Vitige: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
AlessioBot (discussione | contributi)
m →‎Bibliografia: Bot: +controllo di autorità
Galzu (discussione | contributi)
Integrazione della voce
Riga 32:
Vitige non era di famiglia nobile. Generale dell'esercito ostrogoto, domò con energia una rivolta scoppiata nella città di [[Locri]] a causa delle angherie di alcuni funzionari reali. Fu acclamato re nel [[534]] al posto di [[Teodato]], eliminato da una rivolta, e ne prese il posto a [[Ravenna]]. Sposò [[Matasunta]], l'unica figlia della regina [[Amalasunta]]<ref name=vittre>[http://www.treccani.it/enciclopedia/vitige-re-degli-ostrogoti/# Enciclopedia Treccani - Vitige Re Degli Ostrogoti]</ref> ([[536]]), creando così un legame con la famiglia di [[Teodorico il Grande|Teodorico]], di cui [[Amalasunta|quest’ultima]] era figlia.
 
=== La [[Guerra gotica]]<ref>Gabriele Pepe, ''Il Medio Evo barbarico d’Italia'', pagg. 85 e segg.</ref><ref> - Paolo Brezzi, ''La civiltà del Medio Evo europeo'', pagg. 86 e segg.</ref> ===
{{Vedi anche|Guerra gotica (535-553)}}
==== L’assedio di Roma del [[537]]-[[538]]<ref>[[Ferdinand Gregorovius]], ''Storia di Roma nel medioevo'', l. 2, c. III/4 e segg.</ref>====
Nel [[535]] l'esercito bizantino dell’imperatore [[Giustiniano I]] aveva conquistato la [[Sicilia]], e sotto il comando di [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]] aveva risalito l'[[Italia]] conquistando [[Napoli]] ed ottenendo la resa degli [[Ostrogoti]] nel [[Sannio]]. Questi ultimi avvenimenti in particolare, oltre all’inettitudine militare e politica, produssero una rivolta contro il re [[Teodato]], che fu ucciso mentre era in fuga verso [[Ravenna]], e sostituito da Vitige il quale, esperto militare, dopo essersi assicurato l’alleanza dei [[Franchi]] con la cessione della [[Provenza]] ed il pagamento di una cospicua quantità d’oro, riorganizzò l'esercito, occupò [[Roma]] cacciandone [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]], ne fu a sua volta cacciato per il tradimento degli stessi Romani (causato oltre all’odio per gli [[Ostrogoti]], anche dal timore dell’attacco dei bizantini), e nel [[537]] assediò di nuovo la [[Roma|città]], facendo tagliare tutti gli antichi [[acquedotto|acquedotti]] cha l’approvvigionavano d’acqua. Nel marzo del [[538]] fu costretto ad interrompere l'assedio per riprendere le operazioni militari nel nord Italia, dove il generale [[Giovanni (magister militum)|Giovanni]] stava rapidamente avvicinandosi a [[Ravenna]] e dove in breve i bizantini presero il controllo.
Nel [[535]] l'esercito bizantino dell’imperatore [[Giustiniano I]] aveva conquistato la [[Sicilia]], e sotto il comando di [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]] aveva risalito l'[[Italia]] conquistando [[Napoli]], [[Cuma]] ed ottenendo la resa degli [[Ostrogoti]] nel [[Sannio]]. Questi ultimi avvenimenti in particolare, oltre all’inettitudine militare e politica, produssero una rivolta contro il re [[Teodato]], che fu ucciso mentre era in fuga verso [[Ravenna]], e sostituito da Vitige il quale, esperto militare, rioccupò [[Roma]] e si affrettò a concludere le ostilità contro i [[Franchi]]. Le truppe così svincolate dagli impegni sul fronte franco vennero velocemente riutilizzate come presidio di Roma, quindi, ottenuto il giuramento di fedeltà da parte dei Romani, tornò a [[Ravenna]] con molti senatori come ostaggi. Il matrimonio a cui costrinse [[Matasunta]], nipote del re [[Teodorico il Grande|Teodorico]], gli tornava utile sia per assicurarsi i favori di quella parte del popolo goto rimasto fedele alla famiglia teodoriciana, sia per tentare un ammorbidimento delle posizioni di [[Costantinopoli]], che di [[Teodorico il Grande|Teodorico]] era stata alleata. Nel frattempo si assicurò l’alleanza dei [[Franchi]] con il pagamento di una cospicua quantità d’oro e la cessione della [[Provenza]], da cui poté quindi svincolare altre truppe. Ma il voltafaccia dei Romani (causato oltre all’odio per gli [[Ostrogoti]], anche dal timore dell’attacco dei bizantini), con il benestare delle autorità cittadine e dello stesso [[papa Silverio]], consentì il [[9 dicembre]] [[536]] l’ingresso in città alle truppe bizantine del generale [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]], con il presidio gotico che, insufficiente a difendere la città, contemporaneamente l’abbandonava.
 
