Eraclea Minoa: differenze tra le versioni
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La città viene riportata nelle ''[[Verrine]]'' di Cicerone tra le ''civitates decumanae'' della [[Sicilia romana]]<ref>Cicerone, ''In Verrem'', II, 3,103.</ref>. Nel [[131 a.C.]] il pretore [[Publio Rupilio]] vi [[Deduzione (storia romana)|dedusse una colonia]]<ref>Cicerone, ''In Verrem'', II, 2,125.</ref>, da cui si suppone che la città si spopolò quasi del tutto durante la [[prima guerra servile]].
Riporta Cicerone che anche Eraclea fu oggetto delle vessazioni di [[Gaio Licinio Verre|Verre]]:
{{Citazione|Qui Verre non solo prese denaro, come negli altri luoghi, ma anche mescolò categorie e numero di cittadini vecchi e nuovi.|Marco Tullio Cicerone, ''In Verrem'', II, 2,125. Traduzione di Laura Fiocchi e Nino Marinone|Ibi non solum iste ut apud ceteros pecuniam accepit, sed etiam genera veterum ac novorum numerumque permiscuit.|lingua=la}}
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Gli scavi archeologici sulle rovine vennero intrapresi in maniera sistematica a partire dal [[1950]].
La città viene considerata tipica per comprendere l'urbanistica delle città ellenistiche e romane. Di grande interesse sono: il [[Teatro di Eraclea Minoa|Teatro]], costruito alla fine del [[V secolo a.C.]], che si apre con la cavea, divisa in nove settori a dieci gradoni, verso il [[Mare Mediterraneo]]; il quartiere delle abitazioni [[greci|ellenistiche]] e [[
Sono in parte visibili anche i resti della [[cinta muraria]] della città costruita tra la fine del [[VI secolo a.C.|VI]] e la fine del [[IV secolo a.C.]], della lunghezza stimata di circa 6 chilometri. A nord-est delle mura si riconoscono ancora otto [[torre|torri]] quadrate.
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