Storia della letteratura italiana: differenze tra le versioni

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Come tutte le [[lingue romanze]], l'italiano discende dal latino, con cui ha legami molto più stretti delle altre lingue romanze proprio in virtù della prolungata permanenza della lingua madre in tutte le fasce sociali italiane. La letteratura italiana scritta si afferma in ritardo rispetto ad altre letterature europee perché la lingua di cultura per eccellenza fu a lungo il solo latino, lingua della Chiesa, dei tribunali e delle corti, ma anche delle scuole e delle università. A questo fattore si aggiunge anche l'uso della [[Lingua occitana antica|lingua d'oc]] e della [[lingua d'oïl]] nelle corti italiane del centro-nord, che produsse, tra i tanti rimaneggiamenti e imitazioni pedestri, anche alcune opere letterarie di un certo pregio, dal ''Tresor'' di [[Brunetto Latini]], al ''[[Il Milione|Milione]]'' che [[Marco Polo]] dettò a [[Rustichello da Pisa]] in francese, ai canti d'amore di [[Sordello da Goito]]. Questo almeno fino al momento in cui il [[Canzoniere siciliano]] si diffuse in Toscana, principalmente ad opera di [[Guittone d'Arezzo]], da cui trasse spunti linguistici e poetici, sotto l'influenza di quel [[preumanesimo]] che avrebbe portato il travaso della letteratura e retorica classica nel toscano e nel bolognese riavvicinando la poesia italiana ai contenuti classici e distanziandola dal mondo cavalleresco franco-normanno che aveva fino allora cercato di copiare.
 
Per trovare, in Italia, testi a carattere propriamente letterario in un volgare solido bisogna risalire intorno alla metà del XII secolo con il [[Salv'a lo vescovo senato|Ritmo laurenziano]] (che si fa risalire al 1150-1157) ritrovato in un [[Codice (filologia)|codice]] della [[Biblioteca Medicea Laurenziana]] di [[Firenze]], che consiste nella [[cantilena]] di un [[giullare]] toscano, o al [[Ritmo di Sant'Alessio]] trovato nelle [[Marche]] nel [[XIII secolo]] <ref>Confronta [http://www.classicitaliani.it/intro/intro038.htm I documenti delle origini con testo]</ref> o al '[[Ritmo cassinese]]'.
 
== Il Duecento ==
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{{vedi anche|Scuola siciliana}}
[[File:Titelblatt Minnesänger 1850.png|thumb|Raccolta di [[Minnesang]] del 1850]]
Fin dal [[1166]] alla corte normanna di [[Guglielmo II di Sicilia]] convenivano da ogni parte i trovatori italiani <ref>Francesco De Sanctis, ''Storia della letteratura italiana'', pagina 6</ref>.
Una prima elaborazione di lingua letteraria da poter mettere in [[verso|versi]] si ebbe al tempo di [[Federico II di Svevia]] in [[Sicilia]] dove l'[[imperatore]], di ritorno dalla [[Germania]] aveva avuto modo di conoscere i [[Minnesang|Minnesänger]] [[Germania|tedeschi]], aveva dato l'avvio, nel [[1220]]-[[1250|50]] circa, alla [[Scuola siciliana]], una vera [[scuola]] poetica in [[aulico siciliano]] che si ispirava ai modelli provenzali e che portò avanti la sua attività letteraria per circa un trentennio concludendosi nel [[1266]] con la morte del figlio di Federico, [[Manfredi di Svevia|Manfredi]], Re d'Italia morto nella [[Battaglia di Benevento (1266)|battaglia di Benevento]]. I poeti di questa scuola "''… scrivevano in un siciliano illustre, in un siciliano cioè nobilitato dal continuo raffronto con le due lingue, in quel momento auliche per eccellenza: il latino e il provenzale''"<ref>C. Salinari, C. Ricci, ''op. cit.'', pag. 125</ref>. Il tema dominante nei poeti siciliani fu quello dell'[[amore]] ispirato ai modelli provenzali: le forme in cui si espresse questa [[poesia]] sono la [[Canzone (metrica)|canzone]], la [[canzonetta]] e il [[sonetto]], felice invenzione di [[Giacomo da Lentini]], caposcuola del movimento.
 
