Metrodoro di Chio: differenze tra le versioni

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{{Nota disambigua|altri significati|[[Metrodoro]]}}
{{Bio
|Nome = Metrodoro di Chio
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}}
 
Scarsissime sono le notizie su di lui. Ne fa menzione [[Diogene Laerzio]]<ref>Diogene Laerzio, IX, 58 </ref>. È attivo intorno al [[400 a.C.]]: fu allievo di [[Democrito]] e ne seguì le teorie [[atomismo|atomistiche]].
La tradizione lo identifica come l'autore delle ''Storie ioniche'', delle ''Storie troiane'' e dell'opera, ''La Natura'', della quale restano solo due frammenti.
 
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Interessato alla [[meteorologia]] e all'[[astronomia]], Metrodoro ne ''La Natura'' avrebbe ampliato le tesi di Democrito concependo l'universo eterno ed infinito abitato da infiniti mondi.
 
Quanto scrive Metrodoro nella introduzione alla sua opera:</br> />
«Io affermo che noi non sappiamo se sappiamo o ignoriamo qualche cosa; e che non sappiamo neppure se sappiamo o non sappiamo questa cosa stessa né assolutamente se esista qualche cosa o no.» <ref>In Cicerone, ''Accademica priora, II, 23</ref> lo ha fatto ritenere dalla tradizione appartenente alla corrente dello [[scetticismo filosofico|scetticismo]].
 
Gli odierni studi di storia della filosofia invece hanno interpretato il frammento come l'affermazione di una conoscenza basata esclusivamente sulla [[ragione]] che respinge la semplice ricezione della realtà attraverso le ingannevoli sensazioni e che rifiuta una conoscenza come corrispondenza del pensiero alla realtà.
 
Questa interpretazione moderna viene sostenuta anche dal secondo frammento dell'opera di Metrodoro dove si dice:</br />
«Tutto è quel che si pensa» </br />
o secondo una diversa traduzione:</br />
«Esiste tutto ciò che si può pensare» <ref>Eusebio, ''Preparazione evangelica'', XIV, 19, 8</ref>