di Tessalonica e soprattutto l'ormai intollerabile livello di corruzione regnante tra gli atleti e gli organizzatori che falsa le competizioni. La disposizione pone fine a una tradizione millenaria<ref>Cfr. tra gli altri: Werner Petermandl, Ingomar Weiler. ''Nikephoros''. Georg Olms Verlag, 1998, pag. 182-3.</ref>.
 
Nella transizione da [[religione romana]] al [[cristianesimo]] si assiste a un ribaltamento dei ruoli. Da cristiani perseguitati a cristiani persecutori nella figura propria dell'Imperatore che, animato da ragioni politiche, sociali, tattico - psicologiche, strategiche rasenta l'ortodossia radicale tendente al fanatismo, sfociata in frequenti, feroci e sanguinose persecuzioni che causano spesso animati e prolungati dissidi fra [[Teodosio_ITeodosio I#Ambrogio_e_TeodosioAmbrogio e Teodosio|Ambrogio e Teodosio]]. La [[religione romana]] cessa dunque d'essere praticata alla fine del [[IV secolo]] con gli editti promulgati dall'imperatore romano di fede cristiana [[Teodosio I]] che proibiscono tutti i culti non cristiani.
 
In un siffatto contesto con [[Milano]] al centro dell'Impero, tra le poche valvole di sfogo superstiti, i "''[[Saturnali]]''", i "''[[Bacchanalia]]''", i "''[[Fornacalia]]''", i "''[[Parentalia]]''", i "''[[Lupercalia]]''", le "''Idi di Marte''" identificate comunemente con le "''[[Idi di marzo]]''" e tutto l'insieme delle [[festività romane]] compreso tra il mese di dicembre e marzo, epurate dai [[orgiastici|riti orgiastici]], [[rito propiziatorio|riti propiziatori]], sacrifici animali e promiscue pratiche sessuali, si trasformano in [[Carnevale|riti carnevaleschi]] senza il culto di [[idoli]] pagani.
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Per quanto non supportate da fonti scritte autorevoli o riconosciute, tutte le varianti osservano il computo del preesistente [[rito liturgico]] consolidato nel [[rito ambrosiano]].
 
=== Medioevo ===
 
Nel [[Medioevo]] il Carnevale Ambrosiano è piuttosto grossolano mutuato da feste licenziose come:
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=== Barocco ===
Nel Seicento barocco segnato dalla [[Ducato_di_MilanoDucato di Milano#Il_periodo_spagnolo_Il periodo spagnolo .281535-1706.29|dominazione spagnola]] il Carnevale Ambrosiano arriva al suo massimo splendore ed eleganza.
Compaiono le maschere regionali della commedia dell'Arte.
 
=== La Commedia dell'Arte ===
 
La Commedia dell'Arte si diffonde nel [[XVI secolo]] con le opere di [[Ruzante]], pseudomino di [[Angelo Beolco]]. La [[commedia classica]] diventa divertente con i nuovi personaggi: [[Meneghino]] e [[Cecca]], [[Brighella]], [[Rosaura]].
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==== Il Carnevale e i Borromeo ====
 
* [[1571]] gennaio. Inizia la battaglia di [[Carlo Borromeo]] contro i festeggiamenti del '''Carnevalone'''. Folte rappresentanze di cittadini sempre pronte a difendere i godimenti, si appellano direttamente al [[Gregorio XIII|Papa Gregorio XIII]] quando il severo arcivescovo ripropone le sue pretese restrittive e inasprisce le sanzioni. Il prelato riesce solo a convincere i fedeli a rinunciare a un giorno del loro Carnevale, in modo tale da farlo finire alla mezzanotte del sabato anziché della domenica.<ref>[http://www.storiadimilano.it/cron/dal1551al1575.htm] Cronologia storia di Milano anno 1571</ref>
 
* [[1576]] [[Carlo Borromeo]] durante l'epidemia nota come [[peste di San Carlo]], nel vano tentativo di proibire i sollazzi coll'intento di contenere eventuali contagi, limita lo spazio dei festeggiamenti al solo perimetro di [[piazza del Duomo (Milano)|Piazza Duomo]]. La quarantena ha inizio il 29 ottobre, con successive proroghe si protrae fino alla fine di gennaio. Molti provvedimenti restrittivi permangono fino a Pasqua. L'evento della Quarantena generale che costringe i milanesi a restare chiusi in casa è commemorato da [[Carlo Borromeo|San Carlo]]. Durante i festeggiamenti del carnevale la corte vescovile si ritira presso la [[Chiesa di Santa Maria presso San Celso|Basilica di Santa Maria presso San Celso]] per la celebrazione del triduo di penitenza, rito praticato fino al [[1951]].<ref>[http://www.storiadimilano.it/cron/dal1576al1600.htm] Cronologia storia di Milano anno 1576</ref>
 
* [[1582]] 27 gennaio. [[Carlo Borromeo]] con decreti proibisce le mascherate. Negli anni precedenti sono proibiti i tornei e le vendite nei giorni festivi.<ref>[http://www.storiadimilano.it/cron/dal1576al1600.htm] Cronologia storia di Milano anno 1582</ref>
 
* [[1629]] 22 ottobre. Primo caso di peste a Milano presso [[San Babila]] documentato nel nuovo secolo. [[Federico Borromeo]] durante l'epidemia nota come [[peste del 1630]], rischia una protesta popolare nel tentativo di abolire i festeggiamenti dopo il [[martedì grasso]]. Il carnevale continua a essere vissuto come una liberazione, la momentanea assenza di regole non permette limitazioni agli eccessi: travestimenti, aggressioni e ruberie sono all'ordine del giorno, i banchetti e convegni orgiastici una regola. La maschera, garanzia per l'anonimato e l'impunità, costituisce l'incentivo per perpetrare nuovi misfatti.<ref>[http://www.storiadimilano.it/cron/dal1626al1650.htm] Cronologia storia di Milano anno 1629</ref>
 
* [[1658]] 22 luglio. Nel momento di più grave pericolo per la città si fa voto "''per sei anni in avvenire di non farsi maschere, festini e giuochi''", mediante ordinanze governative si giunge alla richiesta dell'abolizione dei festeggiamenti, quando i delitti commessi a Milano da bande armate e mascherate superano ogni ragionevole previsione.<ref>[http://www.storiadimilano.it/cron/dal1651al1675.htm] Cronologia storia di Milano anno 1658</ref>