Cupa cupa: differenze tra le versioni
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La '''cupa cupa''' (
La membrana, a seconda della zona in cui lo strumento si trova, può essere realizzata in vari materiali, quali [[pelle]] di [[capretto]] o [[capra]].
Il suono viene prodotto strofinando la mano sulla canna, e mettendo così in vibrazione la membrana tesa.
La sua area di diffusione e d'utilizzo va dall'[[Abruzzo]] e dal [[Molise]] fino alla [[Calabria]] pur presentando numerose variazioni locali. Nel [[Salento]] la membrana è di capretto, mentre nella zona [[Campania|campana]] è di pelle più dura, generalmente di capra. Anche in [[Basilicata]] la cupa cupa è uno strumento largamente diffuso. Esiste la variante al maschile, il "cupa cupa". Si tratta chiaramente di una definizione onomatopeica. Il "cupa cupa" produce sempre e comunque lo stesso suono, quello del nome. Da cui la particolare importanza dell'abilità del suonatore, che da quell'unica nota doveva ricavare le varianze dell'accompagnamento. Al punto che, nel corso della "serenata" o dello strambotto, comunque dell'esibizione, si stabiliva una sorta di identità tra lo strumento e il suo suonatore, che gli si rivolgeva chiamandolo "Cupiello". "''Sona Cupiello, scinni patrona, scinni lu salzizzo, u cielo è nuvolo e chiova a stizza a stizza''" : un invito, nelle fredde serate invernali, a "scendere" dalla pertica cui era appesa a stagionare l'ottima salsiccia lucana, invito fatto, dal suonatore, alla "patrona", cioè la padrona della casa cui si "era portata la serenata", la padrona che gestiva le masserizie, secondo un costume matriarcale diffuso in Lucania.
La "cupa cupa" campana differisce da quella pugliese anche per il recipiente, in quanto non è più un vaso dalla larga bocca e a forma di 8, bensì dalla forma allungata e regolare. La "cupa cupa" campana prende il nome di [[putipù]].
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