Liberalismo moderno negli Stati Uniti d'America: differenze tra le versioni

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Il '''liberalismo americano''' - i cui sostenitori sono detti ''liberal'' - è una forma di [[liberalismo sociale]] sviluppatasi negli [[Stati Uniti d'America]] a partire dall'azione del presidente [[Franklin Delano Roosevelt]]. Si tratta di un'ideologia [[progressismo|progressista]] che nella seconda metà del [[XX secolo]] ha trovato rappresentanza all'interno del [[Partito Democratico (Stati Uniti)|Partito Democratico]]. Diversamente dai liberali europei (centristi), i ''liberal'' americani rappresentano una corrente politica vicina ai valori della [[socialdemocrazia]] (centro-sinistra).<ref>Arnaldo Testi, ''Il secolo degli Stati Uniti'', Il Mulino, Bologna 2008, p. 145</ref>
Il termine "liberalismo" si diffuse negli USA inizialmente per non utilizzare il termine, considerato filosovietico, di "[[socialismo]]" (tuttora riferito ideologicamente al [[socialismo reale]] e al [[comunismo]] dei ''[[Sinistra radicale|radical]]''), difatti la sinistra americana utilizza ancora oggi le parole "liberal" e "[[progressismo|progressisti]]", e non "socialdemocratici".
"Liberal" indica appunto un liberalismo progressista, molto attento alle questioni sociali, ma nel contempo geloso custode del rispetto dei diritti individuali.<ref>''[[Liberal (quotidiano)]]'', 1º novembre 2008.</ref>.
 
Tra i capisaldi del liberalismo americano vi sono la difesa dello [[stato sociale]], l'estensione dell'[[assistenza sanitaria]], l'[[istruzione]], un'[[economia mista]] improntata alle [[economia keynesiana|teorie economiche keynesiane]], la difesa dei [[diritti civili]], le tematiche del lavoro, i diritti individuali, la [[laicità]] dello Stato e in particolare la possibilità per le donne di [[aborto|abortire]]. Alcuni ''liberal'' sono contrari alla [[pena di morte]] (ad es. [[Mario Cuomo]] e [[Michael Dukakis]]) e anche all'[[ergastolo]].
 
==Liberal nei democratici==
In senso lato la maggioranza dei politici attivi nel Partito Democratico possono essere considerati ''liberal'', tuttavia è bene considerare come questo termine venga associato più che altro alla sinistra del partito. In particolare tre degli ultimi presidenti democratici sono catalogabili come centristi-moderati, anche se ebbero delle fasi "liberal" nella loro vita politica: [[Lyndon B. Johnson]] fu liberal solo in gioventù, sotto la Presidenza [[Franklin Delano Roosevelt|Roosevelt]], anche se conservò sempre alcune idee nell'impostazione sociale, [[Jimmy Carter]] è considerato liberal solo dopo la sua presidenza, ma abbastanza moderato in precedenza, mentre [[Bill Clinton]] è un riformista moderato da sempre. Esponenti di spicco dell'ala ''liberal'' del partito, spesso considerati tutt'uno con i progressisti, sono stati negli anni il presidente [[John Fitzgerald Kennedy|John F. Kennedy]] (il quale era però, per molti versi, un moderato, ad esempio sulle questioni di politica estera e su temi etici), [[Robert Kennedy]], [[Hubert Humphrey]], [[Ted Kennedy]], [[Eugene McCarthy]], [[George McGovern]], [[Mike Mansfield]], [[Frank Church]], [[Walter Mondale]], il citato [[Michael Dukakis]] e, più recentemente, [[Al Gore]], [[John Kerry]], [[Hillary Clinton]] e il presidente [[Barack Obama]] (questi ultimi quattro però hanno accuratamente evitato di definirsi ''liberal'' in campagna elettorale). Di provata fede ''liberal'' sono poi gli esponenti della sinistra democratica: [[Nancy Pelosi]], [[Pete Stark]], [[Dennis Kucinich]], [[Barbara Lee]] e tutti i membri del ''[[Congressional Progressive Caucus]]'', l'organizzazione che raccoglie la [[sinistra (politica)|sinistra]] [[Congresso degli Stati Uniti|congressuale]] statunitense.