Joseph-Marie Vien: differenze tra le versioni
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|GiornoMeseMorte = 27 marzo
|AnnoMorte = 1809
|Attività = pittore▼
|Epoca = 1700
▲|Attività = pittore
|Nazionalità = francese
|PostNazionalità = , maestro di [[Jacques-Louis David]]
|Immagine =
|Didascalia =
}}
L'artista, considerato dai suoi contemporanei come il «padre del neoclassicismo francese», riprende temi di gusto [[rococò]], modernizzandoli superficialmente in senso [[neoclassicismo|neoclassico]], creando quello che può essere definito un «neoclassicismo erotico».
== Biografia ==
Formatosi presso il conterraneo [[Charles-Joseph Natoire]]. Nel [[1743]] vinse il [[Prix de Rome]], partendo l’anno successivo per Roma, dove rimase fino al 1750. In città, oltre a copiare i quadri del [[Arte del Rinascimento|Rinascimento]] e a dedicarsi allo studio dell’antichità, subì l'influenza di [[Jean
Tornato a Parigi venne ammesso all’Accademia nel 1751, presentando
Nella ''Venditrice di amori'', un olio su tela conservato nel Musée National du Château di [[Fontainebleau]], esposta al Salon del [[1763]], si fece interprete della reazione neoclassica al rococò, riprendendo l'iconografia da un [[affresco]] affiorato dagli scavi archeologici nella zona di Gragnano nel [[1759]], conosciuto attraverso
In seguito l’artista si cimentò in tele di proporzioni monumentali di pacata solennità, come nella tela esposta al Salon del 1767, ora nella parigina chiesa di Saint-Roch, con la ''Predicazione di san Dionigi''. Per [[Marie-Jeanne Bécu, contessa Du Barry|Madame du Barry]] dipinse quattro pannelli dedicati al tema dei Progressi dell’Amore nel cuore delle fanciulle, ora divisi tra il Louvre e la Prefettura di Chambéry, in sostituzione di quelli del [[Jean-Honoré Fragonard|Fragonard]].
Dal [[1775]] al [[1781]] fu direttore dell’[[Accademia di Francia a Roma]] e nel [[1776]] venne accolto nell'[[Accademia di San Luca]], in questi anni la sua attività si concentrò nel promuovere lo studio approfondito del linguaggio formale dell'antichità. Dal 1781, eseguì opere ispirate soprattutto a [[Omero]], tra cui ''Briseide consegnata da Patroclo agli inviati di Agamennone'', ora al Musée des Beaux-Arts di [[Arras]]. Del [[1789]] è l'allegoria pro-rivoluzionaria con l'''Amore che fugge la schiavitù'', [[Tolosa]], Musée des Augustins. Dopo il 1793, Vien non espose più al Salon. [[Napoleone]] lo nominò senatore [[1799]] e lo fece conte dell’impero nel [[1808]]. Quando morì, ebbe l'onore del [[funerale di stato]] e della sepoltura al [[Panthéon]].
[[File:Försäljare av kärleksgudar - målning av Joseph Marie Vien.jpg|upright=1.4|thumb|''La venditrice di amorini'', 1763, Fontainebleau, Musée National du Château]]
Suoi allievi furono: [[Etienne-Barthélémy Garnier]], ecc...
== Bibliografia ==
* T. W. Gaehtgens e J. Lugand, ''Joseph-Marie Vien, Peintre du roi (1716-1809)'', Parigi, 1988.
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