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[[File:Machiavelli Principe Cover Page.jpg|thumb|Frontespizio de “Il Principe”]]
L’opera maggiore di Machiavelli è "[[Il principe]] ", trattato di politica in cui, citando le maggiori opere antiche sulla [[demagogia]] e il governo, dimostra il miglior metodo governativo alle generazioni future. Nell’opera si fanno anche riferimenti politici ad avvenimenti vicini all’epoca dell’autore, come le lotte di [[Ludovico il Moro]] con [[Cesare Borgia]].
L’opera è collegata alla “[[Guerra del Peloponneso (Tucidide)|Guerra del Peloponneso]]” di [[Tucidide]] e alla “[[Repubblica (Cicerone)|Repubblica]]” di [[Cicerone]], nella quale Machiavelli illustra i vari mezzi di governo, come la tirannia, la monarchia, l’oclocrachia, e infine la Repubblica. Successivamente, dopo vari esempi, passa a descrivere la figura ideale del “principe”, ossia di colui che è in grado di tenere in equilibrio tutte le forme di potere, e tutti i suoi sudditi al governo.
Maggiori temi trattati nell’opera sono “la fortuna”, e la “virtù”, caratteristiche inseparabili tra loro, perché ognuna ha bisogno dell’altra al governo: la prima offre le occasioni di potere, la seconda ha il metodo per carpirle e manovrarle nel miglior modo possibile. Infine c’è il terzo elemento: il carisma stesso del principe, che deve fungere da strumento regolatore di esse, non essendo troppo feroce, né troppo mansueto con il popolo.
Con tale opera, nacque il termine “machiavellico”, che delinea una persona completamente legata alla conquista dei propri interessi mediante l’acuto uso della ragione e della mente.
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{{vedi anche|Alessandro Manzoni}}
[[File:Francesco Hayez 040.jpg|thumb|Ritratto di Manzoni ad opera di [[Francesco Hayez]]]]
Manzoni ([[1785]]-[[1873]]) è considerato il “padre del romanzo italiano”, nonché della lingua, assieme a [[Dante Alighieri]]. Egli, vissuto a [[Milano]], risente di vari correnti letterarie: dal [[giansenismo]] al [[romanticismo]] e agli ideali della [[rivoluzione francese]], fino alla conversione al [[cristianesimo]]. Nelle sue opere giovanili è presente anche il pensiero [[illuminismo|illuminista]], essendo nipote di [[Cesare Beccaria]]. La fama di Manzoni è dovuta al patriottismo, e alla creazione ufficiale della [[lingua italiana]], nonché del [[romanzo storico]].
 
==== La questione della lingua e del romanzo storico ====
[[File:Il conte di Carmagnola Hayez.jpg|thumb|left|Una scena de "Il conte di Carmagnola"]]
Quando scrisse "[[I promessi sposi]] ", Manzoni compose tre versioni (una nel [[1823]], con titolo differente, una seconda, corretta in parte nel [[1827]] – “ventisettana”, e l’ultima nel [[1840]]: la “quarantana”). Manzoni lavorò molto sul piano linguistico, più che stilistico. Il problema di Manzoni era infatti l’uso del linguaggio, essendovi vari idiomi italiani raggruppati in quattro settori: il [[Lingua lombarda|lombardo]], il [[dialetto fiorentino|fiorentino]], il [[Lingua napoletana| napoletano]] e il [[Lingua siciliana|siciliano]]. Manzoni, studiano Dante e i maggiori scrittori italiani, decide di adottare la prosa romanza del volgare toscano, più unitario e facilmente comprensibile in tutta la penisola.
Quanto al fatto di trovare un nuovo genere per il romanzo, egli lesse l’ "[[Ivanhoe]] " di [[Walter Scott]], e decide di comporre un’opera ambientata nel passato, ma che fosse d’esempio per la generazione attuale, inserendo episodi non assai dissimili a quelli della situazione storica del suo tempo. Un esempio è la dominazione dell’[[Austria]] nell’Italia ottocentesca, che nel romanzo appare sotto la figura seicentesca di [[Don Rodrigo]], signorotto spagnolo.<br>Fonti principali manzoniane per la documentazione riguardo il periodo storico scelto ([[1628]]-[[1630]]), e la descrizione della [[peste di Milano]], furono le cronache di [[Giuseppe Ripamonti]].
 
