Insorgenze antifrancesi in Italia: differenze tra le versioni

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Il 10 aprile 1796, le truppe francesi occuparono i territori sotto il dominio [[Austria|austriaco]] (il [[Ducato di Milano]] e quello di [[Ducato di Mantova|Mantova]]); poi i territori del [[Ducato di Modena e Reggio]] e infine quelli facenti parte dello [[Stato della Chiesa]] ([[Legazione di Ferrara (1598-1796)|Ferrara]], [[Legazione di Bologna|Bologna]] e [[Legazione di Romagna|Romagna]]). Cessarono di esistere anche la millenaria [[Repubblica di Venezia]] (12 maggio 1797) e la [[Repubblica di Genova]] (14 giugno 1797). Roma fu occupata il 10 febbraio 1798; il [[potere temporale]] del Papa fu dichiarato decaduto e fu instaurata la Repubblica. Rimasero formalmente indipendenti soltanto il [[Regno di Sardegna]], il [[Principato di Benevento (età napoleonica)|Principato di Benevento]] ed il [[Regno di Sicilia (1734-1816)|Regno di Sicilia]]. Napoleone sconvolse l'assetto politico della penisola: le vecchie monarchie furono per la maggior parte deposte e sostituite dalle cosiddette [[Repubbliche sorelle]], modellate sulle istituzioni della [[Rivoluzione francese|Francia rivoluzionaria]]; alcuni territori furono annessi direttamente alla Francia.
 
Sin dal 1789 in Italia si era sviluppata, non solo per effetto della propaganda francese, una corrente di pensiero che guardava con simpatia alla Rivoluzione, che permise al giacobismo di trovare nella penisola terreno più fertile che in ogni altro paese europeo. Tra il 1791 e il 1793, si verificarono varie rivolte e manifestazioni filo-rivoluzionarie, come ad esempio a [[Dronero]] nel Piemonte, a [[Odogna]] in Abruzzo e a [[Rionero in Vulture|Rionero]] in Basilicata. I principali centri di organizzazione erano le logge massoniche di Torino e Napoli, legate a quella di Marsiglia, che formarono società dedite ad attività sovversiva. Perseguitati dalla polizia, molti giacobini ripararono in Francia riunendosi intorno a [[Filippo Buonarroti]]<ref>{{cita|Furet e Richet 1965|p. 432}}.</ref>. Malgrado ciò, sul movimento giacobino italiano i giudizi dei francesi oscillavano tra lo scetticismo e la diffidenza. Nel luglio 1796 [[Charles-François Delacroix]] chiese aal riguardo un parere agli agenti diplomatici in Italia, ottenendo dal console [[Pascal-Thomas Fourcade|Fourcade]] la risposta: «Gli italiani in generale appartengono alla specie umana solo per la forma che la distingue e per i vizi che la disonorano». Inoltre, il Direttorio guardava con sospetto i nuclei di giacobini italiani legati a [[François-Noël Babeuf|Babeouf]] e ai [[Regime del Terrore|neoterroristi]], e molti credevano come [[Lazare Carnot|Carnot]] che una repubblica italiana unificata avrebbe potuto rappresentare una rivale per la Francia<ref>{{cita|Furet e Richet 1965|p. 417}}.</ref>.
 
Sulla spinta degli eventi e sull'entusiasmo nato dal sopraggiungere dell'[[Armata d'Italia (Francia)|Armata d'Italia]], il giacobinismo italiano aumentò notevolmente le proprie dimensioni e si diffuse in tutta la penisola. I suoi esponenti parteciparono attivamente alla vita politica ed amministrativa delle nuove repubbliche, che furono perciò anche dette "Repubbliche giacobine".