Tradizione Apostolica: differenze tra le versioni

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La '''''Tradizione Apostolica''''' è un breve scritto cristiano antico in cui si fa riferimento a un compendio di princìpi, regolamenti e istruzioni in materia di ordinamento ecclesiastico, prassi [[Liturgia|liturgica]] e vita comunitaria, che rappresentano la struttura e la forma con cui la [[Chiesa (istituzione)|Chiesa]] antica ha tradotto normativamente la "consegna" (''traditio'') degli [[apostoli]], per il bene e l'edificazione di tutti i credenti. Viene considerato d'incomparabile importanza dagli storici, in quanto è una preziosa fonte di informazioni riguardo alla vita comunitaria e alla liturgia cristiane del III secolo<ref>Cuming, Goffrey J. (1976). ''Hippolitus A Text For Students''. Grove Books. p. 5. ISBN 978-0-905422-02-2.</ref>.
 
Tradizionalmente datato verso il [[215]] ed attribuito a [[Ippolito di Roma]] ([[170]]?-[[235]]?), è ormai considerato dagli studiosi {{citazione|una aggregazione di materiale proveniente da differenti fonti, assai verosimilmente originato in diverse regioni geografiche e probabilmente in differenti periodi storici, forse databile a partire dalla metà del II secolo fino alla metà del IV, senza che nessuna delle testimonianze testuali possa essere collocata con certezza prima dell’ultimo quarto del IV secolo|Paul F. Bradshaw; Maxwell E.Johnson; L. Edward Phillips, ''The Apostolic Tradition: A Commentary'', pag. 14 trad.: Andrea Nicolotti|an aggregation of material from different sources, quite possibly arising from different geographical regions and probably from different historical periods , from perhaps as early as the mid-second century to as late as the mid-fourth, since none of the textual witnesses of it can be dated with any certainty before the last quarter of that century|lingua=EN|lingua2=IT}}
 
Infatti, il testo originale greco è noto solo per scarsi frammenti sicché il ''textus receptus'' è il risultato di una collazione di testimoni parziali tra cui una versione latina, databile tra il 375 e il 400, costituita da un palinsesto del ''Codex veronensis'' LV (53) della Biblioteca capitolare di Verona, che raccoglie una copia dell'VIII secolo del libro terzo delle ''Sententiae'' di [[Isidoro di Siviglia]]. Tuttavia, nel 1999<ref>A. Bausi, cit., 2006, pag. 43, nota 1</ref>, è stata rinvenuta una nuova versione etiopica tratta da un manoscritto del XIV secolo, traduzione dal greco di una raccolta canonico-liturgica egiziana facente capo al [[Patriarcato di Alessandria]], detta [[collezione aksumita]] e risalente alla fine del V secolo. Questo nuovo codice tramanda una versione molto vicina a quella latina ed accredita l'ipotesi di un archetipo greco. Senza sovvertire la tesi dell'aggregazione, il nuovo testimone etiopico tende ad avvalorare l'esistenza di un autentico codice canonico-liturgico.