De vulgari eloquentia: differenze tra le versioni

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Il tema centrale dell'opera è l'[[eloquenza]] della lingua volgare<ref>Bellomo 2008, p.91.</ref>: nel trattare la materia in maniera esaustiva ed enciclopedica, Dante mette al centro la ricerca di un volgare ''illustre'', ovvero quel volgare che possa assumere i caratteri di lingua letteraria all'interno del variegato panorama linguistico italiano.
 
Grande importanza riveste anche come trattato di stilistica e di [[metrica]]: infatti Dante, dopo aver inquadrato gli stili tragico (nell'accezione di più elevato) e comico (il più umile), codifica e teorizza la [[Canzone (metrica)|canzone]] di [[endecasillabi]] come forma metrica d'eccellenza, adatta allo stile tragico.
 
Secondo il progetto originale, il trattato sarebbe stato diviso in 4 libri, ma in realtà il lavoro di Dante si è interrotto al capitolo XIV del secondo. L'inizio del primo libro tratta dell'origine delle lingue e delle loro tipologie storico-geografiche. Nelle pagine seguenti Dante affronta il problema della lingua letteraria unitaria, aprendo la cosiddetta "questione della lingua". I paragrafi relativi offrono preziose indicazioni sulla realtà linguistica del primo [[XIV secolo|Trecento]]. Dante vi classifica i [[dialetto|dialetti]] italiani (volgari municipali) e cerca di individuare quello che ha le caratteristiche per imporsi come lingua letteraria. Nella sua rassegna egli adotta come tratti divisori il fiume [[Po]] e la catena degli [[Appennini]], ottenendo una ideale croce che quadripartisce le lingue locali.