Vincenzo Micocci: differenze tra le versioni

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Dopo la maturità tecnica, per potersi pagare l'Università (dove studia alla facoltà di Lettere) inizia a lavorare presso il negozio di dischi dello zio ("Musica e radio", in via delle Convertite a Roma), occupandosi in particolar modo degli acquisti, e quindi trattando in prima persona con gli agenti delle case discografiche: ed è proprio l'agente della [[RCA Italiana|RCA]] a segnalare Micocci a [[Ennio Melis]], il direttore della casa discografica, per via del quantitativo di dischi venduti (superiori alla media di altri negozi) e soprattutto per il "fiuto" che dimostra, richiedendo moltissime copie di dischi di artisti come [[Harry Belafonte]] e [[Perry Como]] (entrambi distribuiti in Italia dalla RCA), ancora poco conosciuti in Italia ma che successivamente ebbero successo; Micocci viene assunto dalla casa discografica nel 1956.
 
Il primo incarico che gli dà Melis è quello di quantificare le copie di dischi di importazione da stampare, ma di fronte ad una serie di previsioni azzeccatissime (Belafonte in Italia venderà, tra il 1956 e il 1957, circa 500.000 copie) lo nomina direttore artistico, ed insieme pianifica l'attività per gli anni successivi: si decide quindi di dare il via alla costruzione di nuovi studi di registrazione (che avranno sempre sede in via Tiburtina, e che saranno inaugurati alla fine del 1961), si assumono come arrangiatori alcuni giovani musicisti (alcuni appena diplomati al [[Conservatorio Santa Cecilia]] di Roma, come [[Ennio Morricone]], altri con esperienze in altre case discografiche, come [[Luis Enriquez Bacalov]], e si decide di sviluppare l'acquisizione di giovani cantanti italiani, per sviluppare in maniera maggiore il catalogo nazionale: tra i primi che vengono messi sotto contratto da ricordare [[Gianni Meccia]] (per cui viene coniato il termine cantautore<ref>Il primo articolo giornalistico in cui è documentata la parola è, allo stato attuale delle ricerche, ''Chi sono i cantautori?'', non firmato, pubblicato su [[Il Musichiere]] n° 90 del 17 settembre 1960</ref><ref>http://forum.corriere.it/fegiz_files/22-02-2005/morto_morto_ennio_melis_papa_dei_cantautori_italiani-370622.html</ref><ref>http://www.beneventogiornale.com/musicabn/micocci1.htm</ref>), [[Nico Fidenco]] e [[Edoardo Vianello]].
 
Nel portare avanti queste attività, Micocci non trascura la sua passione, il jazz, e riesce ad aprire e gestire una collana apposita che stampa in Italia molte incisioni americane di grandi artisti (come [[Jelly Roll Morton]]), alcune inedite per l'Italia, ma anche dischi di jazzisti italiani come [[Romano Mussolini]] o il romano [[Nunzio Rotondo]].