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I temi della tragedia, oltre al fatto della storicità, riguardano con un nuovo occhio quelli della [[tragedia]] classica, ossia l’espiazione dei peccati di una famiglia da parte dei figli, del tutto innocenti ed estranei ai mali dei loro genitori. Figura interessante è quella di Ermengarda, eroina romantica che si interroga sul suo destino ed appare tormentata, fino a giungere al passionale atto di suicidio, a causa della pazzia causatale dalla notizia delle nuove nozze di Carlo Magno.
 
==== ''I promessi sposi'' ====
{{vedi anche|I promessi sposi}}
[[File:I promessi sposi - 2nd edition cover.jpg|thumb|Frontespizio de "I promessi sposi"]]
Il romanzo storico è ambientato nel [[1628]], presso il [[lago di Como]]. I contadini [[Renzo Tramaglino]] e [[Lucia Mondella]] sono innamorati, e vorrebbero sposarsi con l'aiuto di [[Don Abbondio]] (che lo nega), ma sono osteggiati dal prepotente nobile [[Don Rodrigo]], che costringe i due a rifugiarsi da [[Padre Cristoforo]]. Costui propone a Renzo di andare nella grande [[Milano]], mentre Lucia andrà in un [[monastero]] a [[Monza]]. Di qui le varie peripezie dei due sposi, sempre assillati da Don Rodrigo, e dal suo compare [[l'Innominato]], fino a giungere alla [[peste]] di Milano. Renzo conosce i tumulti di Milano per il prezzo del [[pane]], e scopre la complicazione politica e i suoi sotterfugi, venendo anche ingannato dall'apparente bonario [[Antonio Ferrer]], mentre Lucia si abbandona alle grazie della [[monaca di Monza]], che la vende a Don Rodrigo. Portata nel castello dell'Innominato, Lucia riesce a fare breccia nel suo cuore, e costui, dopo anni di delitti, coglie l'occasione della visita del Cardinale [[Federico Borromeo]] per pentirsi e fare del bene, aiutando Lucia a sfuggire da Don Rodrigo.
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==== ''Canti pisano-recanatesi'' ====
{{vedi anche|Canti (Leopardi)}}
{{Citazione|Qui mira e qui ti specchia,<br/>secol superbo e sciocco,<br/>Che il calle insino allora<br/>dal risorto pensier segnato innanti<br/>abbandonasti, e, vòlti addietro i passi,<br/>del ritornar ti vanti, e procedere il chiami <ref>Giacomo Leopardi, ''La ginestra o il fiore del deserto'', in ''Tutte le opere'', [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]], [[Milano]], 1937-1949, vol. I, pag. 42</ref>|Leopardi, "La ginestra"}}
L’opera più importante di Leopardi, nel contesto poetico, sono i "Canti", che si uniscono agli "Idilli". Sono una grande raccolta di poesie, che abbracciano le tre fasi del pessimismo leopardiano. La prima fase è composta da inni e odi che trattano temi eroici, come "All’Italia", "Ad un vincitore nel gioco del pallone". La seconda fase è dominata dai canti composti a [[Recanati]], quelli più importanti tra i quali "[[L'infinito]]", [[Il passero solitario]] ", "[[Il sabato del villaggio]]" e "[[A Silvia]]". In questa fase si delinea il pessimismo cosmico: il rapporto morboso e conflittuale del poeta con la Natura matrigna, e delle sventure nel campo amoroso. Leopardi ha elaborato il suo pessimismo cosmico, sull’infelicità totale della vita, e sull’impotenza dell’uomo di cercare illusioni, e di nascondersi dietro il velo del progresso, e delle nuove scoperte. In tali poesie inoltre primeggia il tema del [[materialismo]], e dell’anti-[[romanticismo]].<br>Nella terza fase il poeta, dopo il passaggio dei componimenti del "[[ciclo di Aspasia]] ", passa a "[[La ginestra]]", dove riepiloga, descrivendo l’operato del [[Vesuvio]], tutta la tragedia della vita umana, paragonandola ad una semplice [[Genisteae|ginestra]]. Leopardi consiglia al genere umano di comportarsi come il fiore, che cresce nei luoghi più impervi, ma che sa resistere tenacemente alle distruzioni della natura, per rigenerarsi.
 
