Età elisabettiana: differenze tra le versioni

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La politica religiosa della [[Monarca|regina]] Elisabetta I fu mirata al consolidamento dell'[[anglicanesimo]] e alla subordinazione della chiesa al [[monarchia|potere monarchico]]. In questo ambito perciò rimise in vigore il ''[[Book of Common Prayer]]'', testo di [[preghiera]] ufficiale, e fece ritradurre la [[Bibbia]] in modo più consono alla chiesa anglicana.
 
Con l'[[Atto di uniformità del 1559]] annullò il ritorno al cattolicesimo voluto da [[Maria I d'Inghilterra|Maria Tudor]] (colei che si vide attribuire gli appellativi di '''Maria la Cattolica ''' o '''Maria la Sanguinaria''': in inglese '''Bloody Mary''') e consolidò la Chiesa anglicana. Cercò di realizzare un compromesso religioso che mirasse soprattutto a rafforzare l'autorità dello [[Stato]] e contemporaneamente pose un freno alla insubordinazione sociale e politica dei [[Puritanesimo|puritani]]. Nel [[1570]] Elisabetta fu [[scomunica]]ta da [[papa Pio V]].
 
Elisabetta instaurò un sistema definito ''[[episcopalismo]]'', che prevedeva la formazione di [[diocesi]] nel territorio statale, cui facessero capo dei [[vescovo|vescovi]] con funzione di controllo politico-religioso. Tale sistema destò varie reazioni: gli episcopalisti, che sostenevano apertamente il provvedimento, i [[presbiteriani]] che lo tolleravano ed i [[congregazionalismo|congregazionalisti]] che invece vi erano ostili.