De vulgari eloquentia: differenze tra le versioni

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== Il ''De vulgari eloquentia'' nel dibattito sulla lingua italiana ==
Nell'ambito del dibattito tra italianisti, che proponevano di usare una koiné di dialetti su base toscana, ed i "toscanisti", tra cui [[Alessandro Manzoni|Manzoni]], che invece sostenevano che l'italiano dovesse essere il puro [[dialetto fiorentino]], i primi presero il ''De vulgari eloquentia'' a manifesto, leggendovi una ricerca di una lingua unitaria anche parlata.<br />
Di diverso avviso fu invece il Manzoni, il quale in una lettera scritta nel [[1868]] ([http://www.classicitaliani.it/manzoni/Dante_Vulgari.html]) sostiene che nel ''De vulgari eloquentia'' Dante abbia affrontato la questione del volgare solo per sdoganarelegittimare l'uso del volgare per trattare temi nobili in contesto letterario e per costruire una norma letteraria unitaria, cioè una lingua unitaria unicamente scritta, ma in nessun passaggio egli lo propone come lingua corrente del popolo: ''"Al libro De Vulgari Eloquio è toccata una sorte, non nova nel suo genere, ma sempre curiosa e notabile; quella, cioè, d'esser citato da molti, e non letto quasi da nessuno, quantunque libro di ben piccola mole, e quantunque importante, non solo per l'altissima fama del suo autore, ma perché fu ed è citato come quello che sciolga un'imbarazzata e imbarazzante questione, stabilendo e dimostrando quale sia la lingua italiana."''
 
==Note==