All’inizio di marzo del [[537]] l’esercito goto, forte, secondo lo storico [[Procopio]], di 150.000 uomini (ma il numero sembra decisamente eccessivo) si impegnava nel primo scontro fuori dalle mura di Roma che [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]] aveva appena rafforzato e restaurato. Fallito il tentativo di prendere la città al primo assalto, Vitige la cinse d’assedio, ma l’ampiezza della circonferenza delle mura era tale che le truppe gotiche (che dunque dovevano essere molto inferiori a quanto affermato da [[Procopio]]) non riuscirono a chiudere l’anello, lasciando praticamente libera la parte meridionale della città. Fu durante questo assedio che Vitige ordinò di tagliare tutti gli antichi [[acquedotto|acquedotti]] cha approvvigionavano d’acqua Roma. E [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]], dal canto suo, ne fece murare gli sbocchi affinché non potessero essere utilizzati come passaggi per introdursi in città. Tranne rari casi, gli acquedotti di Roma non furono più ripristinati.
Nel [[539]], grazie anche alle discordie sorte tra [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]] e il collega [[Narsete (generale bizantino)|Narsete]], inviato da [[Costantinopoli]] per affiancarlo, Vitige riuscì a riconquistare l’Italia settentrionale, radendo tra l’altro al suolo [[Milano]] e trucidandone la popolazione.
 
Approfittando del malcontento che cominciava a serpeggiare in città (mal difesa e ormai prossima alla carestia), Vitige tentò di offrire la pace, per evitare altri danni, ma al rifiuto di [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]] sferrò l’attacco decisivo su tutto il fronte dell’assedio, attacco che fu però respinto con gravi perdite da parte dei [[Ostrogoti|Goti]]. L’assedio continuò, ma la situazione era mutata: i Romani ormai si fidavano del genio militare di [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]], che si sentiva del resto più sicuro della vittoria, mentre l’esercito di Vitige aveva decisamente perso l’euforia iniziale. Fu probabilmente a causa di questo stato di cose che il re goto, forse per un impeto d’ira, si macchiò di un’azione difficilmente giustificabile, ordinando di eliminare tutti i senatori che precedentemente aveva portato con sé a [[Ravenna]] come ostaggi.
Ma l’[[540|anno successivo]] [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]], grazie anche all’abbandono dell’alleanza che i [[Franchi]] avevano stretto con Vitige, riuscì a riprendere in mano la situazione e attaccò la capitale degli [[Ostrogoti]]. Vitige si rese conto che ormai la situazione era irrimediabilmente compromessa e tentò infruttuosi accordi con [[Costantinopoli]], ma data la forte opposizione interna si offrì anche di rinunciare al trono in favore di [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]]. Costui finse di tradire il suo [[Giustiniano I|imperatore]] ed accettò la corona d’Italia, ma in realtà tradì la fiducia degli [[Ostrogoti]], occupò [[Ravenna]], prese prigioniero Vitige e lo portò a [[Costantinopoli]] assieme alla moglie [[Matasunta]]<ref name=vittre/> e al tesoro reale di [[Teodorico il Grande|Teodorico]].
 