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==== ''Mastro-don Gesualdo'' ====
{{vedi anche|Mastro-don Gesualdo}}
Il secondo romanzo della "saga dei Vinti", ripercorre le vicende di un muratore: Mastro Gesualdo Motta, che giunge a [[Catania]] per sposarsi con la nobile Bianca Trao, caduta in disgrazia. Il popolo di Catania vede come un nemico Mastro-don Gesualdo, un uomo che lavora i mattoni, e pretende di essere un ricco signore. Nel frattempo Gesualdo crea una gabbia d'oro attorno a lui, odiando tutti, e temendo che ciascuno possa rubargli i suoi possedimenti. Acquista tutte le terre di Catania, e vive nel lusso, venendo odiato però anche dai suoi familiari. Infatti costringe sua figlia a sposare il Duca de Leyra, sebbene lei ami un modesto artista. Quando giunge la vecchiaia, Don Gesualdo è troppo debole, e si ammala di cancro, morendo nell'indifferenza di tutti.
 
I temi si concentrano in una radicalizzazione e universalizzazione del programma del ciclo dei Vinti. Il protagonista, che sale di condizione sociale (un borghese latifondista), cerca come i Malavoglia di scalare la sua classe, e di diventare un nobile. Tuttavia il popolo catanese gli rinfaccia sempre la sua condizione di misero muratore, mentre la malattia mentale di Gesualdo dell'amore folle per la roba, lo portano all'autodistruzione.
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Il romanzo include molti dei temi veristi, come l'ossessione per qualcosa. Nei romanzi verghiani erano il potere del commercio e della roba, nel romanzo di De Roberto è il "potere" vero e proprio sul popolo.
 
 
=== [[Giosuè Carducci]] e il [[neoclassicismo]] ===
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[[File:Giovanni Pascoli.jpg|thumb|Giovanni Pascoli]]
Il poeta romagnolo è il primo rappresentante del [[decadentismo]] italiano, assieme a [[Gabriele D'Annunzio]]. Avendo vissuto una vita tranquilla e mite, in solitudine, circondato solo dalle sue sorelle, Pascoli potette in maniera notevole riuscire a carpire i movimenti letterari del suo tempo, tra i quali il decadentismo, giungendo anche a dare una connotazione [[impressionismo|impressionistica]] ai suoi componimenti.
 
 
==== ''Myricae'' e l'impressionismo pascoliano ====
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Il romanzo ''[[Il piacere (romanzo)|Il piacere]]'' risulta il primo dei ''Romanzi della Rosa'', pubblicato nel [[1889]] Per D'Annunzio fu l'inizio del successo, giacché l'opera mostra il suo programma di estetismo. D'Annunzio crea la figura del [[dandy]] italiano, così come fece Wilde ne ''[[Il ritratto di Dorian Gray]]'', giovane di buona famiglia atto all'assaporare la bella vita, a ricordare il glorioso passato letterario e all'amore dell'arte. L'esteta dannunziano è sempre un nobile che venera il principio dell' ''arte per arte'': che l'arte è qualcosa di insuperabile e di irraggiungibile, che vale ancora di più della stessa vita umana, e che è assolutamente da celebrare con lo stile ricercato, e le parole auliche e rare. L'esteta dannunziano inoltre deve ricercare una compagna con cui condividere il suo piacere di vivere, e il suo amore per l'arte, che purtroppo andrà a finire nella rottura di tale rapporto, non essendoci per l'esteta dannunziano alcuna donna (se non la ''fèmme fatale''), in grado di misurarsi con lui.
 
