Olindo Guerrini: differenze tra le versioni

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|Nome = Olindo
|Cognome = Guerrini
|PostCognomeVirgola = noto principalmente con lo pseudonimo di '''Lorenzo Stecchetti''' ma anche con altri nomi d'arte come «ArgiaArgìa Sbolenfi», «Marco Balossardi», «Giovanni Dareni», «Pulinera», «Bepi» e «Mercutio»
|Sesso = M
|LuogoNascita = Forlì
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Nel [[1874]] fu uno dei collaboratori del giornale satirico bolognese ''Il Matto''. Nello stesso anno si sposò con [[Maria Nigrisoli]] e fu assunto alla [[Biblioteca Universitaria di Bologna]], della quale divenne in seguito direttore. Nel [[1889]] fu eletto membro del consiglio provinciale scolastico di Bologna. Nel [[1891]] diede le dimissioni e si ritirò dalla vita politica attiva.
 
Nel [[1898]] gli fu intentata una causa per [[diffamazione]] dall'allora [[Diocesi di Faenza-Modigliana|vescovo di Faenza]], mons. [[Giovacchino Cantagalli]] poiché il 25 settembre di quell'anno era apparsa sul periodico locale ''Il Lamone''<ref>Il [[Lamone (fiume)|Lamone]] è il fiume di Faenza.</ref> (a indirizzo radicale) un [[sonetto]] ("Parla il pastore") irriverente verso il vescovo. Il sonetto era firmato «ArgiaArgìa Sbolenfi», uno degli pseudonimi di Guerrini.
 
Dopo una condanna in primo grado il 14 giugno [[1899]], che comportò una multa di 250 lire, Guerrini ricorse in appello e fu assolto<ref>Rivista dell'Ordine dei Giornalisti dell'Emilia-Romagna, dicembre 2008, pag. 26.</ref>
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Pubblicato nel [[1884]] è un saggio che rappresenta la prima rigorosa indagine sulla [[cucina italiana]] del [[Medioevo]].
 
===== ''[[Rime di ArgiaArgìa Sbolenfi]]'' =====
È una raccolta di poesie pubblicata nel [[1897]] con lo preudonimo di "ArgiaArgìa Sbolenfi"; la vena di Guerrini si riduce a licenziosità triviali e dove ricompare la denuncia violenta dell'ipocrisia e del conformismo morale, religioso e sociale<ref>{{cita web|url=http://www.gutenberg.org/etext/17847|editore=gutenberg.org|accesso=26 maggio 2010|titolo=Testo delle Rime di Argia Sbolenfi|lingua=en|data=24 febbraio 2006}}</ref>.
 
===== ''Ciacole de Bepi'' =====
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===== ''Sonetti Romagnoli'' =====
Uscirono postumi nel [[1920]] pubblicati dal figlio Guido. È un'opera nella quale usò il [[dialetto romagnolo]] raggiungendo una notevole efficacia nel descrivere la psicologia dei suoi conterranei. Uno dei sonetti più famosi s'intitola ''La Zabariona''<ref>L'ostessa protagonista del componimento è un personaggio veramente esistito: si chiamava Rosa Betti (Ravenna, 1794-1859).</ref>
 
==Le maschere di Olindo==
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Un altro eteronimo famoso è lo shakesperiano ''Mercutio'', adottato per alcuni componimenti sparsi sul giornale ''Il Matto'' e apparso poi sul frontespizio di ''Postuma''.
 
Con ''Marco Balossardi'', invece, Guerrini firmò assieme a [[Corrado Ricci]] il poema satirico ''[[Giobbe (Guerrini-Ricci)|Giobbe]]'', che derideva [[Mario Rapisardi]]. Il cognome ''Balossardi'' ha la stessa radice del [[dialetto milanese|milanese]] ''balossbalòss'' che vuol dire ''birbante''.<ref>http://books.google.it/books?id=unXLSjhepGUC&pg=PA37&dq=baloss&hl=it&sa=X&ei=1-4KT8GPCYPR4QTgw-GNCA&ved=0CEoQ6AEwBQ#v=onepage&q=baloss&f=false.</ref>
 
Altra maschera famosa fu quella di ''ArgiaArgìa Sbolenfi'', una zitella dai desideri erotici spiccati, con la quale compose numerose poesie poi confluite nelle ''[[Rime di Argia Sbolenfi]]''.
 
''Bepi'', invece, rimanda al veneto [[Giuseppe Sarto]], uscito dal conclave con il nome di papa Pio X: con tale maschera Guerrini fece esprimere in veneto il nuovo papa. Nelle sue intenzioni, «Bepi voleva essere non la caricatura, ma l'interpretazione psicologica di Giuseppe Sarto nella vita segreta di uomo»<ref>L. Federzoni, ''Bologna, carducciana'', Bologna, Cappelli, 1961, p. 162.</ref>