Ricevuti rinforzi dalla parte lasciata libera dall’accerchiamento, i Bizantini tentarono una sortita che, nei loro piani, doveva risolvere l’assedio, ma Vitige ne venne preventivamente informato e, accolto il nemico in forze, riuscì a ricacciarlo entro le mura. In città la carestia si faceva sempre più grave, per la mancanza di rifornimenti che, avendo i Goti occupato ''Portus'' (il porto di Roma alla foce del [[Tevere]]), non riuscivano più ad arrivare in città, ma anche gli assedianti avevano grosse difficoltà in quanto, oltre alle azioni di disturbo della cavalleria bizantina che, con continue sortite, rendeva difficile l’approvvigionamento, lo stesso taglio degli acquedotti che doveva creare problemi agli assediati stava rendendo paludosa e acquitrinosa tutta la campagna romana in cui erano accampati, a causa dell’acqua che precipitava libera dalle condutture tagliate, con conseguente insorgere di febbri malariche. L’arrivo, poi, di rinforzi per i Bizantini e l’avvicinarsi di altre truppe nemiche e rifornimenti convinsero Vitige a proporre una tregua per poter inviare all’imperatore le proposte di pace. Nel frattempo i Goti furono costretti ad abbandonare sia ''Portus'' che la città di [[Albano Laziale|Albano]] ed altre postazioni strategiche, prontamente occupate, nonostante la tregua, dai Bizantini, mentre [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]] inviava il collega [[Giovanni (magister militum)|Giovanni]] ad occupare e devastare i territori che sarebbero serviti ai Goti per la ritirata.
 
Avuta notizia, peraltro vera solo in minima parte, che le truppe bizantine si erano ribellate a [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]], Vitige si decise a rompere la tregua (comunque già più volte infranta dai Bizantini) e tentò un nuovo assalto alle porte di Roma, da cui venne però respinto. Ma il generale [[Giovanni (magister militum)|Giovanni]] stava rapidamente avvicinandosi a [[Ravenna]], dove Vitige temeva che la regina [[Matasunta]], piena d’astio nei suoi confronti per essere stata costretta al matrimonio, avrebbe potuto consegnare se stessa e la città al nemico, e dunque, considerato anche che da [[Costantinopoli]] non giungevano notizie e che l’assedio di Roma si stava rivelando un disastro, nel marzo del [[538]] fu costretto ad interrompere l'assedio e a risalire verso [[Ravenna]].
 
====Prosecuzione della guerra al nord====
Nel[[Belisario (generale bizantino)|Belisario]] si pose subito all’inseguimento del nemico, ottenendo diversi successi militari, ma nel [[539]], grazie anche alle discordie sorte tra lo stesso [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]] e il collega [[Narsete (generale bizantino)|Narsete]], inviato da [[Costantinopoli]] per affiancarlo, Vitige riuscì a riconquistare l’Italia settentrionale, radendo tra l’altro al suolo [[Milano]] e trucidandone la popolazione.
 
Ma l’L’[[540|anno successivo]] [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]], grazie anche all’abbandono dell’alleanza che i [[Franchi]] avevano stretto con Vitige, riuscì a riprendere in mano la situazione e attaccò la capitale degli [[Ostrogoti]]. Vitige si rese conto che ormai la situazione era irrimediabilmente compromessa e tentò infruttuosi accordi con [[Costantinopoli]], ma data la forte opposizione interna si offrì anche di rinunciare al trono in favore di [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]]. Costui finse di tradire il suo [[Giustiniano I|imperatore]] ed accettò la corona d’Italia, ma in realtà tradì la fiducia degli [[Ostrogoti]], occupò [[Ravenna]], prese prigioniero Vitige e lo portò a [[Costantinopoli]] assieme alla moglie [[Matasunta]]<ref name=vittre/> e al tesoro reale di [[Teodorico il Grande|Teodorico]].
 
Là Vitige morì, nello [[540|stesso anno]], senza eredi. La sua successione era destinata al nipote [[Uraia]], che tuttavia preferì cedere il posto a [[Ildibaldo]]<ref>{{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/uraia/|Uraia su treccani.it|21 giu 2013}}</ref>.
Line 50 ⟶ 60:
* Gabriele Pepe, ''Il Medio Evo barbarico d’Italia'', Einaudi, Torino, 1959
* Paolo Brezzi, ''La civiltà del Medio Evo europeo'', Eurodes, Roma, 1978
* [[Ferdinand Gregorovius]], ''Storia di Roma nel Medioevo'', libro II, capp. III e IV
 
 
{{box successione