Il romanzo è ambientato a [[Roma]]: il nobile abruzzese Andrea Sperelli si lascia con la sua amata Elena Muti, già promessa sposa ad un altro. L'opera compie un' ampio flashback, in cui narra come Sperelli incontra Elena, e di come giunga a lotta con il suo fidanzato. Portato a [[Francavilla al Mare]] per essere curato, Andrea compone un ampio [[sonetto]], simbolo del suo amore per l'estetismo, e si innamora di Maria Bianchi, con cui ha una relazione tormentata, specialmente quando giunge nuovamente a Roma, nel [[Palazzo Zuccari (Roma)|Palazzo Zuccari]]. Il triangolo amoroso tra Andrea, Elena e Maria non può funzionare a lungo, perché Elena si concentra di più sulla relazione con il suo promesso sposo, mentre Andrea, non potendo staccarsene, arriva addirittura a chiamare Maria con il nome di Elena. La relazione di Andrea con entrambe si rompe, quando si accorge che il suo periodo di gloria sta iniziando a svanire: la casa di Elena viene venduta all'asta, a causa dei ritardi di pagamento, e Andrea non può far altro che restare a guardare la plebaglia che si appropria degli oggetti di lusso.
 
Per molti aspetti tale romanzo è stato giudicato come il primo ad avere come protagonista il cosiddetto ''inetto'' (che sarà presente in [[Italo Svevo]]).
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Nelle opere più tarde la sua prosa diventa sempre più scarna legata ad una struttura dialogica che rende più evidente il monologo interiore come è tipico della grande narrativa del [[XX secolo|novecento]].
 
I rapporti tra l'individuo e la società, tra l'[[Es (psicologia)|es]] e il [[Super Io|super-io]] vengono analizzati attraverso il tema del sesso secondo una tematica freudiana e [[Carlo Marx|marxista]] che segue le ideologie della trasgressione sia nella sfera politica, sia in quella privata.
 
=== Elsa Morante ===
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I quartieri romani martoriati dai bombardamenti e le borgate di periferia affollate da nuovi e vecchi poveri ([[San Lorenzo (zona di Roma)|San Lorenzo]], [[Testaccio]], [[Pietralata (quartiere di Roma)|Pietralata]], il [[ghetto ebraico di Roma]]) e le alture dei vicini [[Castelli Romani]] - in cui si muovono le formazioni partigiane di opposizione al [[nazismo|nazi]][[fascismo]] e alcuni dei protagonisti della vicenda che scandisce la narrazione come un naturale ''fil rouge'' - vengono descritti con realismo ma anche con una marcata visionarietà poetica.
 
 
=== Pier Paolo Pasolini ===
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[[File:Pier Paolo Pasolini2.jpg|thumb|Pasolini]]
È considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del [[XX secolo]]. Dotato di un'eccezionale versatilità culturale,<ref group=Nota>''La grande energia che l'opera di Pasolini continua a trasmettere nel mondo è dovuta alla pluralità di campi d'intervento, alle incursioni piratesche in terreni al di fuori delle sue competenze e di mostrare le incoerenze, i punti deboli del sistema, e soprattutto la sua capacità di porre dubbi, seminare interrogativi, abbattere verità accettate convenzionalmente. Pasolini era uno straordinario uomo-orchestra, un [[re Mida]] che dominava i materiali espressivi più eterogenei, trasformandoli al minimo contatto'' ([[Gian Piero Brunetta]], in ''Cent'anni cinema italiano'', Laterza, Bari 1991 - p. 494)</ref> si distinse in numerosi campi, lasciando contributi come [[Romanzo|romanziere]], [[sceneggiatore]], [[drammaturgo]], [[linguistica|linguista]], [[saggista]], [[editorialista]] e [[cineasta]], non solo in [[lingua italiana]], ma anche [[Lingua friulana|friulana]].
 
 
==== ''Ragazzi di vita'' e i borgatari pasoliniani ====